Per comprendere appieno la situazione del Nord Africa, e in particolare nel Maghreb, è necessario tenere presente la storia dei singoli paesi, la loro struttura economica, sociale e politica. Il Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia) non può essere considerato un’area omogenea. Da un punto di vista storico i tre paesi hanno in comune un lungo periodo di controllo coloniale.
La conquista dell’indipendenza nei primi anni ‘50 è avvenuta in modi differenti tra i tre paesi, con una lunga e sanguinosa guerra in Algeria e un processo di transizione non altrettanto violento in Tunisia e in Marocco. Durante la guerra fredda l’Algeria faceva parte del gruppo dei paesi non allineati. Tunisia e Marocco facevano appartenevano al blocco occidentale.
Per quanto riguarda l’economia, l’Algeria a differenza degli altri paesi è ricchissima di materie prime, in particolare di gas. Situazione differente in Tunisia, dove l’economia principale è data dal turismo e in Marocco, Paese tra i principali produttori di fosfati al mondo.
Il Maghreb è stato presentato negli ultimi anni come area in crescita economica, con tassi di sviluppo positivi (+4-5%) anche nel mezzo della crisi attuale. L’occidente ha guardato a questi paesi come esempio di crescita economica affiancata da stabilità politica.
In realtà lo sviluppo economico è fortemente dipendente dall’export di materie prime come per l’Algeria, dal turismo e dalla presenza di imprese straniere in Tunisia e anche in Marocco.
Si tratta quindi di strutture economiche fortemente dipendenti dall’export e dalle importazioni in settori fondamentali quali l’agroalimentare, settore influenzato dalle oscillazioni del mercato.
Dal punto di vista sociale, i paesi sono segnati da diverse diseguaglianze, sia tra aree territoriali (il litorale e l’interno) sia dal punto di vista della stratificazione sociale. A questo si aggiungono strutture politiche che sono state definitive “a libertà vigilata”, in mano a elite vecchie, in società al contrario molto giovani (circa il 50% della popolazione è rappresentata da giovani). I tassi di disoccupazione giovanile sono molto elevati, tassi che non sono mai stati presi in considerazione dalle statistiche ufficiali.
Si è creata dunque una miscela esplosiva, fatta di mancanza di prospettive per la gioventù, di dipendenza alimentare dall’estero che ha portato a ricorrenti aumenti dei prezzi degli alimenti base, e di mancanza di libertà.
Toni Ferigo – vice presidente dell’Istituto Paralleli
25 GENNAIO 2011 – ORE 17.30
TAVOLA ROTONDA
"Nord Africa: società in rivolta
Situazione, cause e ruolo dell’Europa"
TORINO, ISTITUTO PARALLLEI, VIA LA SALLE 17
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