Lo Statuto dei Lavoratori, approvato il 14 maggio 1970, è passato alla storia come un’opera straordinaria per l’interesse dei lavoratori e la democrazia del paese. No era questa la percezione di parte della società di allora. Neppure per la sinistra storica ed i nuovi movimenti politici a sinistra del PCI, che non aderirono o si opposero a quell’intervento legislativo. Scrive Guglielmo Ragozzino su il Manifesto del 21 maggio “… La sinistra era contrariata, tanto che Pci e Psiup si astennero nel voto finale. La legge 300 non tutelava i lavoratori delle imprese minori e dava troppi poteri al sindacato. L’idea stessa di una legge «ingessava» le lotte. Nelle fabbriche però solo i «gruppi» come Lotta Continua erano contro la legge. Prosegue con un’affermazione sempre attuale: “In Parlamento l’astensione della sinistra rispondeva poi alla scelta di non dare mai ragione al governo: il compito di ogni opposizione”.
Le motivazioni di quell’astensione furono diverse, tant’è che Pci e Psiup non presentarono emendamenti, accogliendo l’invito del Ministro del lavoro per facilitare l’iter parlamentare. Ci ritorneremo per approfondire un tema che è nuovamente d’attualità con la proposta di riforma ( o controriforma?) del ministro Maurizio Sacconi, il quale molto stranamente non vorrebbe integrare la parte che rigurda la rappresentatività delle Organizzazioni Sindacali e le rappresentanze sindacali, che lo stesso Donat Cattin riteneva, già allora, generica in caso di tendenza non unitaria tra le Confederazioni.
La memoria o le celebrazioni ( a secondo il taglio che si è voluto dare) del quarantennale sono state poche. Anche al Salone del Libro di Torino ( 13-17 maggio) non un solo incontro, non un seminario è stato dedicato a questo evento, a questa memoria. Nessuno ha scritto?
Il sindacato confederale ha ricordato lo Statuto dei Lavoratori con manifestazioni ed iniziative separate. Non abbiamo notizie di iniziative unitarie neppure a livello territoriale.Un preoccupante segno dei tempi. Non è neppure il caso di consolarci vedendo la bottiglia mezza piena affermando che “…tre manifestazioni sottolineano che il sindacato italiano è pluralista ed è il più forte in Europa per numero di iscritti..”.
Lo Statuto dei lavoratori è una legge particolare, predisposta per attuare la Costituzione in luoghi di lavoro dove fino ad allora non aveva avuto accesso o molto scarso. Così sottolineava il ministro Carlo Donat Cattin nel suo discorso conclusivo alla Camera quarant’anni fa “ Questa esperienza ci ha portati, attraverso una fase di discussione e di elaborazione, a concepire la teoria della legislazione di sostegno: cioè non di una legislazione ordinativa del sindacato, la quale desse al potere politico la facoltà di ingerirsi nell’ordinamento del sindacato, ma di una legislazione che attribuisse al sindacato dei lavoratori determinate libertà, determinati poteri, determinate facoltà….”.
Dedicava quella legge all’on. Giacomo Brodolini e a tutti coloro che avevano pagato un prezzo più o meno alto per l’affermazione dei diritti di libertà e di democrazia che il movimento operaio, rimarcando che “ … non ci soffermeremo tanto sulle manchevolezze e sulle deficienze di questo disegno di legge, quanto sulla volontà di compiere questa svolta effettiva, non sul piano delle ricerche di collaborazione e di comprensione, ma piutttosto sul piano di una affermazione dura e precisa dei diritti dei lavoratori che, come cittadini, partecipano alla costruzione di una repubblica fondata sul lavoro e vogliono che sia riconosciuta la possibilità di organizzazione e di manifestazione dei loro interessi, che essi sanno, autonomamente, inquadrare nel contesto degli interessi nazionali e che, attraverso questo strumento legislativo, vengono sostenuti senza alcuna briglia per l’affemazione di queste esigenze e di questi ideali”.
Alleghiamo il testo integrale del’intervento del ministro Carlo Donat Cattin pronunciato a conclusione del dibattito alla Camera dei Deputati nel pomeriggio del 14 maggio 1970. Questo estratto è stato distribuito al recente Convegno del 21 maggio, promosso dalla Fondazione Donat-Cattin, presso la Camera di Commercio di Torino, presieduto da Claudio Donat-Cattin con la partecipazione di Roberto Cota, Maurizio Sacconi, Pietro Ichino, Raffaele Bonanni, Mario Toros, Giuseppe Gherzi. .
Allegato:
Intervento di Donat Cattin maggio 1970.doc
Signor Ministro Sacconi,legga con attenzione il discorso del Suo "Maestro" DONAT-CATTIN – capirà che il suo appoggio alla nuova idea della fiat è fuori luogo. Sig.Ministro Sacconi, lei dovrebbe essere sopra le parti e non a favore della fiat.Tutte le volte che noi abbiamo dato miliardi alla Fiat abbiamo posto delle condizioni? Mi Scusi se mi sono permesso.Luigi