E’ stata invocata la coesione politica e sociale, la manovra è stata approvata alla fine a tamburo battente, il governo con un maxiemendamento ha posto la fiducia, le opposizioni hanno rinunciato a tirare a lungo annunciando però la loro contrarietà a come è stata composta la manovra da 47 miliardi. Nonostante tutto ciò la credibilità del nostro governo è rimasta bassa ed i mercati non si fidano facendo rimbalzare all’insù lo spread ( ben oltre i 300 punti) che determina l’interesse da pagare sui Bot emessi per finanziare il deficit. I 300 punti segnano il differenziale rispetto i Bund tedeschi, quelli che hanno più affidabilità sul mercato, e pertanto determinano un minor interesse che il Governo tedesco deve pagare per finanziarsi.
Pesa come un macigno il ridicolo di cui si è coperto questo governo varando una manovra articolata in modo tale che per la gran parte, dopo il 2013, non sarà più chiamato a risponderne.
Pesa l’intervista che il premier Berlusconi ha rilasciato a La Repubblica, pochi giorni prima della manovra, con la quale ha dichiarato al mondo che Giulio Tremonti era un temerario solitario, mal visto nel governo. E sempre in questa salsa anche il Giulio “salva patria” ha contribuito etichettando con “quello è un cretino” il ministro Brunetta che in conferenza stampa spiegava ai cronisti che la manovra non era poi così tanto severa e pesante. Inoltre, non ha certamente giovato alla stessa credibilità del Ministro del tesoro, scoprire – dopo l’approfondimento del Governatore Draghi – che la sbandierata delega per la riforma fiscale era al momento una decisione potenziale per un ulteriore aumento delle tasse ( scomparsa delle 483 agevolazioni esistenti) per circa 25 miliardi.
Così la manovra che era stata presentata alla Commissione Europea come un rigoroso intervento a prevalente taglio della spesa pubblica ha repentinamente cambiato di segno ( anche per i mercati!) in manovra con prevalenza di entrate alimentate da maggiori tasse, in gran parte di segno regressivo ( cioè, pagano di più coloro che hanno redditi più bassi).
E’ una manovra regressiva su chi deve pagare, di destra – classista si diceva un tempo – ma nonostante ciò non piace al mondo imprenditoriale perché non contiene una strategia e risorse per la crescita.
Le richieste e la strategia ( uniti con tutti meno che con la Cgil) del cosiddetto sindacato “unitario e riformista” – appellativo che si sono auto attribuiti Angeletti e Bonanni a P.zza del Popolo il 18 giugno – si sono dileguate come nebbia ai primi raggi del sole. Su questo ci ritorneremo. Già ora bisogna avviare una seria riflessione e definizione di contenuti per una manovra più credibile e popolare da sostenere con grandi mobilitazioni a settembre.
Per questa manovra non è possibile né la coesione politica né quella sociale. Quei 48 miliardi, necessari al pareggio di bilancio nel 2014, vanno realizzate con ben altre modalità ed apporti e per finalità anche di sviluppo.
E poi, questa volta occorre fare di più che l’ indignarsi per la difesa corporativa che la gran parte della casta politica ha fatto a protezionedi sè. La media dei costi della politica, dei 27 paesi Eu, a partire dai vitalizi, dall’indennità e benefit dei parlamentari, dei consiglieri Regionali e dintorni, è un obiettivo primario da rivendicare, con prime tappe già in questa legislatura.
In allegato
- i file del maxiemenadamento e relazione, un esempio di linguaggio e di scrittura per ostacolare la partecipazione ed il controllo, anche del Parlamento;
- file per capirne di più sulla manovra approvata da camera e Senato, tratti da La repubblica e da Il Sole 24 Ore
Allegato:
I NUOVI NUMERI DELLA MANOVRA_Boeri.doc
Tutta la manovra in 154 voci_Il Sole.doc
MAXIEMENDAMENTO.pdf
relazione_tec_maxiemend.pdf
Chi ha meno paga di più.pdf
i costi della politica_vitalizi.pdf
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