Lo Sim e lo Spead, quando le Bierre raccontavano il dominio impersonale di tecnici e capitale impersonale. E’ il titolo dell’articolo di Lanfranco Pace, ex “Potere Operaio” ed ora collaboratore de Il Foglio, che riesuma dal suo archivio un comunicato delle Brigate Rosse del ’78 per accostare alcune riflessioni su quanto scritto sul cosiddetto Stato Imperialista delle Multinazioni (SIM) che comandava il destino del mondo e Lady Spread ( e chi manovra) che orienta gli andamenti dei mercati globalizzati che ora sovrastano le decisioni degli Stati. Questo il testo pubblicato su Il Foglio del 9 dicembre.
Dal Sarà perché viviamo sotto il dominio pieno e incontrollato di Lady Spread e della signora Merkel. Sarà perché siamo estenuati dal bombardamento quotidiano di acronimi, Fed e Efsf e Fmi e Bce e Eba e S&P, fatti apposta per rendere impersonale la decisione, diluire la responsabilità e propagare ansia. Oppure perché anche il Preside ci ha messo abbondantemente del suo.
Sul Corriere della Sera, era agosto, scrive che il governo Berlusconi e la maggioranza hanno accettato, nella sostanza, un governo tecnico, che le forme sono salve, i ministri sempre in carica, la primazia della politica intatta, ma è ormai evidente che le decisioni principali vengono prese da un governo tecnico sopranazionale “e si potrebbe aggiungere, mercatista, con sedi sparse tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York” .
Poi, nominato presidente del Consiglio, torna di nuovo sull’argomento nel discorso di replica dopo il dibattito in Senato: “Per quanto riguarda l’atteggiamento del governo o dei suoi membri nei confronti dei poteri forti o superpotenze negli Usa e in Europa permettetemi di rassicurarvi: non sono devoto alle multinazionali”, excusatio non petita, quindi confessione manifesta. Ecco, non so perché ma mi sono sentito riacchiappato per la coda, con evidenti segni di blues nell’anima.
Continuavo a ripetermi, ma vuoi vedere che a conti fatti avevano ragione loro? I pazzi, gli schematici, i dogmatici? Così sono tornato in archivio, ho aperto faldoni dimenticati, sfogliato dattiloscritti ingialliti, imponendomi di leggere proprio quelle pagine che mi cadevano dalle braccia negli anni in cui, per tutti, la “diesse” non era una macchina ma una risoluzione della Direzione Strategica delle Brigate rosse. Sono andato a caccia del SIM, anzi de “lo” SIM, Stato Imperialista delle Multinazionali, versione novecentesca dello spread, padre di tutti gli acronimi in cui si declina l’impalpabile potere di oggi. Insomma ho dovuto fare anche io i compiti a casa.
“Parafrasando Lenin anche noi possiamo dire che l’imperialismo delle multinazionali è una sovrastruttura dell’imperialismo. Definiamo borghesia imperialista interna quella frazione della classe borghese integrata nel sistema imperialista mondiale ed elemento trainante del processo di ristrutturazione imperialista della nostra area economica e delle relative sovrastrutture politiche e istituzionali. Gli strumenti sovranazionali come Fmi e Cee, mediante i quali la borghesia imperialista vuole imporre la sua strategia, acquistano forza ed assumono un potere tale da subordinare gli stati nazionali.
Lo Stato nazione diventa cinghia di trasmissione del capitale internazionale… Nelle articolazioni vitali del potere si afferma un personale economico politico militare che è la più diretta espressione dei suoi interessi. Una nuova burocrazia efficiente, intercambiabile, europea non più selezionata e qualificata dalle vecchie scuole di partito ma direttamente dai centri di formazione, dalle Fondazioni, dalle Fabbriche dei cervelli predisposte allo scopo dalle grandi multinazionali”.
Brigate rosse, risoluzione strategica n. 2, febbraio 1978. Allora era per noi leninismo della cattedra e manifesta follia quel volere mimare la rivoluzione, la guerra di classe nel cuore dell’occidente, per di più negli anni Settanta. Poi c’è stato anche chi quel modo di ragionare l’ha quasi rivalutato. Nel 2005 la rivista Gnosis del Sisde, dei servizi segreti, scrive che le Br, forse proprio per aver osservato assolutamente dall’esterno la vita politica ufficiale e l’economia, hanno compreso precocemente alcuni fenomeni di trasformazione delle società industriali. Erano fuori dal mondo, se ne sono inventato un altro che prende forma trentatré anni dopo.
E’ raggelante questa conferma che un’ideologia, per quanto raggrinzita, per quanto avvizzita, non lascerà mai del tutto questa terra e sempre vivrà in noi. Roba da farti precipitare di nuovo nella vertigine, da farti sentire un povero fesso messo in mezzo, raggirato due volte, un po’ come il detective James Stewart in “Vertigo”.
Per fortuna che, secondo la vulgata brigatista, a dirigere e ad applicare a livello nazionale le linee della ristrutturazione dell’apparato economico dello SIM, doveva essere la Confindustria. Mi è venuta in mente la signora Marcegaglia e ho ritrovato il sorriso. Niente più incubi. Ciò non toglie che, per questo tuffo inopinato nel passato, ne voglio un po’ a tutti voi che ci governate. Impersonalmente certo. Come voi impersonalmente governate. Lanfranco Pace
Sindacalmente
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