LA RISCOPERTA DEI BENI COMUNI – M.Dellacqua – il libro “La felicità d’Italia” –

La possibile riscossa nella riscoperta dei beni comuni. Scrive Mario Dellacqua commentando il bel libro “Felicità d’Italia” di Piero Bevilacqua. (…) Ma se i bilanci dell’economia e della democrazia sono così clamorosamente fallimentari, come mai “laggente” non si ribella? Il quesito dovrebbe tormentare uno stuolo di studiosi della storia, della sociologia, della politica, della filosofia e dell’antropologia. La sinistra sembra comportarsi come se non si fosse neppure posta la domanda. Perciò, come accusarla di averla rimossa, cercando prevalentemente in cause esterne un alibi per i suoi mancati atti di revisione e di ristrutturazione delle sconfitte subite?  Forse è segretamente convinta che la spiegazione sta in un deficit di  efficacia nella comunicatività dei suoi linguaggi. Non per caso, dedica gran parte delle sue energie a spiegare che dietro alla blandizie dei partiti di governo si nasconde la brutalità dei padroni del vapore. E si somministrano paragoni con gli anni Cinquanta e con l’Ottocento. A forza di ripeterlo, le masse capiranno di star male da bestia, strapperanno la maschera al capitale e sveleranno la finzione del suo volto umano e democratico. Specialmente, abbandoneranno il riformismo, le promesse e i compromessi della sua lunga marcia sul terreno della legalità.

Il clichet non persuade Piero Bevilacqua che sfida la taccia di donchisciottismo e capovolge i luoghi comuni dello stereotipo disfattista ma anche un po’ complice delle gerarchie date. Nella sua “Felicità d’Italia” uscito a febbraio 2017 con Laterza,  Bevilacqua ci sorprende e dimostra che non siamo al fondo del barile come vorrebbe un’onda lunga di autocolpevolizzazione che travolge ogni volontà di rinascita imprenditoriale e proletaria.

L’Italia possiede le energie morali e le risorse materiali indispensabili a risalire la china. Per dimostrarlo, Bevilacqua non ricorre alla categoria gobettiana della “autobiografia della nazione”

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