Infermiere di famiglia?
Infermiere di famiglia – Chi è per che cosa fa – Questa nuova figura (IFeC) non si occupa soltanto delle prestazioni di routine. Giovanna Maria Faiella sulle pagine di Corriere Salute – del 14 Maggio 2023 – riassume i punti salienti della ricerca Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) condotta in 14 Regioni. Peccato che i numeri citati (scarsità di infermieri) consentono l’assistenza ad un anziano con pochissime ore alla settimana, a volte un solo passaggio settimanale. Le buone intenzioni rimangono tali….!
IFeC è un infermiere di riferimento sul territorio al quale rivolgersi per ogni bisogno sanitario (espresso o potenziale), in ambulatorio o a domicilio, nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, quindi senza pagare. Proprio come avviene col medico di medicina generale.
L’infermiere di «famiglia e di comunità» (IFeC), figura introdotta nel 2020 per potenziare l’assistenza territoriale, da una legge dello Stato che ha stanziato appositi fondi per l’assunzione di circa 9.600 infermieri, ovvero circa 8 unità ogni 50 mila abitanti, in media un IFeC ogni 6.250 utenti. L’anno scorso, poi, il Decreto di riforma dell’assistenza territoriale ha stabilito che deve esserci almeno un IFeC ogni tremila abitanti. Ma attualmente quanti sono gli infermieri di famiglia e comunità? E che cosa fanno? A fare chiarezza, per la prima volta, è un’indagine dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), realizzata tra aprile e giugno 2021 in collaborazione con i dirigenti infermieristici delle Asl italiane.
Ebbene, a quella data risultavano in servizio appena 1.062 IFeC nelle 14 Regioni che hanno partecipato allo studio. Dice uno degli autori, Lorena Martini, direttore dell’Unità operativa complessa Formazione ECM di Agenas: «I dati raccolti non si discostano da quelli certificati dalla Corte dei conti nel 2021, cioè 1380 IFeC presenti in tutte le Regioni, quindi di gran lunga inferiori ai circa 9.600 previsti dalla legge del 2020, e ancora più lontani dai nuovi parametri fissati nel 2022». Ad oggi si stima che siano circa tremila gli infermieri di famiglia e comunità in servizio nelle strutture del Servizio sanitario, comunque troppo pochi rispetto al fabbisogno.
I luoghi dell’indagine Agenas– Nelle 14 Regioni che hanno partecipato all’indagine di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), l’IFeC Infermiere di Famiglia e di Comunità) si trova fisicamente collocato nell’ambito del distretto sanitario, oppure presso le unità di cure primarie (associazioni di MMG), in qualche caso presso l’ambulatorio del medico di famiglia o presso i servizi di cronicità o i punti di accesso territoriali.
Come funziona il sistema di assistenza e chi lo attiva – Questa nuova figura non si occupa soltanto delle prestazioni di routine. In realtà è un «facilitatore» che orienta le persone verso i servizi di cui hanno bisogno e su come accedervi E dà consigli per migliorare lo stile di vita.
Negli Usa questa figura è nata negli anni ‘60 per rispondere ai bisogni di chi vive in aree rurali e disagiate – In base ai bisogni individuati si relaziona con gli altri professionisti della comunità facendo da raccordo fra di loro . Questo nuovo professionista visita anche a domicilio gli assistititi (comprese le persone anziane sane per intercettare bisogni sanitari (ma non solo )
Un buon modello teorico quello che emerge dalla ricerca ma il dato citato “ In media un infermiere di famiglia e comunità ha in carico 253 utenti, ai quali dedica mediamente 11- 12 ore a settimana”, significa che con QUESTI NUMERI l’assistenza che può ESSERE GARANTITA con un orario di 36 ore settimanali (CCNL Sanità) si ferma a pochissime ore settimane 2-3 (fate il calcolo…) – In allegato il testo dell’interessante articolo che consigliamo di leggere con attenzione.
Vedi articolo correlato sulla situazione disastrata del Servizio Sanitario Nazionale drammaticamente fotografata nell’articolo “La giungla dei gettonisti” di Paolo Russo, su La Stampa. Una situazione che si aggrava sempre e per invertire la tendenza la SANITA’ deve essere assunta come priorità nella strategia rivendicativa confederale di Cgil, Cisl, Uil mettendo in secondo piano – come tempi di realizzazione – altre rivendicazioni seppure importanti.
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