PATRIMONIALE PER SALVARE IL PAESE – N.Cacace – economia & politica 26/9/11

Una patrimoniale per salvare il Paese. Se non ora quando? La Confindustria minaccia di "andar via dai tavoli" se il governo non decide subito su almeno tre elementi di riforma: riforma del fisco con riduzione delle tasse per imprese e lavoratori, riforma delle pensioni e patrimoniale ordinaria. Ora che anche la Grecia ha varato una patrimoniale immobiliare di due miliardi come estremo tentativo di evitare il fallimento, siamo all´ultimo tentativo di rassicurare i mercati con l´unica e ultima chance: ricorrere al contributo degli italiani più abbienti con una patrimoniale ordinaria che, senza impoverire nessuno, dia un segnale forte ai mercati sulla volontà del Paese di ripagare il suo debito.

Con un differenziale con i Bund tedeschi superiore a 400 punti, siamo sull´orlo del baratro, di questo passo a regime si tratta di più di 100 miliardi di interessi l´anno, una cifra insopportabile, proprio come pensa il mercato. Venerdì il differenziale ha toccato il massimo storico da quando la Bce ha iniziato ad acquistare i nostri titoli. Ma sino a quando durerà il sostegno? Non certo all´infinito.

Purtroppo la manovra recessiva sta ulteriormente affossando l´economia, con una produzione industriale calata in un anno del 2% senza parlare di consumi ridotti, domanda calante, potere d´acquisto delle famiglie all´osso. E senza dimenticare la grave situazione occupazionale, perché il nostro tasso di disoccupazione dell´8% che appare migliore della media europea racconta solo una parte della storia: non dice niente, infatti, del continuo aumento dei cosiddetti inattivi (+ 620mila in due anni, cittadini di 15-64 anni che non sono disoccupati perché non cercano più un lavoro che non c´è e la cui quota è la più alta d´Europa, 38% contro il 27% della Spagna ed il 23% della Germania).

Una patrimoniale ordinaria di venti miliardi l´anno, potrebbe dare la prova certa che l´Italia non vuole fallire e che ha le risorse per invertire la rotta, la ricchezza delle famiglie, immobiliare e finanziaria, spesso vantata anche da Berlusconi e Tremonti quando, in giro per il mondo, ricordano che essa è superiore a sei volte il Pil.

Ebbene, se non ora quando. Venti miliardi si possono incassare tassando il patrimonio immobiliare del 10% degli italiani più ricchi, pari a 2.600 miliardi, almeno 2.000 miliardi se si escludono le seconde case già tassate. Si tratterebbe di famiglie con patrimonio immobiliare superiore al milione cui sarebbe chiesto un contributo medio di 10.000 euro che non impoverirebbe nessuno e consentirebbe al Paese di ridurre il debito di 10 miliardi e destinare gli altri 10 ad una consistente defiscalizzazione del costo lavoro e delle imposte delle famiglie.

Se non ora quando? Quando sarà troppo tardi ed anche una patrimoniale leggera, presente in tutti i Paesi europei, non basterà a salvarci dal fallimento?

 

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