Che cosa c’è nel disegno di legge di Pietro Ichino che tanto fa discutere maggioranza, opposizione e sindacati? La lettera inviata dal Governo alla Ue conteneva tra molti generici impegni anche quello di approvare, entro marzo del 2012, “una riforma della legislazione del lavoro funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato”. Questo punto è stato fortemente contestato dai sindacati e le tre Confederazioni s’incontreranno per verificare la possibilità di unità d’azione sul come rispondere. Anche l’opposizione parlamentare, con toni diversi, si oppone in quanto nuove norme sui licenziamenti minacciano la «coesione sociale». Il ministro Sacconi invece, per divaricare e per dividere, ha dichiarato in televisione che c’è un rischio di azioni terroristiche su chi parla di riforme di queste leggi facendo riferimento a quanto tragicamente successo con i giuslavoristi Massimo D’Antona e Marco Biagi.
Il premier Silvio Berlusconi ha provato a spiazzare gli schieramenti affermando che la strada che intende perseguire il governo è quella indicata dal disegno di legge n. 1873 presentato nel 2009 dal senatore Pietro Ichino e firmato da 54 senatori del Partito Democratico (la maggioranza del gruppo al Senato). Finora non è stato mai discusso in aula, anche se nel corso dei mesi il Terzo Polo gli ha garantito il suo sostegno e un anno fa il Senato a maggioranza ha impegnato il Governo a varare una riforma modellata su quel disegno di legge.
Cos’ Pietro Ichino è tornato su tutti i giornali, in particolare con lettere ed interviste su Libero, il Giornale, il Messaggero, il Tempo, il Mattino e il Tirreno. Il giuslavorista del Pd sostiene che è necessario superare la dicotomia tra lavoratori garantiti e lavoratori non garantiti: la riforma descritta nel suo progetto di legge, nella parte che riguarda i licenziamenti, si applicherebbe solo alle nuove persone in ingresso nel mondo del lavoro, e non a chi ci si trova già con un contratto in essere.
Il disegno di legge di Ichino si propone di essere il nuovo codice del lavoro articolando in 55 articoli l’intera disciplina legislativa vigente delle tante modalità de rapporti di lavoro. Uno degli articoli più controversi è quello relativi ai licenziamenti collettivi per motivi economici, attualmente regolati dalla legge 223/91 ( mobilità). Il proponente sostiene che le norme proposte consentirebbero l’estensione dei contratti a tempo indeterminato, con tutele crescenti in base all’anzianità di lavoro per quanto riguarda la modalità del licenziamento, garantendo però a tutti fin dall’inizio del rapporto di lavoro ferie, malattia, tredicesima e tutte le garanzie dei contratti a tempo indeterminato. Il “nessuno inamovibile” implica di fatto che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori rimarrebbe in vigore, ed esteso a tutti, , per le fattispecie discriminatorie. Nei casi di motivazione economica la giusta causa ed il reintegro sarebbero sostituiti da modelli cosiddetti di flexsecurity, ovvero sussidi di disoccupazione più consistenti e durati con sostegno alla ricerca di un nuovo lavoro.
Le discussioni e le polemiche divampano. Per favorire la conoscenza del merito su cui si discute e si polemizza alleghiamo la corposa proposta di legge di Pietro Ichino, sollecitando anche la rilettura di altri due testi: l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che non impone il reintegro, lascia al lavoratore che vince la giusta causa di scegliere tra il reintegro e l’indennizzo economico. E sono molti coloro che in questi anni hanno scelto, con buoni motivi, l’opzione economica rispetto il reintegro. Un fatto ignorato dai media e da molti politici. Cos’ come serve rileggere la legge vigente, la 223 del 1991, che trovate allegata all’articolo “Legge 223 e licenziamenti collettivi” a commento della recente sentenza di Cassazione n.7744 dell’aprile 2011. La legge 223 regola la Cig, la Mobilità ed i licenziamenti collettivi per motivo economico e crisi aziendale. Una normativa che molti paesi europei ci invidiano. Però se non si crea sviluppo e nuova occupazione la buona legislazione sulla mobilità non può fare ciò che non può.
Allegato
– Il disegno di legge n.1873 di Pietro Ichini ( e altri 54) del 2009
Allegato:
Proposta di legge 1873_ Ichino 2009.doc
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!