KURZARBEIT PUNTO DI FORZA -T.Ferigo – coesione in Germania –
La riforma dell’agenda 2010 del mercato del lavoro, esaminata nella puntata precedente, non spiega l’indiscutibile buon stato di salute dell’economia tedesca, in particolare se confrontato con quella di altri paesi europei. Da dove, quindi, arriva? Se si dovessero applicare i criteri dell’economia politica classica, la Germania è una contraddizione: non è un’economia di servizi ma, essenzialmente, industriale. Il settore terziario si articola attorno ad un forte nucleo industriale. Non è inoltre neppure un’economia di nuove tecnologie, ma di settori di densità tecnologica media. Ha elevati costi salariali e tasse relativamente elevate, sindacati influenti e interventi pubblici.
La Germania non ha neppure delocalizzato massivamente produzioni ad alta intensità di mano d’opera Ed ha mantenuto integralmente filiere industriali sul suo territorio. Filiere considerate tradizionali, come i mezzi di trasporto, macchine utensili, la chimica, la elettrotecnica, gli strumenti ottici, i prodotti ecologici e parasanitari. Il tutto articolato in una grande varietà di grandi e medie imprese, fortemente orientata alla leadership mondiale. Questa forza della struttura economica ha resistito anche ad errori governativi, una discutibile politica economica e ha permesso alle imprese tedesche di riorientare la loro strategia di export verso i paesi emergenti, con Cina in testa.
Un “miracolo“ non dovuto a politici e finanzieri
La forza della Germania si basa soprattutto sulla natura del suo sistema di relazioni sociali. Sono stati, di fatto, i sindacati che convinsero le imprese a rinunciare alla flessibilità esterna (licenziamenti), e negoziarono un’ampia gamma di misure per la flessibilità interna: calcolo annuale delle ore di lavoro, sistemi variabili d’orario e soprattutto il lavoro corto, Kurzarbeit (contratti di solidarietà), grazie ai quali l’impresa ha conservato il suo capitale umano nel mentre le agenzie per l’impiego programmavano attività di formazione e riciclaggio professionale. Si calcola che il Kurzarbeit abbia consentito il salvataggio di circa tre milioni di posti di lavoro dal 2008 .
Semplificando, un imprenditore tedesco approfitta dei periodi di congiuntura economica espansiva per investire in nuovi macchinari e tecnologia che consentono di migliorare la produttività e la competitività dei prodotti, e patteggia con il sindacato misure di riduzione dell’orario e formazione nei periodi di crisi. La differenza con altri paesi, Itali, Spagna , è evidente. Si usa prevalentemente contratti temporanei e si ricorre a riduzioni massive .
Nel decennio anteriore alla crisi i costi salariali per unità prodotta crebbero in Germania del 1,8%
Con un inflazione più bassa del resto della zona Euro. Il miracolo tedesco è pertanto il risultato della forza dell’industria e del sistema di relazioni sindacali. In sintesi, il resto dell’Europa può apprendere molto da imprenditori e sindacati tedeschi. Molto meno dai suoi politici e banchieri.
Il prossimo numero sarà dedicato al sistema di codecisione, la Mitbestimmung. Fino a che punto ispirarsi al modello ?
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