LA NOSTRA PATRIA (non) E’ IL MONDO INTERO – il “first America” del Presidente Trump – decisioni –
La nostra patria è il mondo intero. Così recita il primo versetto del ritornello della canzone del 1898, scritta da Pietro Gori (v.allegato) che divenne l’inno dell’internazionalismo libertario. Trump ha dichiarato di essere contro l’establishment della capitale e di voler consegnare il potere al popolo (un principio invocato da tante rivoluzioni), ma di certo The Donald aggiunge, a metà di quel primo versetto, un grande NON. Il suo mondo si allarga forse al Trump-May. Pensando di ripetere l'asse Reagan-Thatcher, nel decennio degli anni '80. Alleghiamo alcuni articoli per ricordare quanto è avvenuto il giorno del giuramento, il 20 gennaio, e subito dopo, con i primi provvedimenti.
1 – Il discorso del giuramento è stato un breve comizio nel quale con efficacia il presidente Trump ha riproposto i punti chiave della sua campagna elettorale, quelli che i critici e gli avversari politici hanno classificato come “populisti, nazionalisti, protezionistici e anti globalizzazione” e altro ancora. Smentiti tutti coloro, la gran parte dei commentatori politici, che prevedevano un Donald Trump Presidente più moderato del Trump candidato. Vedi articoli di Valsania, Paltero, Mastrolilli, Molinari, Pezzotta, Volker.
2 – La giornata del giuramento, e quella del giorno dopo, sono state caratterizzate da grandi manifestazioni di contestazione. La prima con molti giovani, con alcuni episodi di violenza in versione black bloc; la seconda, con manifestazioni in molte città e quella imponente di Washington, tutte promosse dalle donne “in cuffiette rosa”. Molti commenti, con foto, hanno valutato la manifestazione nella capitale numericamente superiore a quella del giuramento; ciò ha fatto infuriare il presidente Trump che ha contestato, con toni alti, giornali e cronisti. Vedi allegati.
3 – I primi order executive del Presidente. I decreti dei primi giorni hanno confermato la fedeltà ad alcuni dei principali impegni assunti in campagna elettorale e ribaditi in occasione del giuramento. Provvedimenti che cambiano radicalmente la politica interna e internazionale del nuovo governo del Stati Uniti. Tra questi indichiamo:
- avvio dello stop alla Obamacare (assistenza sanitaria) senza per ora indicare come sarà modificata. Vedi allegati su cos’è e come funziona l’Obamacare.
- Il ritiro dell’adesione degli Stati Uniti dall'accordo commerciale Trans-Pacifico (Ttp) che riguarda 12 nazioni. Quest’accordo non era ancora ratificato dal Senato. Su questo specifico atto si è dichiarato d’accordo anche Bernie Sanders, il leader della sinistra del partito democratico (vedi allegato). Secondo i media americani, Trump darà inizio a negoziati commerciali con i singoli Stati che fanno parte dell'intesa trans-pacifica.
- Stop ai fondi per l'aborto, provvedimento che ripristina quanto era stato introdotto dal Governo repubblicano nel 1984 e che è stato revocato da governo Obama. Così ritorna il bando sull'erogazione di fondi federali alle Ong internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo.
- Congelate le assunzioni del governo federale – Il presidente americano ha inoltre firmato un memorandum per congelare le assunzioni da parte del governo federale, fatta eccezione per le forze armate. Trump tiene così fede alla promessa di ridurre la burocrazia governativa e le spese relative.
4 – Le prime dichiarazioni ufficiali interventistiche verso la Cina. Brusca virata rispetto alla cauta politica di Obama. Il portavoce della Casa Bianca: «Gli Stati Uniti proteggeranno i loro interessi lì». Pechino reagisce: «A rischio pace e stabilità». Così si legge nell'articolo, da Pechino, di Cecilia Attanasio Ghezzi per La Stampa, che titola "La nuova amministrazione Usa decisa a difendere i territori nel Mar Cinese Meridionale". (allegato). Il pensiero che Trump non pensi solo al "first America" in patria ma per dove gli pare meglio, qui e là, nel mondo è qualcosa più di un dubbio.
Nei prossimi giorni su questo abstract saranno allegati ancora un paio di articoli, in particolare su Usa-Russia, su Trump-Putin.
Allegato:
compra_e_assumi_americano_valsania_il_sole.doc
il_discorso_di_trump_a_capitol_hill_20-1-17.doc
il_programma_in_10_punti_valsania.doc
lamerica_e_il_popolo_al_primo_posto_platero_il_sole.doc
la_ricetta_di_donald_il_keynesiano_mastrolilli.doc
trump_may_churchill_molinari.doc
trump_may_churchill_molinari.doc
pensieri_serali_sul_discorso_di_trump_pezzotta.doc
marcia_anti_trump_500mila.doc
cose_obamacare_interattivo.doc
come_funziona_obamacare.doc
sanders_sostiene_trump_sul_fuori_dal_tpp.doc
trump_non_e_isolazionista_volker.doc
usa_interventista_nel_mar_cinese_meridionale_ghezzi_stampa.doc
nosta_patria_e_il_mondo_intero_gori.doc
E’ vero, per quanti dubbi e preoccupazioni sollevi Trump è comunque il Presidente degli Stati Uniti, se si vuole è un Presidente debole e forse ricattabile perché sulla sua elezione grava il sospetto della manipolazione del risultato elettorale, ma è anche il Presidente più “divisivo” e meno popolare che la storia ricordi. Nonostante il suo discorso di insediamento, resta indecifrabile la sua politica e, per molti aspetti, lui stesso. Per questo credo abbia ragione Papa Francesco che in proposito dice: “vedremo quello che farà, e allora valuteremo, non si può essere profeti di calamità”.
Già, non resta che attendere e, per una parte far conto sulle risorse della democrazia americana e sulla speranza che le sue scelte politiche provochino sussulti di dignità e di mobilitazione negli Stati Uniti perché le conseguenze di tali scelta interesseranno anzitutto i cittadini americani, vedi ad esempio, la cancellazione dell’Obama Care in materia di sanità, e per l’altra parte mantenere viva la nostra attenzione e la riflessione sugli elementi di rottura che hanno portato alla sua elezione e le possibili novità che si aprono. Rodolfo Vialba