LA SOLIDARIETA’ FONDA LA NOSTRA IDENTITA’ – S.Pezzotta – riflessioni su Polcevera e DiciottI –
Savino Pezzota nell’articolo “La solidarietà è una risorsa che fonda la nostra identità” riassume la discussione avvenuta con persone che lo hanno riconosciuto al bar, in vacanza in Liguria. Un riflessione di grande attualità, dal crollo del ponte Polcevera alle vicende della motovedetta Diciotti e al protagonismo del ministro Salvini. Così si conclude. Molti sono i “perché?” che alleggiano nell’aria e che si leggono sui visi anche se non vengono esplicitati. L’esigenza più profonda che parte dalla pietà per le morti e dalle difficoltà che molte persone dovranno superare, è quella dell’accertamento delle responsabilità verso quanto è accaduto.
Nell’accoglienza, correttamente interpretata, esiste una ricchezza morale e può contribuire a rivitalizzare la nostra identità, a ridare uno slancio a un paese che si è messo sulla strada del declino, con una coraggiosa apertura all’altro. In un paese attraversato da una crisi demografica profonda e radicale che sembra irreversibile dobbiamo iniziare a pensare che siamo noi ad avere bisogno di loro per riempire tanti vuoti nei quali annaspiamo.
Ricordiamoci sempre che le società aperte sono quelle che mostrano una maggiore dinamicità sociale, culturale ed economica. Le chiusure, i respingimenti, i muri, la blindatura dei confini, la chiusura dei porti non fanno altro che manifestare il nostro declino. I migranti ci possono aiutare con la loro presenza a riscoprire il meglio di noi, della nostra storia e a delineare la nostra vocazione.
Naturalmente sappiamo che non è un problema idilliaco e che il loro arrivo provoca pulsioni sociali e personali incontrollate. Mi rendo conto che quando ci si approcciano per accantonare fuori dal supermercato, lungo le strade, davanti agli ospedali o alle chiese ci sentiamo infastiditi. È un sentimento normale che dobbiamo superare concependo alla luce della speranza quello che ,attraverso il dialogo e l’incontro, potremmo costruire.
In allegato il testo dell’articolo pubblicato sul sito di Savino Pezzotta
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