Volontariato:festeggiato a Torino, molto rimane da fare.“Non c’è futuro senza solidarietà” è il titolo delle giornate dedicate al Volontariato, per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia in concomitanza con l’anno europeo del movimento. Non è uno slogan, sostengono i protagonisti, ma una motivazione profonda ed un impegno in cui riconoscersi. L’appuntamento si è tenuto a Torino nei giorni 24, 25 e 26 giugno, promosso dal Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato (CSnet).Numerose iniziative ed incontri hanno riempito le giornate e, tra queste, l’incontro clou in piazza San Carlo il mattino di sabato 25 con Fabrizio Frizzi che ha guidato il tempo dedicato ai racconti di protagonisti del Volontariato torinese, del Piemonte e nazionale.
Ricco il materiale esposto in piazza, descrittivo di cosa fa il Volontariato ed i Volontari in aiuto di chi necessita, attraverso Progetti che spaziano dalla salute alla cultura, dall’assistenza alla prevenzione, dalla difesa del più debole alla protezione civile, dai servizi di emergenza in caso di calamità agli interventi in occasione di grandi eventi. I partecipanti, il popolo del Volontariato, i protagonisti di quest’avventura non sono riusciti ad invadere la piazza. Erano poche migliaia con delegazioni, provenienti da più parti, qualificate e partecipative, con tanto entusiasmo. Numerosi ed attivi alcuni gruppi quali la Protezione Civile, l’Antea e l’Auser, l’Anpas ed altre Associazioni radicate sul territorio di Torino e provincia. Molte le presenze dell’associazionismo di area cattolica.
Ma qual’è il peso e la consistenza del Volontariato in Italia a confronto coi paesi europei?
L’Italia non primeggia e la densità di organizzazioni di Volontariato viene classificata “Bassa” nel contesto europeo. La Comunità Europea, nel 2007, ne registrava 35.200 mentre la presenza in Francia veniva classificata “Alta” con oltre un milione di organizzazioni e la Germania “Media” con 515.000 organizzazioni “no profit” e Fondazioni. Sono dati della Direzione Generale Educativa e Culturale della Comunità Europea che precisa trattasi di dati elaborati provenienti da fonti non omogenee in quanto gli stati membri utilizzano criteri differenti di registrazione.
Il nostro paese quindi sembra non brillare per consistenza di Volontari, pur ricordando che le statistiche italiane considerano le sole associazioni di Volontariato iscritte nei registri o.n.l.u.s. mentre è noto che molte attività di utilità sociale, svolte gratuitamente da singoli e da piccoli gruppi, non vengono registrate. In Piemonte le Associazioni di volontariato iscritte sono 2.657, (anno 2010), delle quali 1.015 in Torino e provincia. Il primo posto in Piemonte con 876 associazioni spetta alla Sezione socio-assistenziale, seguita dalla sanità con 709 e dalla protezione civile con 444.
Siamo in presenza dunque di ampio spazio per lo sviluppo del Volontariato italiano e certamente anche di quello piemontese, ma quali gli ostacoli da superare e le iniziative da intraprendere?
Sono almeno tre i nodi che rappresentano altrettanti freni ad una crescita del Volontariato.
Il primo è dato dai“cattivi esempi”, sempre maggiori e sempre più gravi che caratterizzano la vita politica ed economica delle istituzioni e del sistema paese. Tangenti, frodi, evasione fiscale, compensi di manager e loro liquidazioni rapportate a milioni di euro ed altro ancora, inducono il cittadino medio a non impegnarsi nel “dono” del proprio tempo libero per aiutare il bisognoso, o per un progetto sociale, ed il cattivo esempio induce i giovani a rifuggire dalla politica e dalla vita della comunità spingendoli a pensare a sé stessi. Le quotidiane notizie sul degrado morale in tema di denaro sottratto alla collettività e di male affari scoraggiano e riducono la sensibilità solidaristica.
Il secondo è costituito da un crescente senso individualistico del vivere e del rapportarsi al prossimo. Primeggia l’io al posto del noi. Si è in parte perso quel forte senso solidaristico, presente nei decenni passati, tra operai, tra conoscenti, nelle cascine come nei paesi, nei caseggiati della città. E’ pressoché sparita la vita dei cortili quando al verificarsi di una malattia o di una disgrazia il nucleo famigliare colpito era oggetto di attenzione ed aiuto dai vicini di casa. Oggi molto più di ieri la maggioranza dei cittadini pensa anzitutto e soltanto ai propri problemi, alla propria famiglia, e l’altro è sempre più lontano, spesso uno sconosciuto.
Il terzo è quello delle politiche del Governo italiano. Con la manovra finanziaria anche quest’anno ha scippato parte dei fondi che una buona legge (il 5 per mille dell’IRPEF a favore del Volontariato) prevede a sostegno delle attività sociali. La scelta dei contribuenti è stata sottoposta a tagli ed una parte degli importi risultati dalla sottoscrizione è stata destinata ad altri capitoli di bilancio. Si tratta di una ennesima manovra per trovare risorse che un fisco equo dovrebbe individuare attraverso l’ordinaria leva fiscale, tassando le transazioni finanziarie ed i consistenti patrimoni, combattendo l’evasione. Un taglio quello praticato dal Ministro Tremonti che riduce le disponibilità all’intero universo del Volontariato, rendendo sempre più problematica l’attuazione dei Progetti di intervento.
Sono questi i temi che l’associazionismo dei Volontari discute e sui quali s’interroga. Bisogna allentare i freni, rilanciare il valore della solidarietà promuovendo un processo educativo per giovani e meno giovani, esporsi nell’azione politica per sconfiggere abusi e privilegi della casta e dell’economia affinché “ci sia un futuro grazie alla solidarietà”.
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