Radio Torino Popolare
Radio Torino Popolare rivive i suoi 22 anni: musica, informazione indipendente e politica. Iniziò le trasmissioni il 4 ottobre 1983 al 5° piano di Via Barbaroux 43, la sede della Cisl Torinese. Ha ospitato interlocutori come Fiorenzo Alfieri, Luigi Ciotti, Gian Carlo Caselli, Alberto Barbera e redattori destinati a fare carriera come Gianni Armand Pilon, Milena Boccadoro e Claudia Apostolo. Ideata e diretta da Carlo Degiacomi.

Per raccontare quella grande esperienza di radio libera sono state programmate due iniziative. La prima, il 6 novembre, al Circolo della Stampa, come corso di formazione per giornalisti, aperto al pubblico. La seconda, il 2 dicembre al Polo ‘900, con la presentazione del libro che racconta la lunga storia.
Paolo Ferrari, su La Stampa del 3-11-25, publicizza l’evento con questo articolo << L’adesivo giallo ben descrive i tempi e lo spirito dell’avventura. C’è scritto in rosso «Radio Torino Popolare 96.600», sullo sfondo un pentagramma, in alto il marchio di fabbrica della redazione giornalistica, «Ascolta la città», sotto il contatto. Non un social, una mail, un sito. Anzi, neppure il prefisso di Torino. Semplicemente: «tel. 544.383». Benvenuti nel mondo dell’emittente che iniziò le trasmissioni il 4 ottobre 1983 per cessarle il 15 ottobre 2005.
La vicenda, fatta di persone, scommesse politiche, tanta musica, informazione indipendente e progetti sparsi sul territorio, rivive nel libro “Ascoltare la città, comunicare a 360°, nuotare nel sociale: Radio Torino Popolare, una radio locale e i suoi sviluppi“, pubblicato da Eta Beta.
Ne è autore Carlo Degiacomi, il direttore, con contributi, tra gli altri, di Pino Riconosciuto per la parte giornalistica ed Elio Dogliotti per il palinsesto musicale. «Radio Rtp nacque come una sorta di start up del sindacato Cisl – spiega Degiacomi – costituita in cooperativa dal 1° settembre 1982, poi dal 1989 divenne autosufficiente».
Il legame col sindacato era anche fisico: i primi anni in via Barbaroux 43 il quarto piano era Cisl, il quinto Rtp. Salivano quelle scale giovani appassionati di musica che conducevano i programmi specializzati e redattori destinati a fare carriera, da Gianni Armand Pilon, oggi vicedirettore de La Stampa, alla scomparsa Claudia Apostolo, a lungo in Rai; da Milena Boccadoro, colonna del Tgr Piemonte, al caporedattore, Pino Riconosciuto.
E poi interlocutori ricorrenti come Fiorenzo Alfieri, Alberto Barbera, Luigi Ciotti, Gian Carlo Caselli. «La parola d’ordine “Ascolta la città” riprendeva il concetto base intorno a cui ruotava l’informazione di Radio Popolare a Milano, da loro si chiamava Microfoni aperti», spiega ancora il direttore. Anche la tromba delle scale faceva parte del gioco: lì correvano i cavi che dal sottosuolo portavano al quinto piano la musica dei gruppi che suonavano dal vivo.
Era “Voci dalla cantina”, un’idea innovativa con la conduzione prima di Marco Galli e Giovanni Ferraris e poi di Barbara Santi. Componenti di uno squadrone di dj transitati negli anni dai microfoni di Rtp, in seguito trasferitasi in corso Lecce 52. Ne faceva parte anche Sergio Ricciardone, altri big erano Alberto Campo & Renato Striglia, Giorgio Valletta, Alessandro Calovolo, Steve Della Casa, Mao. «Il reclutamento era semplice – racconta Dogliotti – perché si proponevano loro, o venendo per un provino o inviando una cassetta.

Molti erano legati all’ambiente delle riviste di settore, ciascuno portava con sé i dischi adatti, fosse una trasmissione reggae, blues, new wave o jazz, uno dei nostri punti di forza». Gli stessi dj battevano la città in cerca di sponsor per pagarsi i dischi. Altri LP erano in dotazione per i programmi diurni: «A volte le 2 – 300.000 lire di budget mensile non bastavano, per cui capitava che me li facessi prestare, li registrassi su cassette e li riportassi ai negozianti. Oggi si può dire, dovrebbe essere passato tutto in prescrizione», se la ride il capo del settore musica.
Questo legame con il rock e con la notte metteva Radio Torino Popolare in concorrenza con la potente Radio Flash, nata a metà Anni Settanta: «Ci fu una fase di collaborazione – conferma Elio – si arrivò addirittura a un periodo di fusione e spesso i vasi erano comunicanti. C’era chi per vari motivi si spostava da noi a loro e viceversa. Però sul terreno dei dati Auditel tirava aria di derby».
Con il terzo millennio e i nuovi media le due emittenti si estinsero fisiologicamente, ma tracce di Radio Popolare s’incontrano ancora. Dogliotti sta lavorando a un suo progetto online sulla memoria di quegli anni; Carlo Degiacomi attivo nella struttura Ecofficina -coordinata da Manuele Degiacomi – spiega: «Abbiamo ripreso la lezione di Radio Popolare che non puntava su eventi spot ma su iniziative a lungo termine, sia il Parco Giò che la Tre Giorni del Volontariato sono durati più di dieci anni; oggi siamo attivi a Casale Monferrato con un progetto ambientalista sulla memoria della tragedia dell’Eternit». Il libro su Radio Torino Popolare sarà presentato il 2 dicembre alle 17 al Polo del ‘900.>>
Questo corposo libro sulla straordinaria storia di Radio Torino Popolare può offrire molti spunti al sindacato e alla Cisl in particolare – che nell’era digitale ha sperimentato inefficaci e costosi notiziari sul proprio sito web – per indagare le ragioni, non solo di natura economica, che portarono alla decisione di “sganciarsi” – di non sostenere più – di lasciare “libere” quelle radio libere come sono state Radio Torino Popolare e Radio Milano Popolare, perdendo così preziose finestre sulla società che cambia, sui pensieri e le opinioni che mutano profondamente tra i lavorati, tra i giovani.
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Le forme di comunicazione nell’emittenza radiofonica locale. Ieri e oggi
La Fondazione Nocentini in collaborazione con Ecofficina ha organizzato un corso di formazione per giornalisti (6 novembre) aperto al pubblico, per riflettere e cercare risposte a questa domanda: è possibile ascoltare la città, l’economia, il sociale in continua trasformazione; ritagliare spazi di informazione, fare cultura, costruire reti, proporre servizi, formare comunità di ascolto?
Gianfranco Zabaldano, vice presidente della Fondazione Vera Nocentini. ha introdotto (vedi testo allegato) il dibattito articolato in due parti:
1° modulo. Le emittenti radiofoniche locali ieri: indagare sul perché in particolari esperienze passate delle radio piemontesi vi è stato uno stretto collegamento tra comunicazione informativa, musicale, presenza nel sociale, attività culturali, libertà di indagine. Serve per il presente? con la partcipazione di:
- Gianni Armand Pilon, vicedirettore La Stampa
- Luca Davico, sociologo e docente Politecnico di Torino
- Carlo Degiacomi, già direttore di Radio Torino Popolare (in allegato il testo articolato in sette parole chiave)
- Pino Riconosciuto, già caporedattore Radio Torino Popolare
2° modulo. Il significato per oggi e domani della pratica di terreni e forme di comunicazione a cavallo tra etere e web in corso nelle esperienze locali radiofoniche e quelle a cui si può aspirare. Possibilità o spazi ristretti?
- Massimo Tadorni, Direttore Radio GRP
- Orlando Ferraris, Ceo Agenzia ZIP
- Maurizio Cimmino, editore To Radio
