Per dire la nostra sul dibattito che ha polarizzato l’attenzione nel paese poniamo l’attenzione su due fatti che avuto poco rilievo mediatico. Proviamo a fare una sorta di controcronaca, ma prima vogliamo stigmatizzare l’aggressione a Silvio Berlusconi come un fatto grave in sé, perché offende la politica e i principi basilari del rispetto della persona; perché apre lo scenario del “dietrismo” di supposti complotti e mandanti morali. Evoca fantasmi o pericoli reali dell’eversione, del terrorismo; consente di immaginare o sollecitare all’emulazione per “eventi” simili o più gravi.
Per tutto ciò l’atto compiuto contro il premier Berlusconi – seppure ad opera di un singolo labile di mente – ha la forza emozionale per deformare le priorità della politica, per fare calare l’attenzione sui problemi della crescente disoccupazione (la peggiore dal 1992), sui bassi salari e le basse pensioni ( ulteriormente ridotte per i prossimi anni con l’aggiornamento dei coefficienti ), sulla carenza dei servizi fondamentali per la qualità della vita ( asili, scuola, pulizia delle città), sulle risorse sottratte agli Enti Locali, sui benestanti che pagano meno del lavoro dipendente.
Per la nostra controcronaca scegliamo due fatti assai diversi avvenuti a distanza di pochi giorni: l’efficienza della scorta di Berlusconi (domenica 11 dicembre); le ferme e dure parole del Papa (16 dicembre).
Sul primo. Il premier diffida delle istituzioni al punto di affidarsi alla scorta privata per la tutela della sua persona. Ebbene, dopo “buchi” già denunciati nei mesi scorsi, abbiamo assistito in diretta al fatto che nessun “marcantonio” della scorta è stato pronto a frapporre le sue braccia tra il lanciatore che prendeva la mira e la faccia del premier. Clamoroso e grave!
Sul secondo. Mercoledì 16 dicembre – già nel pieno della polemica politica che vorrebbe dividere l’opinione pubblica in chi “odia” il premier ( la sinistra e suoi dintorni) e chi lo “ama” (il centro destra e dintorni) – un’autorità morale (Il Papa) rimane ai margini dell’attualità politica pur avendo proferito parole inedite, insolitamente aggressive nel linguaggio di un Papa, per un evento internazionale che riguarda il destino del mondo. Giacomo Galeazzi da notizia, dalla Città del Vaticano, che Benedetto XVI ha lanciato un duro monito alle politiche nazionali ed internazionali per quanto sta accadendo al Summit di Copenaghen. Esorta i politici a trovare l’accordo “per l’umanità” decidendo investimenti “sulle grandi potenzialità dell’energia solare“. Avverte la conferenza Onu che “L’abuso dell’ambiente minaccia l’umanità e il suo futuro, quanto le guerre e il terrorismo…”. L’articolo inizia con un allarmante richiamo “Abusare del pianeta è terrorismo. I mutamenti climatici comportano rischi agghiaccianti”. La Stampa di Torino rilega questa notizia alla pagina 11, taglio basso a fondo pagina.
Sono i giornalisti ed i commentatori TV che influenzano l’opinione dei cittadini esaltando questo o quel fatto? Oppure sono i politici i responsabili del “basso clima” o “pericoloso clima” in quanto gli stessi obbligano i cronisti a fare il loro mestiere riportando le loro dichiarazioni? Non c’è dubbio che il giornalismo parta dalla cronaca, dai fatti. Però la scelta dei titoli, la visibilità dell’articolo, fa già parte del “commento”, a cui concorrono con poteri diversi il direttore ed il cronista..
Il “clima politico” che si respira è determinato da molti soggetti, ma non TUTTI come spesso si ripete debbono fare un passo indietro, abbassare i toni. C’è chi deve fare un passo indietro e chi, magari, uno avanti. Il “clima” non è certo migliorato dopo l’intervento alla Camera del capogruppo del Partito della Libertà, Fabrizio Cicchito che senza alcun dubbio ha indicato chi sarebbero i fomentatori dell’odio che avvelena l’Italia, chi i mandanti morali (il gruppo editoriale Espresso-La Repubblica, il programma di Santoro “Anno Zero”) che hanno spinto il disabile mentale Tartaglia a lanciare la statuina del Duomo contro Berlusconi. Per Marco Travaglio ha coniato l’accusa di essere “..un terrorista mediatico”. Ha sciorinato il meglio del repertorio di Silvio Berlusconi, ancora in cura al San Raffaele. Nel frattempo Don Verzè, fondatore del grande polo ospedaliero ed universitario, andava a far visita all’illustre degente e poi rilasciava interviste al TG1 (16 dicembre) e a La Stampa (17 dicembre) accreditando l’immagine di un Berlusconi propenso al perdono ( anche verso il suo aggressore), e felice se il suo dolore servirà a rappacificare un po’ l’Italia, a far calare l’odio che serpeggia..
Il Papa ha parlato di terrorismo per chi attenta al clima del pianeta, il capo gruppo del PdL Cicchito ha utilizzato lo stesso termine contro un bravo giornalista colpevole di essere “un topo degli archivi” dei tribunali e di fare sapere agli italiani le notizie che dovrebbero già sapere trattandosi di cose scritte in atti pubblici. Questa sarebbe la campagna dell’odio!
Certo nel paese tira un brutto vento per gli occupati a basso reddito, per i disoccupati di vario tipo, per i pensionati attuali e futuri. I giovani sono precari nel lavoro, la disoccupazione giovanile in Italia è tra le più alte in Europa; i giovani avranno una pensione bassa ulteriormente tagliata con l’avvio dei nuovi coefficienti da gennaio 2010. Molti cercano una casa e non la trovano o costa troppo, non solo gli immigrati. Tanti hanno bisogno di un asilo ed una scuola a pieno tempo. Potremo continuare….
Ci siamo chiesti perché i berluscones doc e quelli cooptati insistano così tanto sulle parole “amore” e “odio”? Con queste categorie dei sentimenti si descrive un’Italia diversa da quella che è. Gli opposti schieramenti politici, e chi non vota più da tempo, non si sono aggregati nè per amore nè per odio.
Non siamo in grado di dire dell’amore che unirebbe il popolo berlusconiano. Qualcosa in più ci sentiamo di dire per quella parte del popolo che contesta le scelte governative, la debolezza dei sindacati, le promesse disattese. Anziché odio per questo o quel personaggio là ritroviamo stati d’animo, sempre più diffusi, d’insoddisfazione e d’indignazione per quanto accade nel sociale, nelle fabbriche, nella politica. A volte sfociano in esasperazione e rabbia, specie quando le promesse si trasformano in una “presa per i fondelli”. Sono stati d’animo preoccupanti ed allarmanti, ma sono tutt’altra cosa dall’odio e dal maledire ed abbattere il nemico. Ha quindi ben ragione il Presidente del PD Rosy Bindi quando parla delle responsabilità di chi (non poco, anche Berlusconi) contribuisce a determinare ( per la non soluzione dei problemi) tanta indignazione e rabbia. E’ un errore politico quello del Pd di provare imbarazzo per le cose dette da Rosy Bindi. A maggior ragione quando Pier Ferdinando Casini dichiara ( 17 dicembre) “…Berlusconi prenda spunto da quello che gli è capitato per cambiare passo e toni, quando tornerà sulla scena”; quando il Presidente della Camera G.Franco Fini non demorde dai richiami alla sua maggioranza per il rispetto delle regole della democrazia, del dovuto confronto parlamentare e non lascia cadere le contestazioni al premier per i suoi metodi da “monarchia assoluta”.
Berlusconi è ritornato ad Arcore. Il Partito della Libertà propone al PD ed Udc ( non a IdV) un Patto Democratico con il quale si affermi di voler abbandonare la via giudiziaria per modificare la volontà degli elettori (cioè che Berlusconi continui a governare anche se giudicato colpevole in eventuali processi), di isolare chi usa un linguaggio incitante all’odio e chi diffonde menzogne.
Si tratta di “ammorbidire” e “depurare” i toni ed il linguaggio di Berlusconi, di Brunetta, di Bossi, di Calderoni, di Gasparri, di Borghezio, di giornalisti quali Feltri, Sallustri ? Oppure come è prevedibile zittire manifestazioni di lavoratori e contestatori sul Web? Non ci sembra per nulla un atto di buona volontà del Pdl, quelle premesse nascondono un nuovo inganno mediatico.
Ma il detto “.. gli italiani mi amano e ci battiamo contro l’odio” che Berlusconi e Cicchito, due ex iscritti alla loggia massonica deviata della P2 di Licio Gelli, rilanciano continuamente con declinazioni diverse, sarà mica per caso un messaggio in codice?
In attesa di decifrarlo pensiamo che cambiare si può e si deve. Serve vincere alcune battaglie politiche. Che Fini ed i moderati del Pdl riescano a far prevalere la scelta perché il parlamento ritorni ad essere sede di confronto vero e si definisca la riforma dello stesso. Che il Partito Democratico prosegua nel nuovo corso di ricercare la più larga convergenza con le forze che sono in minoranza nel parlamento ed all’opposizione nel paese. Che la Cisl e la Uil rivedano la loro propensione a fare “regali” al governo ( ultimo con la piattaforma separata per il fisco), ovvero rinunciando a costruire l’unità d’azione scaricando la responsabilità di mancati accordi unitari esclusivamente alla Cgil. E per fare cose utili per ricercare l’unità d’azione tanto necessaria per far cambiare il “clima” nel paese servirebbe, non poco, che parte della Cgil non classifichi come ”venduti o servi “ coloro che si fidano di Berlusconi e dei suoi ministri.
Non sono battaglie impossibili, sono difficile e perciò è necessario un maggior nostro impegno. Rispetto le lotte del passato dobbiamo riuscire ad includere i problemi più acuti degli immigrati a fianco dei problemi più gravi dei cittadini italiani. Per vincere queste battaglie servono comportamenti che mettano in seconda fila l’orgoglio della propria identità ( appartenenza) da contrapporre a quella dell’avversario; in gran mostra invece il confronto sul merito, sulla progettualità per dare risposta a questo o quel problema, a questa o quella riforma. E’ un problema che vale per la maggioranza e per la minoranza parlamentare, per l’opposizione sociale. E’ un indirizzo da seguire per aver buone possibilità di fare declinare nel popolo italiano l’illusione di affidarsi ad un potere autocratico ( in gergo,uno con le palle che decida per tutti senza perdere tempo; per vikepedia, l’autocrazia è una forma di governo in cui un singolo individuo detiene un potere illimitato) che riceve il mandato dal popolo; questo potere autocratico o monarchia assoluta ( per dirla con Fini) si autoconvince di saper “ben governare” meglio del sistema democratico parlamentare e quando è necessario per aumentare il proprio decisionismo inventa anche i nemici quando non ci sono, come si tenta di fare con la metafora dei seminatori dell’odio che sono invece lavoratori, pensionati, studenti, disoccupati che contestano le decisioni del governo, critici esasperati dal decisionismo berlusconiano e/o tremontiano.
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