LA FLAT TAX UNICA – R.Prodi – spartiacque della prossima sfida elettorale – i No a Prodi –
La tassa unica spartiacque della prossima sfida elettorale. Romano Prodi inizia così l’editoriale pubblicato su Il Messaggero. E’ ormai dottrina comune che il fossato fra ricchi e poveri sia aumentato all’interno dei paesi industrializzati e si legge in tutte le indagini empiriche che le operazione di riequilibrio sono quasi impossibili se non sono accompagnate dalla crescita economica. La lunga austerità non ha quindi giovato né all’aumento dell’occupazione, né al bilancio dello Stato né alla giustizia sociale.
Il problema si complica ulteriormente quando leggiamo gli ultimi studi dell’OCSE, dai quali risulta che nemmeno la ripresa economica avvenuta prima negli Stati Uniti e poi in alcuni paesi europei sia in grado di fermare la corsa verso una maggiore disparità. L’attuale evoluzione della tecnologia sta infatti eliminando milioni di professioni di medio livello e ne produce meno di un decimo di livello più elevato, mentre la crescente mobilità del capitale rispetto al lavoro fa si che, contrariamente a quanto si riteneva in passato, il mercato da solo non riesce a riequilibrare ma tende anzi a favorire l’aumento delle disparità. Il congelamento dei salari e l’aumento della disoccupazione provocano infatti una sostanziale diminuzione dei consumi e, di conseguenza, un freno alla crescita.
Se si vuole camminare verso una maggiore equità occorrono cioè politiche attive, dedicate a invertire la tendenza in corso. (…) per proseguire aprire l’allegato.
L’Istituto di ricerca Bruno Leoni di Milano – riferimento d’eccellenza del pensiero liberal – non concorda con quanto detto da Romano Prodi sulla flat tax e ha lanciato la proposta “25xtutti: le ragioni di un numero” (v.allegato). Si legge. Per chi pensa che la politica debba vivere di idee e proposte, crediamo che il dibattito sviluppatosi sul Sole 24 Ore, e poi su altri quotidiani e media, a partire dal nostro "25xtutti" sia stato un evento tristemente eccezionale. Eccezionale perché, per una volta, si è discusso a partire da una proposta strutturata e concreta di riforma del fisco: non di micro-incentivi distribuiti a questo o a quello, o di mero maquillage. Tristemente tale, perché purtroppo occasioni come questa in Italia sono sempre più rare: e sarebbe bene che non lo fossero, specie ora che il nostro Paese si avvicina un appuntamento elettorale che assomiglia molto a un salto nel vuoto. Ci sono state mosse delle critiche, talora legittimamente ideologiche (la progressività per scaglioni non si tocca), talora invece acutamente nel merito. Nicola Rossi ha già risposto diffusamente, sul Sole 24 Ore, sul Corriere della Sera, sul Messaggero, e anche su La Voce.info. Su alcuni punti specifici ci ripromettiamo di tornare nei prossimi mesi.
Vorremmo solo chiarire, in questa occasione, una questione puntuale: l'aliquota. (…) per proseguire aprire gli allegati.
Allegato:
la_flat_tax_spartiacque_della_prossima_sfida_elettorale.doc
25xtutti_le_ragioni_di_un_numero_ibl.doc
replica_a_prodi_rossi_e_mingardi_ibl.doc
piaccia_o_no_la_flat_tax_e_trasparente_rossi.doc
Flat tax o flop tax?diciamo subito che tutte le categorie sociali oggi convergono su un dato. C’è un fisco esoso e ingiusto come titolava il corriere della sera qualche mese fa. Ci sono dei dati che vanno compresi. Se li leggiamo si capisce tutto e se poi li mettiamo in relazione con l’attività di riscossione allora il quadro è completo. L’entrata maggiore è l’irpef. Assicura 172 miliardi di gettito. I lavoratori dipendenti ( 17 milioni) contribuiscono per il 60% (94 miliardi al netto bonus). I pensionati sono 16 milioni ( 8 milioni esenti) ma complessivamente pagano quasi 60 miliardi di imposte. Dulcis in fundo. Gli autonomi. Sono 5.115.540 e di questi solo la metà dichiara redditi fini a 15 mila euro. Insomma a conti fatti sono 9,4 miliardi il gettito pari al 5,5% . I dati sono del centro studi di itinerari previdenziali ( dipartimento MEF). Sappiamo chi paga e quanto paga. Non aggiungo altro. E veniamo alla flat tax. La costituzione ( art.53) è poco addomesticabile ( per fortuna). Il sistema tributario è improntato alla PROGRESSIVITA’. Paga di più chi ha redditi ( e aggiungerei patrimoni) più cospicui. Tutto qui. Se si vuole cambiarlo …sappiamo già come va a finire in questo clima… Quindi non se ne esce. Ma lo stesso Istituto poi ci parla anche di spesa previdenziale. Sappiamo che INPS ci consente di verificare la regionalizzazione del bilancio. Anche qui lettura interessante, visto che poi se si parla di fisco si scivola sulla previdenza che sono le voci e i temi che ci stanno più a cuore. Il disavanzo INPS è di 1209.363 miliardi…al netto di quello pubblico pari a 1491miliardi. Al nord ci sono più pensioni di anzianità e al sud più invalidità. Il disavanzo ripartito per aree geografiche fa si che al sud c’è un debito pro capite di 27 mila euro per abitante, al centro 6,376 e al nord 10 mila euro. Ci piacerebbe che la politica, destata da un sindacato che studia e si applica poco ultimamente, partisse da questi dati per raddrizzare questo Paese che ha forti …disomogeneità e contribuenti…ehm..distratti ai quali ogni tanto andrebbe sommessamente ricordato di pagare, ovviamente senza importunarli, turbarli hai visto mai che se la prendano a male poi? Bruno della Calce