Cisgiordania l’assedio dei coloni

Francesca Mannocchi – coraggiosa reporter di guerra – continua con i suoi reportage facendo venir alla luce quelle tragiche realtà che non i vogliono vedere o ammettere. Da Evyatar (Cisgiordania occupata) ha scritto, il 7 luglio, per la La Stampa l’articolo “Cisgiordania l’assedio dei coloni” con testimonianze sulle violenze subite e sulle continue annessioni.

Questo l’inizio dell’articolo << Fino all’agosto del 2005 Ayelet Shlaysel viveva a Gush Katif, l’insieme dei 17 insediamenti israeliani nel sud della Striscia di Gaza. L’anno prima, a giugno del 2004, l’allora primo ministro Ariel Sharon aveva proposto e approvato il piano di disimpegno unilaterale. Gli ottomila abitanti israeliani avrebbero lasciato l’area e le abitazioni sarebbero state distrutte. Lasciata Gush Katif, Ayelet Shlaysel ha vissuto nella colonia di Ariel finché due anni fa si è trasferita a Evyatar, quando ancora era un avamposto fatto di caravan, senza acqua né strade asfaltate.

Era lì quando il governo israeliano ha provato ad abbattere le prime case, lì a manifestare coi ministri di estrema destra che difendono gli avamposti e gli insediamenti, lì a ricostruire ciò che era stato distrutto e sempre lì quando il governo lo scorso anno ha ceduto, riconoscendo Evyatar come insediamento a tutti gli effetti. Status che garantisce ai coloni fondi statali, e l’istituzione delle scuole e degli asili all’interno delle comunità.

Il disimpegno unilaterale da Gaza è per lei, come per molti coloni estremisti, una ferita mai rimarginata. Sembra che gli anni passati ad Ariel non siano esistiti per lei, o che siano solo un intervallo dall’insediamento nella Striscia al ritorno che sta progettando con il movimento Nachala. Da quando è iniziata l’offensiva militare su Gaza, ormai venti mesi fa, Ayelet affianca Daniella Weiss, la madrina dei coloni, per stilare una lista di famiglie pronte a insediarsi di nuovo a Gaza «quando torneremo a prenderci quello che ci appartiene».

Per Ayelet, la comunità in cui vive è simbolo della capacità che i coloni hanno di fare pressione sul governo e influenzarne l’agenda e le decisioni «noi vediamo Evyatar come un esempio e dobbiamo fondare sempre più insediamenti, è la nostra missione, e sappiamo che il governo si arrenderà, perché i governi devono realizzare ciò che il popolo vuole e noi vogliamo tutta questa terra». Lo dice mentre cammina lungo le strade appena asfaltate dell’insediamento, mostrando la nuova struttura scolastica, elencando le famiglie appena arrivate, l’ultima con dieci figli, la penultima con nove. Perché, spiega, «è così che si vincono le guerre con i nemici vicini, facendo più figli di loro, prendendo loro la terra».

E poi, certo, facendo pressione sul governo e riuscendoci. Parlano i numeri: alla fine di maggio sono stati 22 i nuovi insediamenti approvati: la più grande annessione degli ultimi decenni.(…) >> Per proseguire aprire l’allegato

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