Milano la città di Formigoni e della Moratti. Scontri del dopo la "Carmen" alla Scala, con lancio di uova, lacrimogeni e manganellate sulle teste dei lavoratori dell’Alfa di Arese e Pomigliano che protestavano contro la definitiva chiusura degli stabilimenti.
Sconci attacchi leghisti all’Arcivescovo Tettamanzi, perché sta dalla parte dei poveri e degli immigrati. Gli attacchi ricordano la campagna accusatoria della destra salvadoregna contro Monsignor Romero, ucciso nella chiesa di San Salvador nel marzo del 1980. Parlava troppo di poveri e denunciava lo scandalo dei troppo ricchi (pochi), e dei troppo poveri (molti), la stragrande maggioranza del paese centro-americano.
Moratti e Formigoni, costretti a tacere e ad assecondare i rigurgiti razzisti della Lega, per forzate ragioni di alleanza politica, saranno forse imbarazzati ora che sotto attacco vi è un vescovo, e non gli immigrati o i marginalizzati Rom.
Ma i due personaggi sono parte integrante dell’aggregazione economico-sociale dell’integralismo cattolico e degli affari del terzo settore di Comunione e Liberazione. Uno schieramento che non prova imbarazzo d’andare a braccetto con lo sfacciato lusso esibito dalle signore all’uscita dal concerto dell’elitario teatro milanese. Dall’altra parte, i lavoratori trattenuti dai manganelli della polizia per dividere quelle due inconciliabili parti di un mondo economico caratterizzato da profonde ed ingiuste diseguaglianze.
Impressionante e "violento" il contrasto visivo tra gli sfavillanti “collier” di diamanti di Marina Berlusconi, gli orecchini di smeraldo della Moratti, e l’arrabbiata disperazione dei lavoratori, che – era ben evidente – protestavano vivacemente non per invidia e per la pretesa di possedere quei valori per donarli alle proprie mogli, ma perché perdono il posto di lavoro, l’unico reddito di cui dispongono. Perdono il futuro!
Salario da lavoro dipendente tra i più bassi nei trenta paesi più sviluppati dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione Economico e Sociale). La media dei salari italiani è sul fondo della classifica, al 23esimo posto!
Sembra dunque essere la Milano dei Formigoni, della Moratti, dei berluscones, la città che più esprime lo scandalo delle abissali differenze economiche dell’Italia di Berlusconi. La città nella quale, al bel canto e all’affascinante spettacolo della Scala, fa contrasto la povertà che incombe anche per chi aveva un lavoro.
Non solo, alzano la testa anche il razzismo e l’intolleranza con l’arrogante richiesta ( inacettabile ed immorale) di voler l’esclusione degli immigrati anche dai diritti contrattuali e di legge validi per tutti i lavoratori (dove sei finito Vangelo del “bussate e vi sarà aperto”?).
Per il vescovo Romero – molti anni fa in un piccolo paese senza democrazia e dominato dall’esercito e da latifondisti – furono riservate pallottole omicide. Per l’arcivescovo Tettamanzi – in un paese europeo democratico – sono volate le parole di “Imam mussulmano e prete mafioso”. E’ la differenza tra il vivere in un paese democratico ed una dittaura, ma in entrambe aleggia sempre, certo e per fortuna , con intensità diversa il vento razzista e fascista.
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