RIDURRE L’ORARIO DI LAVORO? – Proposta di G.Italia e prime risposte –
Abbiamo pubblicato l’articolo di Gianni Italia che contiene la proposta di utilizzare, tra gli strumenti per affrontare la crisi e la falcidia dell’occupazione, anche quella della riduzione generalizzata dell’orario di lavoro. Aggiunge, per legge, suggerimento inusuale per chi proviene dalla cultura sindacale contrattualista della Cisl. Gianni Italia e stato per molti anni segretario generale della Fim-Cisl. Quali i nuovi fatti lo spingono alla proposta? Certamente le tecnologie che divorano l’occupazione ed altro ancora. Abbiamo sollecitato i nostri lettori a prendere parola e sono arrivate le prime 5 e-mail. Il ghiaccio è stato rotto, come si dice, ora continuiamo e poi insieme vedremo che utilizzo farne.
Vi invitiamo a leggerle con attenzione e speriamo di ricevere la vostra opinione.
Come rilancio di redazione possiamo per ora aggiungere una considerazione attingendo da articoli che abbiamo pubblicato nei mesi scorsi. L’esperienza della riduzione dell’orario di lavoro in presenza di crisi per l’occupazione è già sperimentata in Germania. Sembra più efficace dell’utilizzo massificato che si fa della Cig in Italia. Nicola Cacace ha scritto e documentato sulla produttività che può ben crescere con orari più corti e decrescere con orari allungati con straordinari.
Dite la vostra utilizzando il tasto sotto la testata.
Le risposte per ora pervenute
Francesco Ciafaloni – Lunedì 15 ottobre
L'idea di aprire la discussione mi sembra buona. Personalmente risponderei che, al momento, proporre la riduzione dell'orario di lavoro per legge è una follia, politicamente, Ma ha una tenuta logica molto forte. C'è meno produzione; bisogna ridurre il lavoro pro capite per mantenere in attività lavoratori capaci e addestrati, come hanno fatto i tedeschi a suo tempo (Mi ricordo che Adriano era tra quelli che li sostenevano, anche in opposizone alle sedi in cui parlava). Impedisce la soluzione logica il trionfo del precariato, che lavora già ad orario ridotto plurimo – tanti lavori con poche ore mal pagate, impossibilità di qualificarsi – e la follia di alcune grandi aziende che bisogna sconfiggere, soprattutto aggirandole, facendo diversamente dove i lavoratori sono più forti. In questo senso penso bisognerebbe distinguere tra aziende in cui il lavoro è forte, perché i padroni ci guadagnano e non hanno nè interesse nè intenzione di andarsene – non solo i distretti ma anche l'Ilva di Taranto – e situazioni in cui il lavoro è debolissimo – come l'Alcoa, che consuma lo 0,7% di tutta l'energia elettrica consumata in Italia, per qualche centinaio di lavoratori – ed è ostaggio di una o più lobby. Per parlare di mostri sacri, lo è anche alla Fiat, in cui, o contro cui, si sono formati alcuni dei migliori sindacalisti italiani. Ma non potranno farlo mai più. Non si può mettere il sale sulla coda a chi se ne va; a meno di fare da strumento del ricatto nei confronti dello Stato.
Giulio Cometto 15 ottobre
Penso anch'io che sarebbe utile riaprire un dibattito sulla riduzione d'orario di lavoro a cominciare dal sindacato, che in questi anni si è dimenticato di farlo, per rispondere a chi come la Confindustria e Governo
vuole addirittura aumentare l'orario di lavoro per risolvere i problemi di competitività del sistema economico. Una prospettiva sbagliata e miope e assolutamente inconcepibile in un momento di scarsa occupazione e di lavoro. Un saluto a tutti. Giulio Cometto
Luciano Portas martedì 16 ottobre 2012
Proposta di "Bertinottiana" memoria, vecchia, fossile,altamente inquinante, "le famose 35 ore, "lavorare tutti per lavorare meno", fallimento totale nel senso più assoluto della parola, persino la Francia, ideatrice e apologa, per fortuna sua , ha rivisto quella sciagurata posizione.
Bisognerebbe lavorare di più e più a lungo possibile, per avere una maggiore capacità produttiva,
quindi una maggiore esportazione, quindi prezzi più bassi, quindi più posti di lavoro, quindi più gente lavora a tempo pieno, più contributi si pagano,Meno tasse per tutti. E' la scoperta dell'acqua calda, si può fare.
Tommaso Renda martedì 16 ottobre 2012
sono tommaso renda consigliere circoscrizione 9 mi occupo di commercio e lavoro e vorrei dire alcune considerazioni. prendiamo ad esempio il caso fiat od anche delle varie industrie che chiudono per aprire in altre nazioni è certo che lo fanno per il loro tornaconto ma c'è da chiedersi cosa si è fatto per fermare queste chiusure con forte perdita di posti di lavoro? è certo che se gli industriali sanno che a chiusura stabilimento hanno la sicurezza di cambio d'uso destinazione e quindi possono fare altro business dalla chiusura questo è un ulteriore incentivo a chiudere!! perchè non si propone di bloccare i cambi di destinazione d'uso? ovvero le aree industriali dismesse devono rimanere aree industriali e compito dei politici delle amministrazioni dei sindacati e degli industriali dev'essere facilitare nuovo insediamento produttivo con inserimento di forza lavoro!! oppure pensiamo che si possa in eterno continuare a favorire le chiusure per aprire ulteriori centri commerciali?? cordiali saluti e sempre viva il lavoro da tommaso renda
Bonino Gianluigi sabato 20 ottobre 2012
La riduzione dell'orario di lavoro mi pare una cosa sensata, cosi come l'uscita 'dolce' dal mondo lavorativo. Alcuni anni fa era una proposta nata in Germania.
Dividere lo stesso posto di lavoro fra una anziano e un nuovo assunto. Non so se è mai stata operativa, io la ritengo una buona cosa.
Come per la riduzione dell'orario di lavoro, penso vada accompagnata da regole molto strette e facilmente controllabili nella loro applicazione. Non so oggi che la normativa sugli straordinari è sempre più deregolata. Naturalmente poi la retribuzione non dovrebbe peggiorare troppo, se no ci sarebbe, ipotesi, 36 ore lavorative per legge ed altrettante di straordinario magari pagato in nero.
Mi auguro come tutti che le cose migliorino altrimenti andremo incontro ad un'altra guerra per permettere ai sopravissuti (quei pochi che ci saranno) di lavorare per ricostruire. Non riesco a vedere vie di uscita e penso che i grandi capitalisti, le banche e gli speculatori siano miopi oltre che delinquenti perchè è chiaro che un disastro totale toccherà anche loro. E' vero che ci sarà sempre più manodopera alla fame e sfruttabile, ma non per tutti. cordiali saluti, Bonino Gian Luigi
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