GRAZIE ARMANDO, SI PUO’ CONTINUARE – A.Serafino – lascia la Cisl con 51 anni di militanza –
Armando Michelizza non molla l'impegno sociale ma lascia la tessera Cisl, dopo 51 anni di militanza. Per me questa notizia è certamente più rilevante della nomina (ieri) di due nuovi segretari confederali Cisl (G.Graziani e G.Romani) sconosciuti ai più e un pò chiaccherati (vedi allegato). Conosco Armando da quando eravamo impegnati a far uscire la Fim-Cisl da grandi aree di aziendalismo per costruire unità sindacale e strategie fondate sull'uguaglianza e sui diritti per le categorie più deboli, per gli "ultimi" nella scale sociale. Comprendo e condivido le analisi contenute nella sua lettera che lo hanno indotto alla difficile e tormentata scelta. Non lo posso però seguire su questa strada. Per prima cosa gli formulo, anche a nome di altri iscritti/e, di altri sindacalisti/e un grande grazie per la sua dedizione per costruire un sindacato che “viva e operi” a contatto di gomito con chi rappresenta e vuole rappresentare. Poi, rivolgo un invito a seguirci nelle iniziative che metteremo in campo seguendo le indicazioni del Seminario del 22 settembre scorso a Bologna, utilizzando un sito e una newsletter unitari con questo logo "Anime diverse di sindacalisti Cisl, con o senza più tessera".
Di seguito il testo della lettera di Armando
Cari amici e compagni,
non sono più iscritto alla Cisl, ho dato revoca per l’adesione nei giorni scorsi. A voi, con cui ho condiviso molta strada della vita, con le speranze, il lavoro, il pensiero, ho il bisogno di dirlo. Forse di giustificarmi. Non certo per invitarvi a fare altrettanto. No. Era una cosa che meditavo da anni, se non l’ho fatta prima è proprio perché nella Cisl continuano ad esserci persone come voi che conosco e a cui mi lega, oltre e ancor più che la stima, l’affetto.
Andarsene dopo 51 anni e aver tanto ricevuto in formazione, educazione ovvero crescita, incontri con persone per me veri maestri, non è stato facile. Ma non ce la facevo più. Lo scandalo del sindacato italiano, e la Cisl in esso, che sui diritti delle persone migranti volta lo sguarda altrove, mi è insopportabile. E sono decine di anni. Qualcuno di voi fece parte di una piccola delegazione che incontrò l’allora segretario della Cisl di Torino, Nanni Tosco, per sollecitare una iniziativa della Cisl sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. Lo cito per dire a quanti anni fa risale la mia insoddisfazione, che quell’incontro non fece che aggravare.
Non è cosa da oggi, insomma, anche se il perdurante silenzio davanti alle iniziative dell’attuale governo mi fanno chiedere cosa mai dovrà succedere perché il sindacato italiano si ricordi di essere stato una organizzazione di lavoratori migranti; forse a Dusseldorf c’è ancora qualche sede di patronato Inas per la tutela previdenziale dei “nostri” migranti e se non c’è è solo perché la telematica non rende necessaria la presenza fisica.
Ottocentomila minori privati della cittadinanza italiana, lavoratrici domestiche in nero che non possano far valere i loro diritti perchè "irregolari" e senza possibilità di regolarizzarsi, caporalato, esclusione dal voto amministrativo, frontiere chiuse mentre i dati demografici su denatalità e invecchiamento chiederebbero ben altre politiche.
Ho scoperto una cosa banale che conoscevo già: i diritti degli altri sono necessari a difendere i miei.
Ha ragione Tito Boeri: senza immigrati al lavoro e regolari, la mia pensione è a rischio.
E il sindacato? Quante assemblee si sono fatte in fabbriche, uffici, cantieri e per pensionati per spiegare che la solidarietà non è una fregatura, ma lo strumento per vivere meglio, che “il sindacato o è solidarietà o non è”. Che occorreva una diversa politica per l’immigrazione.
Sono 40 anni dalla riforma sanitaria: finiva il sistema mutualistico e nasceva il Servizio Sanitario Nazionale nasceva il diritto per tutti alla salute. Spiegammo e conquistammo i lavoratori della Fiat, della Olivetti, e di chissà quali altre aziende che avevano “mutue aziendali” che un sistema universalistico sarebbe stato più giusto e migliore. Anche allora c’erano paure di perdere condizioni di miglior favore, facemmo opera culturale e politica educativa (= aiutare la crescita).
Perché il sindacato italiano non ha fatto questo in questi 30 anni?
Partecipo spesso a iniziative, manifestazioni, dibattiti sul tema e, se escludo qualcuno di voi, la Cisl non c’è mai. In questi tanti anni ci sono state tante occasioni, la Cisl le ha perse. Direte che non si abbandona e si dà battaglia; accetto la critica. Avrei certamente potuto e dare più colpi al sonno della ragione che ha pervaso la dirigenza Cisl.
Ma ora, per me, è tardi. Ogni giorno sono in ritardo sulle tante cose che sarebbe necessario fare per frenare questo apartheid italiano che mai avrei creduto di vedere crescere nel mio Paese. Lavoro con altre persone con cui condivido fatiche e speranze di umanità. Spiace davvero perché, lo ripeto, dalla Cisl ho avuto tantissimo, ma non ne riconosco più il volto e non mi sento nessuna voglia di dare alcunchè.
A voi un abbraccio fraterno, sincero, e auguri. Armando
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vedi anche i due allegati
Allegato:
i_due_nuovi_segretari_cisl_conquiste_del_lavoro.doc
il_sette_e_lotto_il9marzo.doc
Caro Armando,hai piantato il chiodo in una ferita che per me è aperta da anni e che ha iniziato a sanguinare copiosamente fin dai tempi di Bonanni. Se sono ancora iscritto è solo perchè alcuni amici testardamente pensano che la testimonianza possa ancora servire. Io non ne sono granchè convinto ma non voglio lasciarli soli. Inoltre penso ad altri amici di viaggio che oggi sono ancora a pieno titolo dentro la Cisl, forse dubbiosi forse convinti, ma persone oneste oltre che preparate. Mi aspetto, spero, forse mi illudo, che possano contribuire a cambiare questa Cisl. Metto nel conto che potrebbe anche non servire a nulla, ma se si dovesse arrivare a questo punto penso che sarebbe meglio una decisione comune almeno da parte di un significativo gruppo di amici.
Tu non ti devi giustificare di nulla, tu hai dato tantissimo alla Cisl, ed io sono onorato di essere annoverato fra i tuoi amici.
Un grande abbraccio nella speranza di rivederci in una qualche occasione. Carlo Daghino
Caro Armando, quanto hai scritto mi ha commosso nel profondo. Ti capisco, sarò sempre al fianco tuo e delle persone come te anche se, in questo caso, non ti seguo nella tua scelta.
Abbraccio, Gian Giacomo MIgone