Pezzotta: «Alla mia Cisl chiedo di firmare..»

INTERVISTA DI SAVINO PEZZOTTA, rilasciata a Daniela Preziosi, pubblicata su Domani del 1-8-24, «Alla mia Cisl chiedo di firmare. Il No al referendum è diserzione dal conflitto sociale, cancellare l’Autonomia differenziata è un atto di difesa dei lavoratori; se Sbarra pensa sia un bene, lo spieghi. E spieghi che fine faranno i contratti nazionali» . Di seguito il testo completo.

<< L’ex segretario della Cisl Savino Pezzotta, 80 anni compiuti, ha lasciato la politica  attiva non l’impe­gno sociale. Cattoli­co, allievo di Pierre Carniti, dopo il sindacato e stato un convinto co­struttore di “centri” – e stato an­che deputato dell’UDC – oggi, presidente dell’associazione «Prendere parola», composta da sindacalisti critici che vogliono rinnovare il pensiero sindacale. A loro nome parla quando spiega perché ha firmato il referendum contro l’autonomia differenziata. «Ho firmato  appena ho potuto, sono andato alla CgiI di Bergamo, la mia città». Anche se la sua organizzazione, la Cisl ha detto no al quesito. Intanto ieri le firme fra on line e moduli cartacei, sono arrivare a quota 500mila, cioè il numero necessario a chiedere il referendum.

Un segretario della Cisl che fir­ma alla sede della Cgil. Perché?

Un ex segretario della Cisl che fa il suo dovere di cittadino, di inna­morato della Costituzione, di di­fensore dell’unità del Paese. E quindi va dove può.

L’autonomia differenziata rompe davvero l’unita del paese ?

Lo dice la parola “differenziata*. Hanno in mente un paese di tan­te autonomie che si differenzia­no l’una dall’altra. E io vorrei evitare al ministro Calderoli, mio con­terraneo, di fare la seconda porcata. La prima per sua ammissione, è stata la sua legge elettorale.

Lei, uomo del Nord, non crede che l’autonomia favorisca il Nord?

Io sono un uomo dei Nord e an­che un federalista, ma questa leg­ge non ha lo spirito del federali­smo. La legge Calderoli tradisce l’idea stessa dell’autonomia regio­nale, che è federale, e tutti gli stati federali che conosciamo, comin­ciando dagli Stati Uniti d’America, hanno usato il federalismo per fare l’unità.

Il Nord se ne sta accorgendo?

Sembra di sì, se guardiamo al successo della raccolta di firme, il Nord non può fare a meno delle re­gioni del Sud. Non ci sarebbe progresso per nessuno. Quanto a me, da sindacalista non hanno anco­ra spiegato che fine farà la con trattazione nazionale. I contratti nazionali di lavoro sono un elemento di uguaglianza e solidarietà. Ogni regione si farà i suoi contrattini, così indebolendo tutto il sistema della protezione?

Lei è un uomo di “centro”. Da Tajani al presidente Occhiuto in molti si smarcano dal ddl Calderoni. Che suc­cede in quel’area?

Non lo so, ho lasciato la politica da tempo. Per me essere -centrista era impedire l’esondazione della berlusconiana verso il mio mondo. Oggi dopo la crisi del 2008, dopo il Covid non c’è più bi­sogno di un ‘centro moderato”, ma di una capacità politica di tenere insieme le diversità.

Pecche Fdi che ha il culto della “Na­zione*. ha ceduto alla Lega?

Una scelta di convenienza, di potere. Al contrario di quello che si racconta, la destra non è un’alleanza programmatica, ma di potere, si divide le cose a secondo di come conviene. Ma non funzionerà. Gli Italiani si accorgeranno presto dei voltafaccia continui della pre­sidente del Consiglio, che passa dai no al la via del la Seta al sì alla via della seta, o sbagliava prima, o sbaglia adesso

C’é un rigurgito fascista in Fdi?

La  fiamma nel simbolo è un richiamo non tanto al fascismo ma alla Repubblica di Salò. E io sono figlio di un militare che a 29 anni è morto In un campo di concentramento per aver rifiutato di aderire alla RSI. Mio padre era uno de­gli Imi, internati militari italiani. FdI se anche non promuove certe nostalgie, le copre.

Gli attacchi all’informazione invece Giorgio Meloni li promuove.

È nella sua natura che, sotto sotto mantiene elementi di quella pro­venienza. Cercare di contenere la libertà di stampa non è da statista. Il capo del governo deve rappresentare tutti gli italiani. Lei invece continua a rappresentare una parte e così crea una frattura fra cittadini, sbaglia, e soprattut­to non fa l’interesse del nostro paese.

La Cisl non aderisce al referendum. Anche se il segretario Sbarra è uo­mo della Calabria, una delle regioni più insofferenti all’autonomia.

Non capisco perché la Cisl diserti questo impegno. Le poche spiegazioni fornite non convincono. Mi si dice “è inutile’. È Inutile preve­nire un disastro? No, è una diserzione dai problemi che i lavorato­ri possono trovarsi di fronte.

https://www.radiopopolare.it/trasmissione/itaca/ Sabato 17 Agosto, intervista a Savino Pezzotta, inizia al minuto 57

Forse la Cisl non vuole schierarsi con le sinistre?

Io rivendico al sindacato la sua autonomia che non significa neu­tralità. L’autonomia non ti esime dallo schierati per gli interessi che rappresenti. Oggi abrogare questa legge è fare gli interessi dei lavoratori. Se invece Sbarra ritiene che l’autonomia differenziata sia un bene per i lavoratori lo spieghi.

O forse la Cisl non vuole schierarsi contro il governo?

O sottovaluta il pericolo. Sarebbe altrettanto grave.

I vescovi sono preoccupati per il ddl Calderoli. E anche Confindustria.

Le preoccupazioni dei vescovi sono le mie, uguaglianza e solidarietà sono i principi che ispirano anche un sindacato, come diceva Carniti. Gli industriali capiscono che lo Stato oggi deve fare inter­venti diretti in economia. e senza uno Stato forte, con capacità di in­terventi decisivi l’Italia non può reggere né in Europa né in un mon­do che tende alle grandi aggrega­zioni, non alle piccole patrie. Esse­re marginali significa far pagare l’Italia, agli italiani più deboli.

Crede che al referendum andranno o votare in 25 milioni di italiani?

Dobbiamo portarceli. La sfida è imporrante. Gli italiani devono metterci una croce, o devono sapere bene qual è la croce che poi dovranno portarsi sulle spalle.>>. fine dell’intervista di Daniela Preziosi

Sandro Antoniazzi sul sito http://www.demosmilano.it/2024/08/06/la-cisl-e-lautonomia-differenziata/ risponde a iscritti Cisl che lo hanno interpellato sull’autonomia differenziata e sull’intervista rilasciata da Savino Pezzotta. In punta di fioretto, Antoniazzi pone più domande alla Cisl concludendo con questa considerazione “Non fare niente non costituirebbe una posizione di neutralità, sarebbe un lavarsene le mani, atteggiamento che certamente non si addice a un sindacato responsabile”.

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