Chi paga e chi aspetta
La coda pubblica, le lunghe liste d’attesa portano più guadagni alla sanità privata. Le convenzioni pubblico-privato sono messe in campo per questa finalità? Il progressivo depotenziamento del Servizio Sanitario Pubblico, per erogare servizi universalistici, la più grande conquista sociale degli anni ’70, oggi non è più tale: i servizi per la salvaguardia della salute, bene primario per una persona, non sono più universali. Stupisce che il movimento sindacale unitario, le grandi confederazioni non abbiano finora scelto come prima priorità per una strategia lungimirante e solidaristica la salvaguardia della salute imperniata su un sistema pubblico per garantire a tutti le stesse prestazioni. Quali i motivi di questo garve ritardo?
Chi paga e chi aspetta – Dal rapporto Censis: «Il ricorso alla Sanità a pagamento è l’esito, non di una corsa al consumismo sanitario inappropriato, ma di prestazioni prescritte da medici che i cittadini non riescono ad avere in tempi adeguati nel Servizio sanitario». Infatti, è in crescita costante la spesa che gli italiani sostengono di tasca propria per curarsi: secondo gli ultimi dati disponibili della Ragioneria generale dello Stato si è passati dai 34,85 miliardi di euro del 2019, ai 37 miliardi del 2021. Un 6% in più, equivalente a 2,15 miliardi. La metà di questa spesa è per visite specialistiche ed interventi..
Milena Gabanelli e Simona Ravizza, Corriere della Sera 6-2-23, nel Dataroom “ Sanità: chi può sceglie di pagare, gli altri aspettano” descrive il quadro post Covid: le prestazioni non ancora recuperate nel 2022: meno 8,4 milioni di visite e 1 milione di elettrocardiogrammi, nonostante 500 milioni di fondi.
< Quante sono le prestazioni sanitarie saltate durante la pandemia? Più di dodici milioni di visite e 3 milioni di elettrocardiogrammi. E si fa fatica a recuperare, anche se i fondi ci sono. Ma le strutture pubbliche restano in affanno e c’è carenza di medici. Perciò chi può sceglie i privati.
In Italia da tempo indefinito la certezza di avere un esame o una visita medica in tempi rapidi ce l’ha solo chi può permettersi di pagare. Prima della pandemia, secondo il Censis, 19,6 milioni di italiani si sono visti negare almeno una prestazione dei livelli essenziali di assistenza in un anno e, presa visione della lunghezza della lista di attesa, hanno proceduto a farla di tasca propria: ogni 100 tentativi di prenotazione, 28 sono finiti nel privato. Dopo i due anni di picco del Covid (2020-2021) che cosa sta succedendo?
Vale l’immagine che abbiamo utilizzato più volte: immaginate una lunga fila al binario che attende di salire sul treno a cui si sommano i passeggeri di oggi. Se al treno non vengono aggiunte altre carrozze, ci saranno sempre più passeggeri che dovranno rimandare quel viaggio, che in molti casi gli può salvare la vita, o in alternativa pagarsi un trasporto privato.
È il motivo per cui recuperare velocemente le prestazioni sanitarie perse durante il Covid, a causa della paralisi dell’attività programmata, è per il Servizio sanitario nazionale una assoluta priorità. E per due ragioni:
1) la maggior parte della popolazione non può permettersi la sanità a pagamento;
2) il ritardo di una cura o di una diagnosi va ad aggravare sia il paziente che le casse pubbliche.
Un’elaborazione di dati fatta per Dataroom dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che fa capo al ministero della Salute ci permette di capire quanto è lunga quella coda e perché non si riesce ad accorciarla.
Il Dataroom (vedi allegato) prosegue con questi brevi capitoli:
- Esami e visite saltati
- La richiesta di prestazioni
- I risultati delle Regioni
- I soldi ci sono
- I tempi di attesa
- Chi paga e chi aspetta
Articolo correlato è certamente il reportage “Un anno in fila per una Tac” (in pagina di copertina) di Gloria Riva su L’Espresso n.5/2023 che disegna una mappa della sanità con le toppe che sta perdendo persino la sua funzione sociale: quando per una tac occorre un anno di attesa o, peggio ancora, mesi e mesi per avere un referto istologico dove una persona sta aspettando se le arriverà sulla testa una possibile sentenza di morte, c’è qualcosa che va al di là delle inefficienze, delle lungaggini, della mancanza di personale. E’ mancanza di umanità. Una Caporetto per quello che era uno dei migliori servizi sanitari pubblici del mondo che cede efficienza e fa avanzare gli interessi del privato. (vedi allegato)
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