Tre sono le grandi affermazioni che alcuni leaders europei hanno fatto al termine della riunione tenuta a Bruxelles sulla Libia. Noi italiani ,sempre un po’ spiazzati dal nostro Ministro degli esteri , seguito a ruota da quello dell’interno, possiamo questa volta non sentirci troppo soli. Il Ministro degli esteri tedesco non è volato più alto, nemmeno più basso perché impossibile, dichiarando: “ ma chi sono questi oppositori di Gheddafi. Non possiamo essere certi della loro identità e intenzioni “.
Chissà ,come ripete il colonnello e suo figlio ,che siano tutti terroristi guidati da Al Qaida ( anche quelli che stanno a New York ). Dal momento che si contano a migliaia si dovrebbe intervenire immediatamente a sostegno del colonnello. Magari per sapere chi sono il Ministro tedesco potrebbe inviare qualcuno sul posto o stabilire dei rapporti diplomatici con il coordinamento di Bengasi. Si può però far forte delle dichiarazioni di due grandi statisti italiani . Il ministro Frattini che commentando la presa di posizione della Francia ha , con la solita aria seriosa, richiamato che: “ la diplomazia non è un giochetto “, i francesi se non lo sapevano ci pensino sopra, ma tengano conto che in nostro Ministro si è detto l’altro giorno “ fiducioso in positivo “. Il secondo è il nostro Primo Ministro. Niente corna questa volta , né barzellette, ma la preoccupazione che possa esserci “ un emirato sull’altra sponda del Mediterraneo “, ed in seguito all’invito unitario della UE a Gheddafi di lasciare il potere entro dieci giorni , ha contribuito al dibattito con un informato “ il Rais non lascerà il potere “. Si vede che lo conosce bene. Naturalmente anche l’Italia ha pensato opportuno di non stabilire alcun rapporto con Bengasi, forse per non correre il rischio di avere a che fare con potenziali emiri.
Un corollario al “ ma chi sono “ è stato “ la UE riconosce gli Stati non i movimenti “. Quindi aspettiamo che questi oppositori ( sospetti ) si diano uno Stato e poi si vedrà. Vorrei ricordare che il Kossovo non era ancora Stato ma nessuno sollevò questa obiezione quando fu deciso l’intervento ( criticai il modo non la necessità ). Sempre a proposito di Kossovo vorrei ricordare anche la storica visita di Maroni a Belgrado e la strabiliante dichiarazione di Bossi qualche tempo dopo “ il cavaliere è perseguitato come Milosevic “. Chissà che questa volta non cambi Milosevic con Gheddafi se è vero che gli ha chiesto dei soldi per fare la secessione dell’Italia.
La seconda perla diplomatica è l’affermazione che si può intervenire solo se gli arabi sono d’accordo e partecipano all’azione. Qui non c’è più Frattini , l’argomento è troppo complesso. Si dovrebbe conoscere la non facile geografia politica e etnico-religiosa del mondo arabo. Li vedete gli emiri del Golfo , gli uomini forti dello Yemen e del Sudan, l’Arabia saudita, la Siria alle prese con crescenti contestazioni interne, non molto dissimili da quelle egiziane e libiche, far parte di una spedizione contro Gheddafi ? Vorrebbe dire sostenere gli insorti e quelli nei loro paesi ne potrebbero approfittare. Ma la diplomazia ha una razionalità che la ragione non comprende. Non è un gioco ripeterebbe Frattini.
La terza è il comunicato finale: dal momento che non si mettono d’accordo su cosa fare, gli europei stillano una dichiarazione comune in cui si invita il Colonnello ad andarsene entro dieci giorni. Un ultimatum o un prendere tempo ? E se non lo fa come dice Berlusconi ( ma allora perché l’Italia invece di sottoscrivere un invito inutile non ha insistito perché di iniziasse una discussione vera, subito ‘ ) ?
Chi legge potrà pensare che chi scrive sostenga una posizione non molto accolta nel nostro paese soprattutto negli ambienti di sinistra.Non esito a dire che caduto il criterio dell’autonomia dei movimenti di liberazione ,ritengo che si debba discutere come intervenire . Il criterio è caduto perché sono gli stessi insorti a chiedere che si faccia qualche cosa. Non diamogli lezioni di grandi principi etici che vanno bene per le nostre tavole rotonde, ne tantomeno non ripetiamogli le responsabilità morali dell’Occidente, anche perché le conoscono assai bene. Semplicemente rispondiamo alla loro richiesta con chiarezza. Si può fare o no qualche cosa che gli serva concretamente ? Gli facciamo fare la fine degli Sciiti in Irak lasciati soli da Bush padre contro Saddam. Uno sterminio. La colpa di una mancanza di soccorso.
Che non si sia molto lontani da questa possibilità lo si legge da diverse testimonianze pubblicate su giornali stranieri: Le Monde in testa. Riportiamo la traduzione di due articoli esemplificativi.
“ Macraba messa in scena a Zaouia” ( Le Monde 13 Marzo )
Il fotografo J . Delay è uno dei giornalisti autorizzati a entrare in Tripoli da parte del Ministero dell’informazione. Ecco la sua testimonianza: “ Con un centinaio di giornalisti e di funzionari del ministero, parto Venerdì 11 Marzo nel pomeriggio verso Zaouia. Fino a qualche giorno fa la città era in mano agli insorti. Oggi circa 300 sostenitori del Colonnello Gheddafi agitano le loro bandiere verdi di fronte alle telecamere. Le case di 10 piani, sventrate da cannonate ,che delimitano la piazza centrale sono state coperte da drappi giganti verdi e bianchi. Una messa in scena macabra, sino al centro della piazza ove i corpi degli oppositori morti nel combattimento e sepolti ,sono stati dissotterrati e portati via. I graffiti sui muri sono stati cancellati. Tutto è stato reso asettico. L’esercizio è chiaro: dobbiamo fotografare l’esultanza del popolo e l’euforia della vittoria. Non la Moschea con il Minareto distrutto. Non le case sventrate, non l’Hotel saltato per aria “
Ras Lanouf: le forze di Gheddafi riprendono la città ( Le Monde – El Pais 12 Marzo )
I ribelli hanno dovuto lasciare il loro avamposto di Ras Lanouf , da più di una settimana la loro base più avanzata. L’attacco dell’esercito libico è avvenuto nella notte arrivando dal deserto e dal mare con uno sbarco . Giovedì i chabab ( giovani )del posto di blocco di Ras Lanouf non avevano la minima idea di cosa li attendeva. Armati solo di qualche cannone antiaereo, kalasnikov,coltelli e persino , fieramente portato nella cintura di tagliacarte, privi di capi e di strategia , non hanno potuto che fuggire.
Una dozzina di bombe sparate da carri armati anche contro la moschea sono state sufficienti a diffondere il panico. Gli “ Allah è grande “ urlati fino alle ore precedenti sono stati sostituiti da imprecazioni rabbiose: “ Gheddafi macellaio”, “ Obama bugiardo “ “ Obama ci aveva promesso aiuto e non fa niente. E’ un bugiardo “ accusa il giovane Ahmed. La ritirata è rapida. Centinaia di furgoni , auto, qualche ambulanza dell’ospedale
sono a due KM dalla città. I giovani ripiegano tra raid aerei e bombardamenti sino alla città di Brega.
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La ribellione libica non manca solo di armi ma anche di organizzazione di informazioni affidabili ,di ordini. In una parola non sa fare la guerra.Un capo di un gruppo ha detto di aver ritardato a ritirarsi da Ras Lanouf e di essere “ l’unico sopravvissuto “. Non si sa quanti ragazzi siano morti o feriti.
Sulla strada della ritirata le scene di caos hanno, per gli insorti il gusto dell’amarezza. Camioncini si fermano per trasferire sulle ambulanze feriti e a volte cadaveri Nel dispensario di Brega i combattenti hanno lo sguardo smarrito come se realizzassero solo ora cosa significhi una sconfitta. Alcuni piangono come bambini. Hanno iniziato con una manifestazione come i loro coetanei tunisini , ora si trovano dentro una guerra.
Mohammed , studente di Bengasi , fatica a capire come si sia arrivati a questo punto. Come ci sia arrivata la Libia. “ Come a Tunisi e al Cairo abbiamo manifestato pacificamente.Ci hanno sparato.Ora abbiamo questa guerra. Il nostro stesso esercito ci assassina. Abbiamo contro aerei,carriarmati,cannoni e navi…”.
Cala la notte. Circolano le voci più disparate: contro –offensiva imminente, attacchi a Braga,…In effetti, gli insorti non sanno niente, nessuno li informa dei movimenti dell’esercito.
E’ la storia di giovani che sognano d’abbattere un dittatore ma dimenticano che costui ha al suo servizio un esercito che sa fare la guerra.
Remy Ourdan
Ha ragione Toni Ferigo. E’ incredibile che dopo il voto all’unanimità al Consiglio di Sicurezza dell’Onu nulla sia ancora stato fatto per sostenere chi lotta contra la dittatura di Gheddafi. Non credo che la strada da seguire sia quella di un’altra guerra in nome della democrazia da esportare: come nei balcani, come in Iraq, come in Afghanistan. Piuttosto rielaborare il modello del Libano, ai tempi della missione Angioni. In concreto: accogliere l’appello che è stato inviato dal Consiglio provvisorio di Bengasi, inviare poderosi soccorsi medico-sanitari e cibo, proteggendoli con truppe,navi ed aviazione. Per dare aiuto a chi è pressochè indifeso, ed anche per prevenire quanto minacciato dal ditattore di “dare via libera a tutti” verso l’Europa. Dissuadere Gheddafi a sparare sui civili in necessità e sui soccoritori europei in missione umanitaria, peavvertendolo della legittima reazione di autodifesa, sia dall’aria sia dal mare, sia da terra.
Ciò potrebbe indurre il Raiss ad una mediazione, possibile se una parte (i rivoltosi) non sarà messa a tacere. Non siamo a Sbrenica ma è saggio pensare affinchè non si arrivi a qualcosa che assomigli….le la sabbia e le dune del deserto la sabbia coprono tutto.