INDUSTRIA 4.0 E L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE – S.Pezzotta – il tempo e il nuovo lavoro –
La rivoluzione digitale e l’industria 4.0 ci obbliga a riformulare l’idea di lavoro (…) Nello stesso tempo si deve iniziare a pensare a una nuova organizzazione sociale del lavoro in cui una parte dovrà essere utilizzata nelle mansioni produttive o di servizi, ma una parte tutti la dovremo dedicare a lavoro di cura (famiglia, anziani, disabili, bambini, servizi comunitari, ecc.). In breve: le capacità soggettive e le potenzialità delle persone dovranno essere valorizzate al massimo e in una molteplicità di attività e avere una retribuzione non per il non lavoro, come sostengono i fautori del salario garantito a tutti, ma per la diversificazione dei lavori da svolgere.
Così Savino Pezzotta conclude il suo articolo “Industria .4 non è solo questione di lavoro” pubblicato su L’eco di Bergamo che potete leggere in allegato.
Due appunti, anzi, 3:
1) titolo roboante quello di Industria 4.0, ovviamente partorito da fertili menti liberiste e, quasi immediatamente, fatte proprie da cosidetti “liberi pensatori” sindacali. Cambiano nome alla odl, ma la sostanza rimane immutata: ricavare il massimo profitto per unità prodotta.
2) la “robotizzazione” dei processi produttivi. Un recente studio americano, perciò non “marxista” ha dimostrato che solo il 9% del processo lavorativo completo può essere affidato a robot: sono quei segmenti ripetitivi, facilmente progrmmabili anche in linguaggio Basic. Il resto richiede la presenza umana.
3) se l’orario di lavoro resta un tabù a livello mondiale, credo che sia semplicemente pura masturbazione mentale parlare di industria 4.0 che prevede l’ampliamento del tempo libero e soddisfazioni di ogni genere. In piccolo, abbiamo già l’esempo del Jobs Act partorito da fertili menti ora impegnate con Industria 4.0: cioè una vera presa per il culo di lavoratori e sindacati: questi ultimi, come i famosi kamikaze giapponesi, oggi stanno facendo harakiri sui diritti minimi dei lavoratori.
3) vedo in giro fior di sindacalisti, specie dell’industria, che scrivono anche libri su industria 4.0, partecipano a dibattiti, chiamiamoli interclassisti, ricevendono applausi e richieste di bis. Stranamente coincidono con gli stessi personaggi che stanno manomettendo la “Costituzione più bella del mondo”, unica che stabilisce garanzie di tutela della dignità del lavoro e dell’ambiente. Se tutto va bene, per dirla con Flaiano, siamo rovinati. Cordiali saluti, Giovanni Di Nino.