Il nuovo capitalismo del debito, già descritto dall’ultimo Dahrendorf, punto di arrivo di un sistema che non trova più in sé la necessaria capacità propulsiva e che dovendo sostenere una domanda rattrappita dall’ampliarsi delle disuguaglianze sociali, non può che autosostenersi con la “droga” del debito. E’ questo il meccanismo perverso che ha generato la finanziarizzazione dell’economia.
Da qui la “tirannia” della finanza, la grande matrioska, che contiene in sé le altre bambole ( in concreto le varie bolle).
Come uscirne? Le politiche del “sangue e lacrime” praticate a livello di singolo paese, teorizzate ed imposte dal Fmi e dalle grandi banche sovranazionali sono di scarsa efficacia nel governare la dinamica del rapporto debito pubblico/Pil se non si modifica il contesto di riferimento.
Un mercato finanziario, contenuto nei suoi eccessi speculativi da regole comuni e condivise a livello internazionale, una Europa meglio in grado di tutelare la sua moneta all’interno di rafforzata armatura istituzionale in grado di assecondare una crescita armonizzata dell’intera economia comunitaria.
Qualcosa si sta muovendo nelle direzioni indicate, ma i tempi della politica sono lenti e rallentati anche dalla mancanza di “istituzioni” a livello sopranazionale democraticamente legittimate a prendere le decisioni a nome dei singoli popoli.
Allegato – Crisi finanziaria,debito pubblico di G.Alvaro, Nota 35 Isril
Allegato:
Nota ISRIL N. 35-2011 – Crisi finanziaria, debito pubblico .doc
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