Nella settimana scorsa sono avvenuti due fatti sindacali che hanno richiamato l’attenzione nazionale: il referendum di Pomigliano e il parziale allentamento della stretta sulle dinamiche salariale per la scuola. Sono due fatti inerenti la contrattazione di categoria ( primo livello) e di secondo livello, cavalli di battaglia della Cisl da sempre. La strategia della Cisl è in deficit: da parecchio tempo in rosso. La Cisl di Bonanni rischia di …imitare Lippi ai mondiali: cioè non vedere funzionare ciò su cui puntava.
La Cisl ha puntato tutte le sue carte sulla contrattazione per recuperare il potere d’acquisto eroso fortemente in questi anni e si ritrova con il blocco della stessa o con accordi aziendali “in peius” rispetto ai contratti nazionali. Si è tanto sbilanciata da rompere con la Cgil che proponeva anche di operare subito sul fisco, sul fiscal drag perlomeno per i lavoratori dipendenti a medio e basso reddito, per i pensionati. Il “niet” di Bonanni è stato netto e per noi inspiegabile.
Un accordo per Pomigliano era indispensabile e – tenendo l’unità d’azione con tutti i sindacati nazionali – sarebbe stato meno pesante in alcune sue norme. Non pensiamo che l’accordo di Pomigliano e l’esito del referendum siano stati “ ..un capolavoro “ come ha pubblicamente dichiarato Raffaele Bonanni. Se ne dovrebbe discutere analizzando sindacalmente il testo per ottenere chiarimenti ( sui punti che hanno avuto le interpretazioni più divaricate) che potrebbero recuperare le attuali fratture tra i sindacati.
Sarebbe anche interessante anche approfondire il significato delle dichiarazioni del Segretario Generale della Cisl sulla scuola quando afferma “ L’apertura di Tremonti a risolvere il problema degli scatti d’anzianità del personale scolastico è importante e dimostra che il dialogo sereno sulle cose difficili e l’azione sindacale non politica danno risultati.”
Se per la scuola non ci fosse stata tutta la mobilitazione che c’è stata, le manifestazioni di protesta e di lotta sindacale ( si può ancora dire?) sostenute da sindacati ed associazioni “ il dialogo sereno” avrebbe spuntato ben poco, visto come erano andate le cose.
I 28 sottoscrittori del documento “Autonomia ad intermettinza” – che trovate su questo sito – hanno scritto ancora, una nota per rimarcare che “ E’ grave il deficit della strategia Cisl”.
Questo il testo.
E’ GRAVE IL DEFICIT DELLA STRATEGIA CISL
Il bilancio della strategia confederale è in rosso fisso. Ne pagano il prezzo più pesante i lavoratori, i giovani, i pensionati. La Confederazione, con il furtivo ed incauto incontro separato del 13 maggio, ha aperto ampi varchi alla strategia Sacconi-Tremonti, sostenendo che la manovra finanziaria era “tempestiva, di rigore ma sostanzialmente equa”. Ma le Rsu, gli organismi di categoria e del territorio esprimono ben altra valutazione contestando il taglio dei servizi pubblici per mano degli EE.LL (privati di risorse), il blocco della contrattazione nazionale e di secondo livello nella PA, il ridimensionamento di servizi primari universali quali la scuola e la sanità. Dalla periferia cresce la rivendicazione per una manovra alternativa che reperisca le risorse da quei soggetti sociali ora appena lambiti tassando i grandi patrimoni e le rendite. Anche riducendo le spese militari come è avvenuto in Germania.
Così accade che la “equa manovra” sia messa in discussione dalla base della Cisl e da ben 2500 emendamenti dei parlamentari, di cui circa metà provenienti dalla stessa maggioranza di governo. Nei giorni scorsi, i 28 sottoscrittori di questa nota hanno inviato alle categorie ed alle Unioni Cisl del Piemonte una valutazione negativa sulla finanziaria e sulla Confederazione che opera con “autonomia ad intermittenza” e con strabismo: vede male e decide peggio (Alleghiamo il testo completo).
La Cisl Confederale dimentica cosa sia l’autonomia del “fare sindacato”: predisporre una piattaforma, confrontarla con iscritti e lavoratori, definire protocolli d’intesa da valutare negli organismi sindacali prima di dare l’assenso. La Cisl di Bonanni segue un’altra strada decidendo nell’informalità con alcuni ministri, una sorta di club “ della modernità e del riformismo”. Le conseguenze sono state dirompenti per l’unità d’azione e per il sociale. La “coesione” teorizzata dal vertice CISL è nei fatti l’adesione alla linea Sacconi-Tremonti che presuppone a priori l’esclusione di Guglielmo Epifani. Così operando è trascinata a “confluire” nei tanti annunci svianti della vulgata del trio Berlusconi-Sacconi-Tremonti: ultimo la riforma dell’art.41 della Costituzione. La Cisl sta pagando prezzi elevati per la sua immagine e la sua credibilità. Anche nel caso dell’arbitrato che doveva essere di libera scelta per il lavoratore la Cisl non ha, nei giorni scorsi, contrastato il ministro Sacconi che ha ricusato l’emendamento ( approvato al Senato) proposto da Cesare Damiano (Pd).
La Cisl spesso è disponibile all’assenso prima ancora di negoziare! Non sostiene le Regioni ed i Comuni nella loro richieste di correzione della manovra che sono molto simili a quelle sollecitate dalla periferia della Cisl. La Cgil era presente alla manifestazione dell’Anci a Roma, la Cisl no.
Raffaele Bonanni sembra “non vedere”: si rivolge alle Regioni e non al Governo affinchè “ non si taglino i servizi” e non batte ciglio se Tremonti rompe con le Regioni. Maurizio Sacconi fa propaganda per il sì a Pomigliano. Non è solo confusione di ruoli, viene meno il concetto di autonomia dei ruoli e della rappresentanza, tant’è che nel linguaggio è difficile distinguere la dirigenza CISL dal Governo. Serve un’altra Cisl più autonoma e collegata ai lavoratori, che sappia difendere la Costituzione nella società e su tutti i luoghi di lavoro, che prenda l’iniziativa per definire con la Cgil e la Uil proposte da confrontare prima con l’opposizione parlamentare, per allagare la coesione, e poi negoziare con il Governo con il sostegno di mobilitazioni popolari in diverse forme, dalla piazza all’uso di internet.
Una CISL che dica con chiarezza che l’accordo sindacale su Pomigliano è un’eccezione e non certo un modello da esportare. Di certo non è “ un capolavoro” come dichiara Bonanni e dopo il voto referendario richiede una verifica che consenta l’adesione, possibile, della Fiom e della Cgil.
I successi della strategia Cisl sembrano simili all’avventura dell’Italia di Lippi ai mondiali di calcio. I nostri cavalli da battaglia zoppicano vistosamente: sia la contrattazione di secondo livello per le categorie, sia quella territoriale per le Unioni. La prima, intensamente voluta dalla Cisl, è stata bloccata per tre anni nel settore pubblico e, nel settore privato, l’esperienza di Pomigliano – da non imitare – ha riconsegnato l’unitarietà delle decisioni alla Direzione Aziendale sull’organizzazione del lavoro e degli orari. La seconda, diventa ardua se la Confederazione prende le distanze dalle iniziative delle Regioni e dell’Anci.
Di tutto ciò Raffaele Bonanni ha grande responsabilità. Nella Cisl serve una riflessione critica, come pure “dare spazio” a Guglielmo Epifani. Ci guadagnerebbe la Cisl e l’unità d’azione, condizione prioritaria per una vera coesione per il nostro paese.
Bevilacqua Gianna, Bresciani Renato, Buratti Federico, Buzzigoli Antonio, Caldarola Salvatore, Cartella Ferdinando, Celestino Aldo, Cometto Giulio, Daghino Carlo, Debetto Claudio, Dellacqua Elidio, Dellacqua Mario, Ferigo Toni, Fiammotto Arnaldo, Giacometto Giuseppe, Mainardi Giuseppe, Marcolungo Antonio, Marucco Doretta, Michelizza Armando, Migone Gian Giacomo, Negarville Massimo, Pessana Franco, Pomatto Armando, Sampò Graziano, Seia Carmen, Serafino Adriano, Serlenga Antonio, Tridente Alberto.
Torino, 25 giugno 2010
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