Questa volta non sono solo generiche indicazioni o auspici. Il 2 Settembre il comitato di Basilea ha annunciato nuove regole che potrebbero cambiare in profondità il mestiere e il funzionamento delle banche. Il condizionale è d’obbligo perché si tratta di un primo passo. Non solo, si annunciano nuove regolamentazioni perchè quanto deciso a Basilea non può essere tutto. Se si vuole governare l’instabilità finanziaria le proposte elaborate nella città svizzera sono solo l’inizio e una parte di un più ampio sistema.
Cominciamo dalle misure annunciate che dovranno essere approvate definitivamente dalla riunione dei capi di stato, il G20 che si terrà a Seul in Novembre.
La prima riguarda il minimo di capitali che le banche devono detenere per sviluppare la loro attività ( prestiti e operazioni sui mercati finanziari ). Sino ad oggi devono rispettare un rapporto tra capitale sicuro e quello attivo ( di rischio )dell’ordine del 8%. Se l’investimento è ad esempio di 100 € la banca deve disporre di capitale “reale”di 8€. Questa misura messa in opera nel 1988 , si compone di due parti. Una prima ratio (Tier1 ) del 4% ove il capitale deve essere ,appunto, “reale”; una seconda ratio ( Tier2) per il restante 4% che corrisponde a quanto ogni regolatore nazionale aveva accettato nel 1988 come capitale di aiuto per aiutare le banche al rispetto della nuova regola. Vi è una lista che indica quali sono le voci che possono essere prese in considerazione. Le banche giapponesi ad es. avevano fatto validare le loro plusvalenze. Lo scoppio della bolla finanziaria qualche anno dopo, con la diminuizione del valore delle plusvalenze ha fatto sì che la loro copertura scese al di sotto dell’8%.
Poco a poco il Tier1 si è , a sua volta, frammentato in due parti. La prima con il capitale ricavato dagli investimenti ( azioni e profitti reinvestiti ) e la seconda ove le banche, soprattutto francesi, hanno fatto scivolare titoli ibridi , per metà capitali e per metà prestiti obbligatori. Il Tier 1 era fissato al 2% degli attivi. Il comitato di Basilea ha deciso di innalzare le % rispettivamente al 7 e al 4% con l’aggiunta di una quota di sicurezza supplementare del 2,5%. Basilea ha anche ristretto la lista di ciò che può essere considerato capitale previsto nel Tier2. Aumentare vuol dire assicurare la copertura dei rischi con capitale reale. Certole nuove regole obbligheranno le banche a trovare nuovi investitori. Non dovrebbe costituire un problema ma peserà sulla loro rentabilità. Più devono mettere capitale in riserva, più bassa è la rentabilità.
A Basilea si è anche discussa la possibilità di poter aggiungere del capitale sino al 2,5% quando il credito si imballa a causa della speculazione. In mancanza d’accordo questa possibilità è stata lasciata al livello nazionale. E’ però molto improbabile che questa misura verrà messa in atto dato che diminuirà la competitività delle banche nazionali nei confronti di quelle estere che non dovranno rispettare questo obbligo supplementare. Potrà, per contro, rientrare dalla finestra nel quadro della nuova politica delle banche centrali ispirata alla prudenza ed essere raccomandata dal comitato europeo di controllo del rischio e dal suo equivalente americano.
L’obiettivo di governare le imballature del credito speculativo destinato ad alimentare le bolle finanziarie, immobiliari,le sfide dei fondi speculativi etc…è essenziale per la stabilità finanziaria. Basilea lo riconosce e per questo ha annunciato altri interventi. Staremo a vedere.
Il comitato sostiene egualmente la necessità di instituire una “ratio per”. Tutte le ratio attualmente previste , di cui abbiamo parlato, si riferiscono al capitale detenuto dalla banca e gli attivi ponderati dal livello di rischio ( i prestiti dello Stato ad es. sono considerati a rischio zero, i prestiti alle comunità locali a rischio 20%,…etc…). I controllori vogliono arrivare a stabilire e rendere vincolanti una ratio ove tutti gli attivi contano 100 % indipendentemente dal livello di rischio. Questo permetterebbe di controllare la taglia delle banche per imporre dei limiti a quelle che aumentano troppo.
L’idea è buona ma il comitato propone una ratio del 3% . Il che vuol dire che gli attivi delle banche non dovranno superare 33 volte il loro capitale Tier1. E’ un livello molto elevato. Se la ratio diviene obbligatoria non sarà prima del 2018…Le banche canadesi dove questa misura è stata introdotta da tempo sono sull’ordine del 18.
Tutte queste regole dovranno essere progressivamente introdotte dalle banche nel periodo 2013 – 2018 e diventare completamente operative nel gennaio 2019. la data sembra lontana ma la pressione della concorrenza farà si che le banche che arriveranno prima saranno meglio quotate sui mercati: i corsi in borsa saranno più forti ( il che evita il rischio di essere mangiate dalle altre ) e il tasso di interesse da pagare più basso.
Secondo gli esperti della grande banca svizzera UBS , gli investitori considereranno che una banca sana dovrà essere un po’ al di sopra del minimo e che il 10% sarà un livello comodo.
Tutto questo non rappresenta che una parte delle nuove regole in discussione. Il comitato sta egualmente considerando la messa in opera di altre ratio. Ogni banca dovrà disporre nella sua riserva di capitale liquido per almeno un mese o in caso il mercato interbancario, quello in cui le banche si prestano denaro a corto termine si restringa,come è stato il caso all’esplodere della crisi greca in Europa o si blocchi completamente come è avvenuto in USA dopo il fallimento della Lehman.
Concretamente questo vuol dire che le banche dovranno possedere più buoni del tesoro emessi dai grandi Stati che sono considerati senza rischio perché rendono poco.
Il comitato ha anche annunciato che i lavori su una migliore regolazione dei fallimenti bancari continua. E’ un dibattito intorno a due progetti importanti. La costituzione di “ resolution plans “ e di “resolution funds”, i piani e i fondi per lo smantellamento di un istituto bancario.
L’ipotesi è di richiedere ad ogni Istituto di fornire ai regolatori una descrizione precisa della loro organizzazione complessa. In caso di necessità i poteri pubblici possono così prendere rapidamente la guida per organizzare l’intervento : un fallimento in tempi brevi o una nazionalizzazione temporanea per liquidare ciò che deve esserlo e salvare quello che può esserlo.
Nella transizione gli azionisti e/o i creditori pagheranno una parte o la totalità della cassa. Il Regno Unito ha già richiesto piani pilota alle banche inglesi , la Legge USA lo prevede e la Commissione Europea vuole avanzare su questo tema. Italia e Francia non si dimostrano entusiaste.
Infine se una banca ha bisogno di essere rinvigorita con denaro pubblico, da dove arriverà il denaro? E’ su questo che dovrebbe interviene “ il fondo di smantellamento” alimentato dalle famose tasse sulle banche per far loro pagare gli errori.
Poco dopo il suo fallimento la Lehman Brothers, si comincia a vedere la nascita di regole mirate ad una maggior stabilità finanziaria. Siamo ancora lontani da questo obiettivo. La partita non è vinta. Ma almeno si gioca.
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