Gli economisti manifestano; nel senso che scrivono manifesti.Forse la crisi in corso può segnare una svolta nella “scienza” economica. Si moltiplicano i manifesti e le prese di posizione di economisti di fama per richiedere interventi di politica economica "eretici" rispetto alle teorie dominanti. Riportiamo la sintesi di un articolo apparso sulla rivista francese " Alternative economiche ",
Negli USA ,sedici economisti di alto rango tra i quali Alain Blinder e Joseph Stiglitz hanno sottoscritto un manifesto ove chiedono più investimenti pubblici per dare lavoro ai 15 milioni di americani disoccupati. Altri come James Galbraith e Paul Davidson hanno rifiutato di sottoscriverlo…..perché richiede la riduzione dei deficit. Questo è possibile solo , è la loro motivazione, in presenza di politiche pubbliche orientate al pieno impiego.
Dal canto suo un altro economista assai noto , Thomas paley , ha scritto a Obama per domandargli di cancellare le riduzioni fiscali dell’era Bush, di prendere misure protettive nei confronti della Cina la cui moneta è sottovalutata, di fare in modo che i salari ritornino a seguire gli incrementi di produttività rinforzando l’azione sindacale attraverso una riforma del sistema di rappresentanza per rendere meno ardua la sindacalizzazione.
In Francia Philipphe Askenazy ( Università di Parigi ), Thomas Coutrot ( Attac), André Orlean ( CNRS) e henri Sterdyniak ( OFCE) hanno redatto un “ manifesto di economisti sconvolti “ che attacca “ 10 false evidenze” e mette in discussione 22 misure economiche del Governo. Al cuore del manifesto si trovano i mercati finanziari e il dogma che la raccolta di risparmio delle famiglie da essi operata sia diretta verso investimenti produttivi e quindi la crescita e l’occupazione.
Al contrario i mercati finanziari reali alimentano le speculazioni e le bolle, provocano fallimenti. Per questo gli estensori del manifesto invitano a mettere in atto barriere tra i differenti mercati oggi interconnessi, a tassare le transazioni finanziarie e ridimensionare il ruolo della finanza.
Il secondo asse del manifesto riguarda il debito pubblica.
Gli autori affermano che non rappresenta un fardello per le future generazioni, ma che è un trasferimento dalle classi popolari che pagano le tasse verso i ceti agiati. Per i firmatari occorre mettere in campo una politica fiscale che alzi le tasse ai patrimoni e redditi elevati per finanziare formazione, salute, ambiente. Infine viene rifiutata la convinzione diffusa che la crisi greca avrebbe permesso un rafforzamento dell’Euro.Al contrario le risposte apportate dall’Unione Europea imprigionano i paesi nella trappola del debito , della disoccupazione di massa, della stagnazione .
Non si può che rallegrarsi di iniziative che cercano di rilanciare l dibattito sull’avvenire delle nostre società. Come ha scritto l’economista americano Dani Rodrik, “ se la crisi si aggrava, la responsabilità graverà sui decisori politici- non perché abbiano ignorato i mercati, ma perché li hanno presi sul serio”
Da “Alternatives economiques”
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