La “guerra” dell’energia

LA “GUERRA” DELL’ENERGIA E LA TRANSIZIONE ECOLOGICAIl direttore de Il Foglio Claudio Cerasa intervista il ministro Roberto Cingolani sui nodi che riguardano l’approvvigionamento energetico dell’Italia aggravatosi con le drammatiche conseguenze della guerra in Ukraina e dei programmi a medio e lungo termine della transizione ecologica e climatica. Vedi articolo correlato su G20 di Roma e Cop26 di Glagosw, con questo link http://sindacalmente.org/content/cop-26-di-glasgow/

Dalle risposte del ministro Cingolani si avverte l’urgenza di un radicale cambiamento di modello di sviluppo, che è evocato anche dalle Organizzazioni sindacali pur risultando generico il come perseguirlo. Il modello di contrattazione rimane più rivolto alla tradizione anziché adeguarlo per rispondere ai problemi urgenti posti dalla transizione digitale (nuovi regimi e riduzioni dell’orario di lavoro); dalla riconversione ecologica (che richiede un forte sviluppo dell’economia circolare e recupero dei rifiuti, la salvaguardia dell’occupazione con mobilità da posto a posto di lavoro anche interaziendali  con processi di formazione finalizzata);  dalla salvaguardia delle salute delle pandemie (e dagli infortuni sul lavoro, domestici e stradali)  che richiede una strategia rivendicativa categoriale e confederale rivolta al rinnovamento del servizio sanitario nazionale, vero settore di economia pubblica da potenziare,  anziché insistere sul welfare aziendale che per sua natura non può produrre la salvaguardia dei basilari diritti universali per la salute.

Cop 26 – Glasgow 2021

Nella lunga intervista (tre grandi pagine de Il Foglio) si evidenziano, questi punti:

  • Lo stato di preallarme sul gas, la necessaria svolta europea, le conseguenze del putinismo, le nostre imprudenze del passato: poche ore prima che le truppe di Putin assediassero Kiev, il ministro Roberto Cingolani ci ha detto tutto sui tabù e i vizi ideologici italiani in tema di energia e sulle sfide che ci attendiamo.
  • Data la necessità di decarbonizzazione, non possiamo che accelerare le rinnovabili. La transizione non è solo installare i pannelli o le pale. E’ gestire una rete smart e cambiare l’infrastruttura. Per questo ci vogliono anni: non bisogna illudere nessuno dicendo che le soluzioni sono pronte
  • Che fare per una maggiore autonomia energetica? Trivellare di più, diversificare l’importazione del gas? “Algeriae Azerbaijan sono le rotte sud. Qui può aumentare la quota, il trasporto nel cosiddetto Tap, e credo si possa anche raddoppiare. Ma sono infrastrutture che non si fanno in un mese”
  • I guai  della dipendenza dall’estero. In Italia l’undici percento dell’energia viene da fonti rinnovabili, il resto, gas, carbone o petrolio, è quasi tutto importato. La produzione di gas è crollata dal 2000 a oggi ma l’impatto ambientale non è variato
  • Iva, incentivi, costo del consumo: la fotografia della bolletta energetica. Il calcolo dei prezzi, una questione europea. Le rinnovabili sono il primo tabù: tutti le vogliono però non nel loro giardino. Consumi, efficientamento, risparmi. Il nucleare è la stella fatta in casa. L’energy mix che ci occorre. Il momento di fare tutti un piccolo passo indietro
  • Il Nimby è un problema culturale: tutti ambientalisti nel giardino degli altri. Questo non va bene. E non va bene il fatto che ci siano delle stratificazioni a livello autorizzativo e politico per cui ciascuno tende a difendere la propria prerogativa autorizzativa come se fosse la priorità essenziale
  • O si ostina a fare ragionamenti sulle pale eoliche a diecimila metri dalla costa che si vedono alte un centimetro all’orizzonte. Quel centimetro in momenti di pace ambientale ed energetica può dare fastidio. Ma adesso è niente rispetto al problema e alla soluzione che questa pala può dare”

In allegato due file: il testo completo dell’intervista al ministro Roberto Cingolani e l’esempio di economia circolare del Comune di Peccioli in Toscana