PAROLE SCAGLIATE COME PIETRE – A.Serafino – sindacato & democrazia – 15/3/10

Parole scagliate come pietre nel dibattito sulla legge 1167-B, sulla clausola compromissoria e sull’articolo 18 dello Statuto. L’avviso comune sottoscritto da trenta associazioni e sindacati nella giornata di giovedì 12 marzo, il giorno precedente lo sciopero generale della Cgil,  contiene impegni importanti per la salvaguardia dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori. Evita gli aggiramenti che sarebbero stati possibili con la nuova legge 1167-B che sono stati denunciati non forza non solo dalla Cgil ma anche, in Parlamento, da giuslavoristi liberal quali Ichino e Treu. La dichiarazione comune (non sottoscritta dalla Cgil) impegna tutti i sottoscrittori alla realizzazione di un accordo interconfederale per regolare la materia ( articolo 33 comma 9 della contestata legge) ed esclude che le norme compromissorie – definite da contratti nazionali e/o interconfederali – possano riguardare il licenziamento, che pertanto continua e continuerà ad essere regolato dall’architrave normativo dell’art.18 dello Statuto. Le parti si impegnano a definire un accordo interconfederale, nel più breve tempo possibile, per “escludere che il ricorso delle parti alle clausole compromissorie poste al momento dell’assunzione possa riguardare le controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro”. Il Ministro del Lavoro e del Welfare Sacconi ha dichiarato che si “atterrà comunque alle decisioni prese dalle parti sociali”.

La procedura con la quale si è pervenuti alla firma di questo importante “avviso comune” è stata ancora una volta tortuosa ed inusuale contribuendo non poco al chiamarsi fuori della Cgil tra l’altro impegnata per il giorno dopo nel difficile suo sciopero generale del 12 marzo. Si è utilizzato un incontro programmato al Ministero del Lavoro per discutere di un avviso comune sull’orario e sulla flessibilità per inserire la proposta della Cisl per un secondo avviso, quello sopra aricordato. Ci vuole poco a capire che l’iniziativa era stata preordinata all’insaputa della Cgil che ha reagito come ha reagito, definendo a caldo l’iniziativa una vera e propria “imboscata”, come tale preordinata..

Se poniamo attenzione alle polemiche di questi giorni sul merito della legge approvata dal Senato il 3 aprile, la 1167-B, ed ora anche per l’avviso comune che esclude che possa essere aggirato l’articolo 18, ci si accorge che le parole sono come pietre, deliberatamente utilizzate dai contendenti meno interessati , in questa fase, alla ricerca di convergenze minime unitarie. A la guerre comme a la guerre!  Pochi sono gli spazi e gli interventi che esaminino i fatti per quello che sono, la lente d’ingrandimento si pone immediatamente per scrutare cosa “..c’è dietro”…quale sia la volontà che ispira questo o quell’altro comportamento e decisione. Prevale da parecchio tempo la “dietrologia” e le parole diventano pietre, macigni.

Raffaele Bonanni per la Cisl annuncia sulle colonne di Conquiste del Lavoro, di venerdì 12 marzo, che si tratta “di un’altra vittoria del nostro modello sindacale…si chiarisce finalmente una questione gonfiata artatamente per ragioni politiche.”

Paolo Pirani per la Uil afferma che “ …sgombrato il campo dai timori sullarticolo 18, le norme sull’arbitarto rappresentano una garanzia per i lavoratori di potere vedere riconosciuti i loro diritti in tempi più rapidi”.

Guglielmo Epifani ripete invece che “Il collegato lavoro ( la legge 1167-B)   è incostituzionale perché viola, tra gli altri, l’articolo 24 della Costituzione che riconosce il diritto di ogni cittadino a ricorrere al giudice per difendere i propri interessi” aggiungendo “Dunque anche l’avviso comune, chiaramente preordinato da Sacconi e dagli altri firmatari, assume un carattere incostituzionale…”.

Non è neppure vero che il principale partito di opposizione ( il Partito Democratico)sia stato ai margini nel dibattito parlamentare e dopo l’approvazione della Legge 117-B che contiene arretramenti ben maggiori del presunto aggiramento ( dopo l’avviso comune) dell’articolo 18. I suoi esponenti di spicco sui temi del lavor (Ichino e Treu) sono stati in primafila nel denunciare le norme a rischio d’incostituzionalità.

Dopo la firma dell’avviso comune Tiziano Treu, vice presidente della Commissione Lavoro al senato, afferma “…L’accordo raggiunto dalle parti sociali in tema di arbitrato è utile perché comincia a ridurre i danni di una normativa sbagliata. Ma occore procedere oltre. Va stabilito che le clausole compromissorie ( art.33 comma 9) possono essere istituiote solo secondo regole collettive e l’uso dell’arbitrato dell’equità va limitato alle materie riguardanti l’applicazione dei contratti collettivi che sono disponibili dalle parti e non ai temi regolati da norme inderogabili”. 

C’è da interrogarsi perché mai su una dichiarazione così chiara per i diritti insisponibili e per il potere di contrattazione del sindacato non si possa costruire una solida unità d’azione tra Cisl, Cgil e Uil oggi propense – per ragioni divese – alla divisione se non anche alla rissa verbale. Perchè nonportare questi messaggi alla base, tra i lavoratori.

Per completare l’informazione alleghiamo due file.

Il primo ricorda le norme che da anni sono in vigore ed obbligano al percorso della conciliazione prima di adire al giudice.

Il secondo, su dati Istat del 2007, fa il punto della vertenzialità extragiudiziale a Torino, ove opera uno dei più efficaci Tribunali del Lavoro.

Buona lettura

Allegato:
Conciliazione o tribunale_Serafino2008.doc
Conciliazione e arbitrato.doc

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