Ci siamo incontrati a None, nel nostro centro “L’angolo non ottuso” per discutere di che cosa bolle in pentola in vista delle elezioni regionali di fine marzo. Eravamo una dozzina con Giampiero Clement, capogruppo al Consiglio Regionale di Rifondazione Comunista. Sintetizzo quella discussione augurandomi che possa incuriosire ed interessare anche chi non ha votato per RC.
La ricerca di un accordo con il centrosinistra si è rivelata complicata e tormentata. La Presidente Mercedes Bresso ha presto considerato indispensabile l’alleanza con l’Udc. L’Udc prima voleva la testa di Bresso e poi quella di Rifondazione. L’Udc ha presto rinunciato al primo obiettivo, ma ha accettato l’accordo tecnico con Rifondazione. In cambio ha ottenuto una nutrita rappresentanza nell’auspicata nuova Giunta regionale e nel listino. Rifondazione ha ottenuto il riconoscimento del suo diritto di conservare la propria contrarietà alla TAV, insieme con un posto nel listino in caso di vittoria.
Il ricamo è stato possibile perché i sondaggi dicono che il Piemonte è in bilico per pochi voti. Pertanto, gli interessi delle ditte Pd, Udc e PRC convergono. I primi due sono interessati a fare tutto ciò che può servire per vincere. Il terzo è interessato a fare tutto ciò che può servire per sopravvivere. L’Italia dei Valori di Di Pietro non è interessata a scaldarsi troppo né per la TAV, né per altro: è lì che aspetta di incassare ciò che gli spetta, predicando agli altri il primato della moralità e della legalità.
Molto grave la rottura con Sinistra e Libertà che veleggia verso un accordo con i socialisti. Molto tormentata l’intesa con i Comunisti Italiani (Pdci) che gradirebbero il posto sicuro nel listino, perché temono che i pochi eletti siano in quota Rifondazione Comunista.
Il pericolo di consegnare al leghista Cota il governo della Regione va scongiurato in ogni modo possibile. La Giunta guidata da Mercedes Bresso a ben operato in determinati campi, anche per il fattivo operato di Rifondazione. In particolare per l’apporto, prima di Mario Valpreda, poi di Eleonora Artesio nell’opera di risanamento, di modernizzazione democratica della sanità, dell’abolizione dei ticket; per la buona legge sul diritto allo studio che ha messo più risorse a disposizione delle famiglie dei lavoratori a basso reddito (legge non abbastanza conosciuta e utilizzata); per il sostegno al reddito dei lavoratori in cassa integrazione; per la proposta di legge che Rifondazione ha presentato per ridurre i costi della politica e i privilegi dei consiglieri regionali; per l’elaborazione di una legge che regolamentasse le delocalizzazioni, poi silurata dal voto bipartisan di centrodestra, leghisti e centrosinistra.
L’accordo con l’UDC sembra presagire una pericolosa apertura ai privati della Sanità, dove sono notevoli le possibilità di movimentazioni di risorse, di posti e di potere: ricomprimenti per la trasmissione.
Resta da vedere come la partecipazione a questa prova elettorale possa aiutare la costruzione di una sinistra smarrita e sconfitta più dalla sua frammentazione che dalla volontà egemonica del Pd, reduce da un ventennio dilapidato in feroci competizioni interne per il potere della rappresentanza del proprio schieramento, della propria fazione o “orticlello”.
Fa il resto la popolarità del leghismo che ricava la sua fortuna elettorale dalla capacità di dare risposte semplici a problemi purtroppo di enorme complessità teorica e sociale. Pensiamo al nesso tra occupazione, emigrazione e delocalizzazioni che la Lega interpreta proponendo affondamento dei gommoni al largo di Lampedusa (anche se di lì passa il 5% degli stranieri in arrivo in Italia), divieto di portare stabilimenti all’estero, espulsione dei clandestini. Fa il resto un’informazione che spaccia come spese prioritarie per lo sviluppo ed il progresso sia il ponte sullo stretto di Messina che costa 5 miliardi, sia l’Alta Velocità nella Valle di Susa che costa quattro volte tanto (20 miliardi di euro).
Io non so tanto, ma penso che una sinistra in lotta per una rappresentanza nelle istituzioni come se questo fosse un segno di vita e di utilità si condanna ad un’agonia senza dignità e ad una pervicace dilapidazione di risorse. Non pretenderei di cambiare il mondo, ma vorrei poter collaborare a qualcosa di concreto: istruzione, cooperazione internazionale, stranieri, salute, disabili, rifiuti, mutuo soccorso. Non tutto e subito, ma qualcosa nella direzione giusta. E’ questo e non altro a sostenermi nel pensiero e nell’azione. E tutte le volte un’emergenza ci impedisce di discuterne. Adesso basta! E’ tempo di cambiare passo.
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