CHI E’ KAMAL ABU EITA – T.Ferigo – Egitto & sindacati –
Lontana da me l’idea di “prendere posizione” in favore o contro il golpe dei militari in Egitto. Cercheremo opinioni diverse tra i protagonisti dello scontro in corso, ma la nomina di Kamal Abu Eita a ministro del lavoro da parte del governo, giudicata “un passo in avanti positivo “dalla CISL internazionale, non può non essere presa in considerazione.
Chi è Kamal Abu Eita ? Il suo nome è conosciuto in tutto il medio oriente come uno dei leader sindacali storici. Oppositore dei regimi dittatoriali di Assad e Mubarak, feroce critico del sindacalismo di stato, parte del sistema di potere. Bastano poche citazioni da suoi interventi in incontri dell’opposizione sindacale, organizzati sotto la protezione di centri tedeschi ( fondazione Hans Bloker ) e americani ( solidarity center ) per capire la statura della persona e le sue battaglie sindacali e politiche.
“L’idea di costruire sindacati indipendenti maturò circa 25 anni or sono da parte di un gruppo di sindacalisti e da un leader storico , critici nei confronti del sindacato unico nato ai tempi di Nasser e del socialismo nazionale pan arabo.
Non ero allora molto convinto. Coltivavo, con molti altri, il sogno di cambiare dall’interno il sindacato, di contrastare l’avanzata della destra sostenuta da Anwar al Assad che mise la prima pietra del sistema corrotto quando promulgò la legge 43 nel 1974 (privatizzazione e investimenti stranieri). La cosidetta “apertura”. Furono ridotti diritti e poteri del sindacato che divenne progressivamente un braccio del governo.
Fu allora che abbandonai il sogno e mi unii a coloro che volevano un sindacato libero ed indipendente”.
“Fondammo la federazione sindacati indipendenti, (osteggiata apertamente dal sindacato ufficiale). Tentammo di coordinare le diverse forme di lotta sia nel settore privato che pubblico. Io era segretario della federazione dei lavoratori del ministero delle finanze: 40.000 aderenti in un settore di circa 47.000 dipendenti. Questa forza ci permise di resistere alla politica repressiva del governo, (fu arrestato e imprigionato sotto Mubarak ), e agli attacchi del sindacalismo di stato. Fu importante il sostegno internazionale, in particolare quella della federazione internazionale lavoratori servizi pubblici, di cui oggi siamo membri riconosciuti “.
Abu ha giocato un ruolo importante nel movimento che obbligò Mubarak alle dimissioni. Rifiutò la proposta di ministro del lavoro avanzata dalla giunta militare e fu candidato alle elezioni nel 2011, nella lista del partito libertà e giustizia, guidato dalla confraternita dei fratelli mussulmani.
La sua esperienza con il partito è stata, a suo parere, disastrosa. “Libertà e giustizia cerca di controllare il sindacato. Non possiamo permettere che prenda il posto del suo predecessore nel manipolare e dominare un sindacato servile. Il sindacato deve essere indipendente da Stato e partiti politici. L’adesione deve essere libera, i dirigenti democraticamente eletti e ci vuole trasparenza “.
Per questo Abu era di nuovo a piazza Tahir contro il presidente Morsi. Perché ha accettato l’incarico ministeriale? “Forse è un suicidio politico “ha dichiarato, “ma il nascente movimento sindacale deve far sentire la sua voce e le sue proposte, legge sul lavoro, diritti, lotta alle ineguaglianze e nessuna discriminazione su base religiosa. Non sarò solo “.
La reazione della ETUF, l’erede del sindacalismo ufficiale, alla nomina di Abu è stata durissima. Manifestazione davanti alla sede del sindacato, proteste in diversi governatorati. Richiesta al primo ministro di rivedere la nomina e di aprire una contrattazione con la ETUF. Si è temuto scontri violenti, alcuni manifestanti hanno cercato di bloccare il traffico senza esito.
Che cosa dedurre? Un analista politico ha sottolineato che le istanze sociali si stanno sempre più manifestando, in Tunisia come in Egitto. La scelta di un ministro del lavoro popolare e rispettato per la sua storia ne è la dimostrazione. Tattica ? Un suicidio politico? Un secondo sogno? Speriamo di no.
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