IL VOTO NEGLI USA E IN BRASILE – dove il vento di destra spira diversamente – articoli per riflettere –
America del Nord: il voto del midterm, del 6 novembre, segna un’inversione del vento che spingeva a destra. Trump perde il pieno controllo del Congresso: alla Camera i Democraticibconquistano la maggioranza. Quali sono i cambiamenti e le conseguenze? L'Espresso, n 46 del 11 novembre, dedica più articoli (v.allegati). America del Sud: dopo l'Argentina, anche il Brasile vira a destra, anzi estrema destra, eleggendo, il 28 ottobre, a Presidente Jair Bolsonaro. Determinanti per questa svolta sono stati i media, l’inchiesta del giudice Moro e la condanna di Lula, gli errori del PT in 13 anni di governo richiamati in due articoli: il primo pubblicato da Media Part (Francia) e tradotto da Toni Ferigo; il secondo “La storia non è magistra di niente che ci riguardi”, una lettera dal Brasile, alla vigilia del ballottaggio presidenziale, di Amelia da Silva.
Alleghiamo inoltre:
- I commenti dei dirigenti dell'Alf-Cio e altri sindacati, da siti americani tradotti da Toni Ferigo
- l’articolo, su Repubblica, che da notizia della nomina del giudice Moro a super ministro nel governo Bolsonaro, un fatto più eloquente di mille parole sul presunto ruolo “super partes” della magistratura brasiliana nel condannare, incarcerare e non consentire la candidatura di Lula per la presidenza del Brasile.
- i numeri del voto Usa nell'analisi di Franco Astengo
Allegato:
colloquio_con_ilhan_omar_kulivilla.pdf
ma_lamerica_e_lontana_damilano.pdf
dietro_la_maschera_cacciari.pdf
il_vento_e_cambiato_sturmer_vastano.pdf
numeri_dagli_usa_astengo.doc
la_vittoria_di_bolsonaro_e_i_gravi_errori_del_pt_media_part.doc
la_storia_non_e_magistra_amelia_da_silva.doc
brasile_il_giudice_moro_diventa_super_ministro_rep.doc
sindacati_e_elezioni_usa_ferigo.doc
Qualche considerazione che può essere utile.
La radicalità e chiarezza delle dichiarazioni dei dirigenti del sindacato alcuni di unions importanti come la UAW e il pubblico impiego.
Non si tratta solo della retorica normale in ogni elezione comprese quelle italiane. I leaders sindacali, tutti, sottolineano il grande impegno della base, che è stato reale, non solo nelle votazioni per il congresso, ma anche nelle elezioni locali e nei referendum, (in USA si votano per referendum anche su temi generali e locali riguardanti numerosi problemi; voto dei carcerati , leggi sul lavoro,sanità, parità di diritti..: tutte cose su cui vi è una legislazione nello stato , esempio in Florida dove non potevano votare prigionieri, (in larga parte neri ).
La ragione di questo impegno è che queste elezioni sono state sentite come un referendum su Trump e la sua politica.
Di solito se l’economia va bene vince il presidente in carica.
Inoltre è chiaro che hanno votato “sindacalisti senza sindacato”: giovani dei fast food, precari e anche lavoratori iscritti che non si sentono rappresentati dalle loro unions.
Inoltre, come risulta dalle dichiarazioni dei leader al centro della campagna , sono stati importanti temi quali: diseguaglianze crescenti,diritti per le minoranze,antirazzismo… )
Certo non è una onda travolgente ma una piccola rivoluzione si. Molti eletti democratici sono nuovi: molte donne e anche immigrati: vi sono, persino due donne mussulmane, un governatore apertamente gay, indiani d’America.
I risultati dimostrano non solo che Trump ha perso voti ma anche che la divisione nella società USA vede crescere la parte democratica e che su certi temi è possibile, se c’è chiarezza , avere consenso.
Magari quanto succede in America potesse essere d’esempio per noi, anche il ruolo dei “sindacalisti senza sindacato”. Toni Ferigo