CASI DI SCHIAVISMO IN PIEMONTE – redazione – immigrazione 27/2/11

L’allarme del Gruppo Abele: anche in Piemonte immigrati costretti al lavoro nero. Vengono dal Maghreb, dal Corno d’Africa, dall’India e dal Pakistan. Denunciate storie di donne e di uomini in balia di maltrattamenti che vanno oltre allo sfruttamento con basse retribuzione ed assenze di tutele. Sono privati della libertà e non poche volte costretti a vendere il loro corpo. Dopo i casi dei cinesi consumati nelle aziende tessili in Veneto, dopo i senegalesi con la schiena spezzata in Calabria, e dopo le donne romene obbligate a «festini agricoli» per arrotondare con prestazioni sessuali i 20 euro guadagnati ogni giorno nelle campagne di Sicilia, anche in Piemonte lavoratori stranieri raccontano le umiliazioni subite. «Un fenomeno più diffuso di quanto si immagini – dice Lorenzo Trucco – avvocato e presidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) – il punto è che abbiamo fatto passi indietro, è tornata la paura: le vittime non denunciano e i criminali si sentono più forti». Il Sindacato torinese, regionale potrebbero fare qualcosa mettendosi insieme, riprendendo su un terreno così impegnativo e difficile passi veri e concreti di unità d’azione. Riscoprendo il ruolo “tradizionale” e sempre attuale del sindacato.

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  •  Articolo "La tratta dei nuovi schiavi"  E.Lisa su La Stampa 27/2/11

 

Allegato:
La tratta dei nuovi schiavi_E.Lisa 27-2-11.doc

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