Ci si può stupire o no, credere o no, ma le affermazioni che Fidel Castro ha rilasciato nell’ultimo mese sono certamente inedite: sull’autocritica per le discriminazioni verso gli omosessuali, sui missili sovietici installati a Cuba nel 1962, sulla politica antisemita, di negazione della Shoah e di non comprensione delle ragioni di Israele portata avanti da Ahmadinejad. Sulla persecuzione degli omosessuali ha dichiarato giorni fa " Ci sono stati momenti di grande ingiustizia contro la comunità gay, e se c’è un responsabile quello sono io".
La notizia delle critiche all’Iran è su tutti i giornali di giovedì 9 settembre. Di seguito vi invitiamo a leggere gli articoli .pubblicati su La Stampa e su Il Manifesto
Francesco Semprini -La STAMPA, a pag. 15, con il titolo " Ahmadinejad è antisemita ".
Critica Mahmoud Ahmadinejad per le sue derive antisemite, avanza timori per un conflitto nucleare tra Iran e Israele-Usa, sostiene che il modello economico comunista non va più bene, e fa un parziale mea culpa sulla crisi missilistica cubana del 1962. È un Fidel Castro inconsueto quello intervistato da Jeffrey Goldberg, inviato di The Atlantic, in una maratona di colloqui durata tre giorni e voluta dallo stesso lider maximo. «Si è voluto riproporre all’America e al mondo in veste di statista e non di semplice capo di Stato», spiega Julia Sweig, l’esperta di questioni cubane del Council of Foreign Relations, che ha accompagnato Goldberg nella trasferta dell’Avana. «Alcune settimane fa ero in vacanza quando ho ricevuto una telefonata da Jorge Balanos, il responsabile dell’ufficio di interessi cubani a Washington», racconta Goldberg. Con Balanos ecco l’invito a l’Avana. Dove Sweig e il giornalista sono ricevuti da Castro in persona.
Il colloquio si apre con l’arringa del lider maximo che conferma la sua convinzione che Usa e Israele si stiano muovendo «gratuitamente e precipitosamente» verso un pericoloso confronto con l’Iran. Quindi avanza una proposta al premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Israele deve smantellare il suo arsenale nucleare solo così potrà innescare un processo simultaneo e globale di disarmo con le altre potenze atomiche». Ma quella di Castro non è un’analisi a senso unico, e nonostante gli 84 anni e il fisico provato dalla malattia, «la sua mente appare lucida ed energica».
Lo dimostra nel messaggio inviato ad Ahmadinejad che invita a smettere di negare l’Olocausto e diffamare gli ebrei. «Credo che nessuno al mondo abbia ricevuto lo stesso trattamento che hanno ricevuto gli ebrei diffamati da duemila anni. Sono stati attaccati molto più che i musulmani. Hanno vissuto un’esistenza molto più difficile di chiunque altro: non c’é nulla a confronto dell’Olocausto».
Secondo il leader cubano, Teheran servirebbe meglio la causa della pace riconoscendo «l’unicità» della storia di Israele e provando a capire meglio perché lo Stato ebraico teme per la sua sopravvivenza. In caso contrario si rischierebbe una escalation di tensioni che «potrebbe sfociare nel conflitto atomico». Una paura, quella di Castro, che deriva in parte dall’esperienza della crisi missilistica cubana, tra gli episodi più delicati della Guerra Fredda e che lui stesso definisce a posteriori «un’operazione di cui non è valsa la pena alla luce di quanto si è visto e di quanto si è saputo negli anni successivi».
Cala il sipario anche sul comunismo in stile cubano. Alla domanda se il modello economico cubano sia ancora valido per essere esportato in altri paesi, il lider maximo ha risposto: «Il modello cubano non va più bene neanche per noi».
Sul Manifesto – pag. 8 Internazionale
Critiche a Ahmadinejad sull’antisemitismo
Fidel Castro è più vivo e lucido che mai. E non risparmia critiche. Non solo al nemico tradizionale – gli Usa – ma anche ai nemici del suo nemico, che dovrebbero essere suoi amici secondo la vulgata. Nella seconda intervista in meno di un mese (la prima fu al messicano La Jornada, pubblicata anche dal Manifesto), ha avuto parole chiare verso l’Iran (pur riconoscendo il suo diritto a sviluppare il nucleare civile) ma anche critiche verso il presidente Ahmadinejad. A Jeffrey Goldberg, della rivista The Atlantic, ha detto che «il governo iraniano servirebbe meglio la causa della pace se riconoscesse la storia senza precedenti dell’antisemitismo». «Non credo che nessuno sia stato calunniato più degli ebrei. Gli ebrei hanno vissuto un’esistenza molto più dura della nostra. Non c’è niente che si possa paragonare all’olocausto». Fidel ribadisce «il diritto inequivocabile» all’esistenza di Israele anche se Cuba non ha rapporti diplomatici con lo stato ebraico e se poi accusa Israele e Usa di muoversi «in modo gratuito e precipitoso» verso una guerra con l’Iran e un possibile conflitto nucleare.
Passando ad altro, Fidel ha risposto a una domanda sulla sua posizione nella crisi dei missili del ’62, quando chiese all’Urss di considerare l’ipotesi di un attacco nucleare agli Usa: «Dopo aver visto quel che ho visto e sapendo quel che so, definitivamente non ne valeva la pena»
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