RITORNO A LEHMAN BROTHERS -V.Zucconi – l’inizio della crisi finanziaria –
Ritorno a Lehman Brothers cinque anni dopo. Di quelli che avevo visto uscire quel venerdì di settembre del 2008 e non tornare più il lunedì, si sono perdute le tracce. Qualcuno ha aperto il negozietto, il proprio shop finanziario, cercando di creare fondi e banche private con i clienti che aveva servito negli anni d’oro. Altri si sono rassegnati a lavorare per il governo, a una frazione dei vecchi guadagni, per controllare che oggi non si facciano più quelle acrobazie che loro facevano prima. Altri ancora hanno lasciato i paesi e i sobborghi del Connecticut o del New Jersey, se avevano famiglia, o i condomini di Manhattan, se erano single. E sono svaniti nel Grande Ovunque dell’America.
In questo settembre 2013, per la prima volta da cinque anni, abbiamo cominciato a perdere qualcuno, ingaggiato da banche concorrenti. Non siamo neppure più i cattivi della Terra, quelli che tutti accusavano di avere portato il mondo sulla soglia della bancarotta dopo averci adoperato per nascondere la loro incapacità di amministrare.
Wall Street ha ripreso a salire e quando ci sono profitti da distribuire e non perdite da assegnare, noi torniamo a essere i buoni. Abbiamo ricominciato a vedere mogli, chi ancora ce l’ha, e figli, ad assistere ai saggi di ballo della bambine e alle partite di football dei maschi. Guadagniamo di meno, viviamo di più».
Così si conclude l’articolo – in allegato – di Vittorio Zucconi, pubblicato su La Repubblica l’8 settembre, che racconta la storia di un sopravvissuto alla crisi finanziaria americana, al fallimento della Lehman Brothers. Un racconto più che interessante anche per quanto descrive sul comportamento delle banche americane.
A margine dell’articolo SONO INDICATI i casi principali della grande crisi finanziaria iniziata in Usa con la Lehman Brothers.
15 settembre 2008 – La Lehman Brothers dichiara la bancorotta. La più grande della storia. Il Governo decide di non salvarla. Crollano le borse.
30 settembre 2008 -Il governo irlandese annuncia e dispone per garantire tutti i depositi bancari del Paese.
8 ottobre 2008 – Falliscono le principali tre banche islandesi
13 ottobre 2008 – Il governo inglese blocca i fondi islandesi e nazionalizza gli istituti di credito Royal Bank of Scottland, Hbos e Lloyds Tab
10 novembre 2008 – Le banche americane si salvano grazie a 700 miliardi di dollari dal fondo Tarp creato un mese prima dal Congresso Usa.
2 maggio 2010 – L’Eurogruppo vara il salvataggio della Grecia: stanziati 110 miliardi. Atene vota il piano austerity.
28 novembre 2010 – Bruxelles approva il piano di salvataggio di 85 miliardi di euro in tre anni per l’Irlanda. Si cerca di frenare la crisi nell’Eurozona.
1 ottobre 2011 – Seconda tranche di aiuti alla Grecia viene concessa dall’Eurogruppo: il prestito complessivo sale a 130 miliardi di euro.
23 luglio 2012 – Il piano di aiuti per ricapitalizzare le banche spagnole approvato a Bruxelles per 100 miliardi di euro.
1 maggio 2013 – Il parlamento di Cipro accetta il piano di salvataggio delle banche negoziato con Ue, Bce e Fmi.
Ritorno a Lehman Brothers cinque anni dopo. Di quelli che avevo visto uscire quel venerdì di settembre del 2008 e non tornare più il lunedì, si sono perdute le tracce. Qualcuno ha aperto il negozietto, il proprio shop finanziario, cercando di creare fondi e banche private con i clienti che aveva servito negli anni d’oro. Altri si sono rassegnati a lavorare per il governo, a una frazione dei vecchi guadagni, per controllare che oggi non si facciano più quelle acrobazie che loro facevano prima. Altri ancora hanno lasciato i paesi e i sobborghi del Connecticut o del New Jersey, se avevano famiglia, o i condomini di Manhattan, se erano single. E sono svaniti nel Grande Ovunque dell’America.
In questo settembre 2013, per la prima volta da cinque anni, abbiamo cominciato a perdere qualcuno, ingaggiato da banche concorrenti. Non siamo neppure più i cattivi della Terra, quelli che tutti accusavano di avere portato il mondo sulla soglia della bancarotta dopo averci adoperato per nascondere la loro incapacità di amministrare.
Wall Street ha ripreso a salire e quando ci sono profitti da distribuire e non perdite da assegnare, noi torniamo a essere i buoni. Abbiamo ricominciato a vedere mogli, chi ancora ce l’ha, e figli, ad assistere ai saggi di ballo della bambine e alle partite di football dei maschi. Guadagniamo di meno, viviamo di più».
Così si conclude l’articolo – in allegato – di Vittorio Zucconi, pubblicato su La Repubblica l’8 settembre, che racconta la storia di un sopravvissuto alla crisi finanziaria americana, al fallimento della Lehman Brothers. Un racconto più che interessante anche per quanto descrive sul comportamento delle banche americane.
A margine dell’articolo i casi principali della grande crisi finanziaria iniziata in Usa con la Lehman Brothers.
15 settembre 2008 – La Lehman Brothers dichiara la bancorotta. La più grande della storia. Il Governo decide di non salvarla. Crollano le borse.
30 settembre 2008 -Il governo irlandese annuncia e dispone per garantire tutti i depositi bancari del Paese.
8 ottobre 2008 – Falliscono le principali tre banche islandesi
13 ottobre 2008 – Il governo inglese blocca i fondi islandesi e nazionalizza gli istituti di credito Royal Bank of Scottland, Hbos e Lloyds Tab
10 novembre 2008 – Le banche americane si salvano grazie a 700 miliardi di dollari dal fondo Tarp creato un mese prima dal Congresso Usa.
2 maggio 2010 – L’Eurogruppo vara il salvataggio della Grecia: stanziati 110 miliardi. Atene vota il piano austerity.
28 novembre 2010 – Bruxelles approva il piano di salvataggio di 85 miliardi di euro in tre anni per l’Irlanda. Si cerca di frenare la crisi nell’Eurozona.
1 ottobre 2011 – Seconda tranche di aiuti alla Grecia viene concessa dall’Eurogruppo: il prestito complessivo sale a 130 miliardi di euro.
23 luglio 2012 – Il piano di aiuti per ricapitalizzare le banche spagnole approvato a Bruxelles per 100 miliardi di euro.
1 maggio 2013 – Il parlamento di Cipro accetta il piano di salvataggio delle banche negoziato con Ue, Bce e Fmi.
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