NON SI SALVA NEPPURE LA LEGA – Il Foglio – politica – 31/5/11
Nel voto di Milano, di Napoli, non c’è sola la deblane di Berlusconi, cioè il tramonto del gran imbroglione che sapeva raccontare le falsità come fossero vere convincendo una larga parte degli italiani, c’è anche la sconfitta della Lega ( in città significative del Nor Italia) che confidava di raccogliere – rimanendo nello schieramento di centro destra – quanto lasciava il Pdl logorato dagli infiniti proclami e brutte figure internazionali e nazionali del Silvio "pensaci tu". Prosegui con la lettura dell’articolo sottostante che abbiamo tratto dal Foglio di Giuliano Ferrara.
Niente da fare per l’altro candidato forte del titolare del Viminale, Giovanni Fava alla provincia di Mantova, che non è riuscito a conquistare, seppur per pochi voti, il capoluogo che fu la prima sede del Parlamento del bord. La Lega non ce l’ha fatta neanche a Desio, fulcro della Brianza, dove i leghisti erano usciti dalla giunta quando il comune era stato coinvolto in un’inchiesta giudiziaria sulla ’ndrangheta. Ma lo scontro col Pdl ha favorito anche qui la sinistra. Significativa anche la sconfitta a Novara, centro del consenso della Lega in Piemonte e feudo del governatore Roberto Cota, dove Andrea Ballarè ha sconfitto il candidato del Pdl, Mauro Franzinelli.
Dopo questi risultati, la Lega dovrà meditare sulla sua linea nazionale e sulle scelte dentro al governo. Ma, in attesa che parlino i vertici, si possono trarre le prime (provvisorie) conclusioni per quel che riguarda gli equilibri interni. Nel passo in dietro generale, quasi solo i candidati di Maroni hanno tenuto botta, aumentando, in qualche caso triplicando, i voti per la Lega, in controtendenza rispetto al calo del consenso del partito. Nel frattempo, a urne ancora aperte, domenica 1.300 militanti leghisti si sono affrontati, coltelli alla mano, per eleggere il candidato alla segreteria provinciale di Verona, feudo di Flavio Tosi, altro maroniano. Il suo candidato, Paolo Paternoster, ha vinto con il 63 per cento dei consensi, mostrando però una profonda spaccatura nel partito. Un antipasto veneto di ciò che potrebbe iniziare a succedere da domani in poi. E se per i fan di Maroni l’arretramento “è solo un momento di passaggio”, i suoi avversari annunciano cattivi presagi: “E’ arrivata la resa dei conti. A questo punto non escludiamo, che il movimento si possa spaccare in due”.
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