Ancora tagli alla sanità
Abbiamo scelto quattro articoli che ben fotografano, con dovizia di dati, la situazione sempre più allarmante del Servizio Sanitario Nazionale dove, al netto dell’inflazione, si riducono le risorse disponibili. Nei fatti equivalgono a tagli. Nel settore della sanità si registrano più sindacati oltre a Cgil, Cisl, Uil. L’unità d’azione è assai difficile. Ancora di più oggi dopo che le tre grandi centrali confederali hanno deciso di andare ognuna per conto loro. Eppure è proprio da questo settore da cui ripartire per dare speranze concrete ai cittadini e ai tanti che trascurano ormai di curasi. Per rilanciare politiche di vera solidarietà verso chi sta peggio e non può permettersi di accedere alla sanità privata. Si può e si deve. E la categoria dei pensionati potrebbe essere la prima a mobilitarsi unitariamente anche per chiedere i necessari finanziamenti per la legge sulla non autosufficienza, definitivamente approvata, che al momento risulta una mera dichiarazione d’intenti…senza risorse!
Il Dataroom, del 5 ottobre, di Milena Gabanelli e Simona Ravizza “800mila ricoveri perduti” analizza i dati di Agenas confrontando il 2022 con il 2019: è come se fossero state cancellate 40 strutture del SSN. Il privato accreditato cresce, ma interviene se gli conviene. «C’è sempre una soluzione a tutto, ciò che conta è la salute», dice l’antico proverbio. Lo dice anche l’articolo 32 della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Su questo diritto abbiamo costruito uno dei sistemi sanitari migliori al mondo, salvo poi svuotarlo pian piano nel corso degli anni, pentircene, e giurare di risanarlo..».Per proseguire aprire l’allegato
L’articolo “Salute a rischio” di Paolo Russo, La Stampa 4-10-23, così inizia << Quando Giorgia Meloni ha detto che la sanità è una priorità ma i margini economici sono limitati, Orazio Schillaci ha cominciato a guardare con un po’ più di apprensione il prossimo faccia a faccia con il titolare dell’Economia Giorgetti, che fino a qualche giorno fa gli aveva lasciato capire che si sarebbe potuta anche superare l’asticella dei 3 miliardi da mettere in più sul piatto della sanità. Il ministro della Salute sa bene che senza risorse aggiuntive si rischia il tracollo, predetto ieri dalla fondazione Gimbe a suon di numeri. Che in larga parte sono poi quelli della Nadef, dove nella tabella a legislazione invariata, ossia senza un qualche intervento della manovra a integrazione delle risorse, il rapporto spesa sanitaria pubblica- Pil è destinato a scendere dal 6,6 al 6,2% nel prossimo anno. Considerando che ogni decimale di Pil vale 2 miliardi è come perdersene per strada qualcosa come 8. E anche a voler lasciare da parte il confronto con la ricchezza prodotta nel Paese, la spesa andrebbe giù da 134,7 a 132,9 miliardi….>> per proseguire aprire l’allegato
Il dataroom di Milena Gabanelli e Simone Ravizza “Le Case di comunità e i tanti appalti saltati“, su Corsera del 18 settembre, fa il punto sul Pnrr per il capitolo sanità e inizia così << Case di comunità: gare d’appalto aperte e contratti firmati ma 414 sono saltate perché i fondi del pnrr non bastano più la soluzione: usare i soldi per mettere a posto gli ospedaliDal Pnrr due miliardi per costruire almeno 1.350 Case di comunità per le assistenze mediche entro il 2026. Le gare d’appalto sono state aperte ma 414 sono già saltate. I fondi non bastano più. Le decisioni da prendere. Non serve ribadire che abbiamo un problema di assistenza sanitaria sul territorio. È accertato. Per dare ai cittadini un punto riferimento a cui rivolgersi per le prime necessità senza intasare inutilmente i Pronto soccorso sono stati messi 2 miliardi di euro del Pnrr nella costruzione di almeno 1.350 Case di comunità. Una ogni 40-50 mila abitanti, con il vincolo ad ultimarle entro giugno 2026. Sono strutture pubbliche dove ci lavoreranno medici di medicina generale, pediatri, ostetrici, lo psicologo, infermieri di famiglia, un assistente sociale, 5-8 figure sociosanitarie e amministrative (Dm 77 del 23 maggio 2022, pag. 26). A regime il costo annuo previsto per il personale ammonterà a 685,6 milioni, già indicati dalla Legge di bilancio 2022 (art. 93 pag.208 e comma 274)….>>. per proseguire aprire l’allegato
Gaia Giuliani in “ Pronto dottore? Risponde il vuoto dei camici bianchi” su La Repubblica del 11 ottobre, così inizia << La drammatica carenza di personale ha molte cause: salari bassi, turni massacranti, corsi a numero chiuso… Tra le soluzioni, formare più operatori sanitari e rendere più attrattive queste professioni – Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed: “Stiamo pagando i tagli fatti al settore e andiamo incontro all’imbuto formativo”
I dati e i numeri
- 12.000 – Il personale mancante – Il fabbisogno di personale medico-sanitario annuo è di 43.700, mentre l’offerta media è di 31.600 (previsioni 2023-27): mancano dunque 12mila laureati l’anno.
- 5,7 per mille abitanti – Infermieri per mille abitanti – In Italia gli infermieri sono circa 5,7 ogni mille contro i 9,4 in media di Francia, Germania, Unito e Spagna
- -23% – La retribuzione – Per gli infermieri open in Italia, la retribuzione è inferiore del 23 per cento rispetto la media Ocse
- 21.000 . Medici e infermieri andati all’estero – Secondo l’Ocse, negli ultimi tre anni sono andati via 21.397 medici 15.109 infermieri.
- 3.000 – Dimissioni del personale
La sanità pubblica italiana è in affanno, i dati parlano chiaro. Attese di mesi – parecchi, anche un anno – per visite ed esami, strutture ospedaliere troppo spesso fatiscenti, corridoi affollati di barelle per gli ultimi (..) per proseguire aprire l’allegato
Articolo correlato su questo sito, un clic qui https://sindacalmente.org/content/tassa-di-scopo-per-la-sanita/
L’analisi di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, pubblicata dal Corriere della Sera è indubbiamente interessante in quanto fornisce un’immagine aggiornata e preoccupante del sistema sanitario pubblico e privato di dimensione nazionale, che altro non è che in piccolo, e non sembri assurdo, ciò che è avvenuto in Lombardia nei 28 anni di Governo del centrodestra. Chi volesse approfondire le dinamiche lombarde e i cambiamenti intervenuti può leggersi le 547 pagine della pubblicazione di Maria Elisa Sartor.
Tra i molti dati riportati e illustrati meritano particolare attenzione quelli relativi alla dotazione dei posti letto del Servizio Sanitario lombardo:
– Posti letto totali nel 1995 = 56.232
– Posti letto totali nel 2018 = 33.993
– Differenza = 22.239 pari al 39,54% in meno
– Posti letto pubblici nel 1995 = 45.630
– Posti letto pubblici nel 2018 = 20.838
– Differenza = 24.792 pari al 54,33% in meno
– Incidenza P. L. pubblici sul totale: nel 1995 = 81,1%, nel 2018 = 61,3%
– Posti letto privati nel 1995 = 10.602
– Posti letto privati nel 2018 = 13.155
– Differenza = 2. 553 pari al 24,08% in più
– Incidenza % P. L. privati sul totale: nel 1995 = 18,9%, nel 2018 = 38,7%
Alla riduzione dei posti letto pubblici corrisponde la riduzione del numero dei degenti e delle giornate di degenza non proporzionale alla riduzione dei posti letto ma superiore a questo dato e favorevole al settore privato che nel 2018 registra un tasso di saturazione dei posti letto del 102% a fronte del 70% del settore pubblico.
L’insieme dei dati pubblicati dal Corriere della Sera conferma la valenza progettuale e strategica delle proposte contenute nel Documento “La tutela della salute: che dire e che fare” di Prendere Parola del settembre 2023.
A quanto prima commentato aggiungo che il Documento “La tutela della salute: che cire e che fare” pubblicato dall’Associazione “Prendere Parola”offre elementi di riflessione utili a costruire risposte credibili e possibili ai diversi temi richiamati da Sindacalmente.