Scontata la vittoria di Dilma Rousseff al secondo turno del 31 ottobre, prima donna eletta presidente del Brasile, il grande paese latino-americano. Era nelle previsioni e conferma quanto disse Lula in campagna elettorale:“Dopo un nero presidente Usa, una donna alla carica di presidente dopo un tornitore meccanico.”. Lula, che ha governato per otto anni, cambiando significativamente il grande paese, può essere orgoglioso del successo della sua candidata.
La nuova presidente onora le donne brasiliane e l’impegno a continuare il lavoro di Lula, per sradicare la miseria e la povertà, un sogno iniziato otto anni fa e divenuto possibile attraverso concrete riforme. I cambiamenti di questi anni Dilma si è impegnata a continuarli, partendo dalla dimostrazione che è possibile realizzare obiettivi coraggiosi, quasi impossibili, quando Lula assunse il mandato nel gennaio del 2003.
Aver creato milioni di posti di lavoro, tolto dalle strade famiglie e minori, attraverso coraggiose, temerarie sfide e programmi avanzati di giustizia sociale, è quanto Dilma si è impegnata a continuare già nel primo discorso all’indomani della vittoria elettorale di domenica scorsa. Non si nasconde la nuova presidente, le grandi sfide che dovrà affrontare nei prossimi quattro anni. Sfide difficili, rese anche più complicate che propone la crisi che ancora colpisce molti paesi. Sono le incertezze che derivano dalle relazioni economico commerciali multilaterali, che non garantiscono investimenti e sicurezza di sviluppo nel lungo periodo. Ma Lula ha dimostrare che anche nell’anno in cui la crisi colpiva il mondo intero, era possibile andare in contro tendenza, investendo e garantendo distribuzione di benessere quale mai si erano visti in Brasile.
Trasparenza e dibattito pubblico sugli ambiziosi obiettivi saranno lo stile che Dilma promette di mantenere nella relazione con il paese, garantendo così partecipazione e coinvolgimento della gente per la realizzazione degli obiettivi nel prossimo quadriennio. Uno dei programmi è certamente la creazione del tessuto delle medie e piccole imprese, anche famigliari, liberando energie creative per maggiori ed equilibrati tassi di sviluppo che le nuove entrate petrolifere stanno offrendo al sistema economico per alimentare nuovi investimenti produttivi e sociali.
La promessa di programmi nel settore della salute e della scuola, sono accompagnati dalla costituzione del Fondo Sociale di risparmio, volto a garantire le future generazioni che la ricchezza prodotta sia assicurata da crisi e da imprevisti di ogni tipo.
Eletta da un’ampia coalizione di partiti, Dilma dovrà ovviamente tenerne conto dato che il PT, il partito dei lavoratori che l’ha candidata, è minoranza nelle Camere parlamenta come lo è stato Lula per tutti gli otto anni dei suoi due mandati, talvolta moderando il radicalismo con il quale intendeva affrontare problemi ardui, come per esempio la distribuzione delle terre ai senza terra, una riforma agraria impedita dal maggior partito della coalizione. Non meno arduo il tema della difesa dell’ambiente, già oggi tema caldo che ha portato Marina Silva ad uscire dal Pt e candidarsi per il Partito Verde.
Mano facile sarà anche continuare e mantenere alto il profilo internazionale che Lula ha saputo costruire nelle relazioni multilaterali, nel rafforzamento del Mercosur, il Mercato Comune Sudamericano, e dell’Unasur. L’Unione delle Nazioni Sudamericane. Ma non è detto. Quello che è certo è che per la prima volta una donna è presidente del maggior paese sudamericano, il Brasile! Fatto straordinario e denso di premesse per un paese che è cambiato in poco tempo e che ancora cambierà. Altre notizie e riflessioni nei due file allegati.
Allegato:
Le sfide di Dilma_Boof.doc
Brasile tocca a Dilma.doc
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