COERENZA TRA DIRE E FARE – M.Dellacqua – progetto riformatore e governabilità –
Ma tutta questa attenzione ai simboli non è prigioniera della tirannia delle immagini che in parte rivelano le magagne, ma in gran parte sostituiscono la centralità dei programmi, dei comportamenti e dei modelli organizzativi? Una moderna sinistra di governo è giudicata per la coerenza tra ciò che pensa, dice e fa. Si misura dalla praticabilità e dall’efficacia sociale dei programmi che ha elaborato. Soprattutto, siamo credibili non tanto per ciò che diciamo, ma per ciò che facciamo nel testimoniare la nostra utilità.
Siamo utili se dimostriamo di saper promuovere vincoli di solidarietà, mutuo soccorso, combattività unitaria, salute, istruzione popolare, accoglienza, mense popolari, musica, viaggi, arte, teatro, bellezza, bocciofile, giornate ecologiche, cooperative giovanili contro le mafie per la produzione di beni, di servizi e di agricoltura sana, raccolta differenziata dei rifiuti, riduzione della plastica, urbanistica contro la rapina del suolo, gli incendi e le alluvioni, pozzi e ospedali in Africa, movimento sindacale non solo per migliori salari, più occupazione, reddito di base e redistribuzione di ricchezza e lavoro, ma lavoro con una sua utilità contro questa economia che uccide la dignità della persona umana.
Con orari settimanali ridotti per tutti, tutti devono poter lavorare e nessuno deve sentirsi esonerato dal dovere di curare i bambini, i malati e gli anziani: lavori tutti che ricadono da millenni esclusivamente sulle spalle delle donne. Senza trascurare i sempre più indispensabili lavori di cura del territorio e dell’ambiente. Mai rassegnarsi all’idea che una minoranza sempre più piccola della popolazione avrà il lavoro come privilegio distintivo e una maggioranza sempre più numerosa e ricattabile sarà (è) condannata a pencolare fra assistenza e precarietà.
Se non sapremo vigorosamente e allegramente marciare in questa direzione, un buon risultato elettorale aiuterà, ma rischierà anche di trasformarsi in ottimismo sprecato. In alto, nessuna percentuale elettorale, nessun Parlamento, nessun governo avrà gli anticorpi per difendere la democrazia se, in basso, la frantumazione sociale sboccherà nel mito della violenza che guarisce menando finalmente le mani come vogliono i seminatori della paura, gli imprenditori della guerra civile, i tifosi della dittatura.
“La famosa questione morale che sta trascinando inevitabilmente la politica nel fango, nella disistima e nel ribrezzo – nasceva secondo Bruno Trentin – dalla sostituzione del progetto riformatore con la governabilità, con l'esercizio del potere come origine e fine della politica”.
Oggi scopriamo che l’Europa della finanza è in grado di imporre “il pilota automatico” ai governi di ogni colore. Per un secolo, le sinistre europee, quelle socialdemocratiche come quelle antagoniste, si sono ostinate a “giocare la partita della democrazia solo sul tavolo della conquista del potere”.
Erano (sono) convinte che senza prendere il potere, non si potranno cambiare la società e gli individui. Si sono sempre solo divise e unite sulla strategia da seguire per arrivare nella stanza dei bottoni alla direzione dello Stato.
Al contrario, si tratta di investire le nostre energie sociali e le nostre intelligenze per promuovere la partecipazione democratica e l’autogoverno.
Mario Dellacqua
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