Tre parole
UNA DOMANDA ED UNA PROPOSTA di PierLuigi Ossola. < Le parole Libertà, Fraternità, Uguaglianza, sono state la bandiera della rivoluzione francese, Libertà, Pace, Giustizia sono le parole poste a fondamento della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” approvata Il 10 dicembre 1948, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La destra ha da sempre scritto sulla sua bandiera Dio, Patria, Famiglia.
Da un po’ di tempo mi gira per la testa una domanda: “ci sono tre parole in grado di dare visibilità e concretezza ad un’idea non utopistica di futuro, capace di infondere slancio e fiducia a quanti non si riconoscono nei valori della destra neoliberista e populista?”. Se queste tre parole ci sono non c’è tempo da perdere per farne una bandiera, perché ogni giorno che passa motivazioni e speranze di chi ha creduto possibile lavorare per costruire un mondo più equo e solidale stanno sfaldandosi come neve al sole, lasciando sul terreno disillusione, frustrazione, disorientamento o addirittura rifugio in promesse di ordine e sicurezza.
Serve una bandiera capace di indicare una strada da percorrere e di essere riferimento sostanziale per formulare piani di azione politici e piattaforme sindacali. Sia chiaro, una bandiera per unire ciò che oggi è disperso e diviso, non un’ennesima nuova organizzazione.
Perchè tre parole? Perchè un programma politico non è una semplice “lista della spesa” se la sua essenza può essere espressa con poche parole capaci di metterne in evidenza l’anima. Lo stesso vale per le piattaforme sindacali. Tre parole, come dimostrano gli esempi appena richiamati, sono una tradizione di chiarezza di intenti, sintesi ed efficacia comunicativa.
Siamo in tempi di congresso del Partito Democratico, che, nonostante i suoi più che evidenti limiti, rimane pur sempre il più grande e significativo partito che si richiama ai valori della Resistenza. Non mancano gli aspiranti leader, mentre sono piuttosto generiche e latitanti le idee capaci di dare un’anima al PD, unire e motivare.
Tre parole che tutte le organizzazioni sindacali possano scrivere con convinzione sulla loro bandiere possono segnare una svolta in un momento in cui l’unità sindacale sembra ormai un miraggio tramontato. Ritorniamo quindi alla domanda di tre parole per esprimere, con la forza della sintesi, non un’utopia, ma l’essenza di ciò che vogliamo e crediamo importante e realistico mobilitarci per realizzare.
Non mi sottraggo alla sfida. Le tre parole che propongo sono: Lavoro, Equità e Sostenibilità. Cerco di motivare questa mia proposta.
Intanto occorre sottolineare che Lavoro, Equità e Sostenibilità sono parole in grado di unire perché vi si possono riconoscere tutte le persone e le organizzazioni che non si identificano nella prospettiva neoliberista oggi dominante. Sono inoltre parole che precisandosi e rafforzandosi a vicenda non lasciano alcun equivoco nella loro interpretazione.
Non esprimono concetti generici ed equivoci poiché in loro nome non ci può essere guerra, ingiustizia, sfruttamento e discriminazione, costruzione di muri e steccati; proprio l’opposto di Dio, Patria e Famiglia.
Lavoro, Equità, Sostenibilità e Dio, Patria Famiglia stanno su due bandiere che rappresentano visioni diverse della società e del futuro. Sia chiaro: le parole Dio, Patria e Famiglia non devono essere lasciate alla destra perché esprimono concetti di cui avere tutti il massimo rispetto. E’ la loro strumentale unione su una bandiera a farne l’anima della visione del mondo delle destre.
Ogni democrazia per vivere necessita della dialettica tra visioni diverse capaci di confrontarsi in modo pacifico. In democrazia le bandiere devono essere almeno due, meglio se di più, purché ciascuna sia chiara e realistica nelle prospettive che indica. Non bisogna ovviamente confondere le bandiere con le bandierine ed i cosiddetti “provvedimenti bandiera” pensati per acchiappare voti e non certo per proporre visioni diverse del “mondo migliore” che si vuole costruire (…) per proseguire aprire l’allegato
Concludo questo scritto con una domanda, così come l’ho iniziato. Lavoro. Equità e Sostenibilità sono le tre parole non demagogiche da scrivere oggi sulla bandiera da impugnare per il riscatto di quella parte, purtroppo sempre crescente dell’umanità, che subisce sfruttamento, discriminazione e impoverimento? Esprimono senza equivoci l’anima di un possibile programma politico capace di unire quanti non si riconoscono nei valori della destra neoliberista e populista? Sono idonee ad ispirare piattaforme sindacali capaci di mobilitare su obiettivi strategici per l’insieme del mondo del lavoro? >
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