La parte è costituita da una frase ed uno schiaffo; il tutto è il dibattito che c’è stato sul progetto preliminare della nuova linea Torino Lione (NLTN) al Consiglio Comunale aperto di Rivoli mercoledì sera, 12 maggio. Man mano che tale progetto, per una linea che funzionerà a regime ben dopo il 2030,) viene portato a conoscenza dei cittadini dell’area metropolitana si scopre che le obiezioni e le riserve su quella “grande opera” non sono solo quelle degli “indiani” della Valle Susa, che con il loro movimento No tav hanno comunque creato una cultura ed un senso di vita alternativo al consumismo massificato. Quanto accaduto a Rivoli, città non ancora collegata dalla Metropolitana ma impegnata a discutere sul percorso della nuova Torino-Lione che attraverserà il suo territorio, è emblematico e deve far riflettere Amministratori, sindacati, partiti, movimenti e cittadini.
Emblematico perché i media – vedi allegati – hanno scelto che l’informazione sul vivace e partecipato Consiglio Comunale ricadesse esclusivamente sulle scintille finali, a lavori conclusi, causate da una colorita espressione di Carlo Gottero ( ex-presidente della Coldiretti) ripagata da un sonoro schiaffo del destinatario che non ha “gradito l’omaggio” ( Paolo Foietta – dirigente della Provincia).
Su quanto è stato detto nel merito a favore e contro la nuova linea Torino-Lione, tanto costosa quanto distante negli anni per arrecare benefici per il trasporto di passeggeri e merci, non una sola parola. E’ un classico dell’informazione italiana. Una particolare di cronaca annulla l’intero fatto in cui avviene “quel particolare”. Forse è anche per questo modo di fare giornalismo che pur avendo in Italia tanti giornali si registrano pochi lettori.
Riportiamo una parte delle tante considerazioni che sono state dette nel corso del Consiglio Comunale aperto di Rivoli. Ci soffermiamo su quelle critiche che sollecitano la stessa maggioranza rivolese di centro-sinistra a rivedere quell’ordine del giorno con il quale si è dato un assenso di massima al progetto preliminare.
E’ stato sottolineato che il quadro di riferimento è mutato non solo come scenario mondiale ( economia e merci) ma anche per il territorio in cui si colloca la Nuova Linea Torino Lione. Infatti, nei giorni scorsi fonti istituzionali e dell’Osservatorio Tecnico per la Torino-Lione, hanno dichiarato che la nuova galleria che affiancherà il traforo del Frejus, inizialmente concepita come canna di sicurezza, sarà utilizzata anche per incrementare il traffico veicolare su gomma. Viene meno una premessa: la Nuova Torino-Lione è stato proposta come alternativa al raddoppio del traforo del Frejus, per trasferire il trasporto merci da gomma al ferro.
In secondo luogo la costruzione dell’opera per fasi, come recentemente illustrata dal Presidente dell’Osservatorio Mario Virano, è cosa del tutto diversa da quanto previsto nel FARE, il documento messo a punto dai tecnici della Comunità Montana e recepito dal Protocollo di Pra Catinat che ha avviato la fase due dell’Osservatorio Tecnico. Il progetto FARE rinviava alla terza fase la realizzazione del megatunnel Italia-Francia, cioè a dopo la verifica di quanto sarebbe avvenuto sul piano dei flussi con la sistemazione del nodo di Torino (fase uno) e l’ammodernamento della tratta di valle (fase due).
Si rinvia sine die la modernizzazione della tratta più complessa, quella in bassa valle, che verrebbe saturata da centinaia di pesanti treni merci! Un assurdo. Per di più l’impegno ad affrontare in via prioritaria il nodo di Torino è stato disatteso anche sul piano degli investimenti con un primo finanziamento di 20 milioni di euro, un decimo dell’impegno assunto già nel 2008 e nettamente insufficiente.
Il nodo di Torino resta prioritario. Come per molte altre grandi città lungo la direttrice del cosiddetto Corridoio 5, Milano e Mestre per citare i casi più noti, occorre affrontare e risolvere il problema costituito dall’attraversamento del “collo di bottiglia” metropolitano. Il progettato collegamento da Avigliana ad Orbassano ha senso solo se esaminato in uno con il disegno della Gronda merci sotterranea a corso Marche ma per la quale non esiste ancora alcun progetto seppure preliminare. I treni, poi, la gran parte di essi merci, dovrebbero passare nello spazio tra due ospedali, quello di Rivoli e il San Luigi, con elevata frequenza e con carichi molto pesanti.
Il nuovo progetto NLTL si presenta, pertanto, come una proposta illogica, priva di credibilità tecnica ed economica.
In questo contesto hanno assunto ancora più peso le riserve tecniche e d’impatto ambientale avanzate nel dibattito rivolese in merito al tracciato ed al cantiere che per molti anni si estenderebbe su un’area agricola tra i 14-16 ettari, compromettendo definitivamente molte aziende del settore e relativi posti di lavoro come ha sottolineato con forza la Coldiretti.
Il cantiere, produrrebbe per molti anni e per larga parte dell’abitato rivolese, incluso l’Ospedale che si trova ad appena 600 metri dallo stesso,un inquinamento da polveri sottili e da ossidi di azoto assai superiore alle soglie di tutela fissate per legge.
Per queste ragioni si è sollecitata l’Amministrazione cittadina a raccogliere dati, da fonti tecniche alternative ad Italferr, per rispondere alle gravi insufficienze e carenze contenute nel progetto preliminare che non si è avvalso neppure degli ipotizzati sondaggi geognostici per decidere del miglior tracciato per la nuova linea ferroviaria.
Si è chiesto di rivedere la deliberazione della Giunta favorevole al tracciato e quindi al cantiere in quella località In molti hanno sollecitato una nuova delibera per esprimere l’assoluta contrarierà e la ferma indisponibilità della Città di Rivoli ad ospitare il cantiere industriale così come previsto, sollecitando l’individuazione di un tracciato alternativo con cantieri meno inquinanti e con minor distruzione di terreni ed attività agricole.
In molti interventi di quella partecipata e tesa Assemblea in molti interventi era rintracciabile una logica, una ratio comune: si plaude, giustamente, all’interramento del passante ferroviario di Torino, indicandolo come caso di studio mondiale, e non si procede con la stessa logica per tratte della linea storica dell’area metropolitana e della prima cintura, dove le difficoltà ad operare in tal senso sarebbero indubbiamente minori di quelle incontrate per Torino città.
In allegato la cronaca torinese de La Stampa e La Repubblica
Allegato:
Insulti e schiaffi all’assemblea per TAV.doc
L’assemblea sulla Tav finisce con una rissa.doc
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