Giovani in rivolta anche in Tunisia. Anche i giornali italiani pubblicano qualche notizia sulle manifestazioni di giovani disoccupati in Tunisia. Vi sono stati feriti e tre morti. Due giovani si sono suicidati dandosi fuoco. Che vi sia qualche rapporto tra la condizione dei giovani nella sponda Sud del Mediterraneo e le correnti migratorie non viene nella maggior parte dei commenti preso in considerazione. La Tunisia dal tempo dell’arrivo al potere del Presidente Ben Ali ha sempre goduto di ottimi rapporti commerciali e politici con l’Italia. Ad Hammamed troneggia quasi sulla riva del mare un moderno edificio sede della fondazione Craxi che credo esista solo in Tunisia.
Dalla Tunisia partiranno nuove tubazioni che attraverseranno il mediterraneo per portare materie prime energetiche e l’immagine del paese viene sempre descritta come politicamente stabile, all’avanguardia nei processi di modernizzazione,ottimo sito per delocalizzazioni, un po’ necessariamente autoritario per impedire che metta piede l’islamismo radicale il cui leader storico si è trasferito a Londra da più di venti anni.
Nell’autoritarismo rientra anche la museruola messa allo storico sindacato UGTT sempre più un ombra della grande tradizione sindacale tunisina.Insomma un paese magari apatico ma senza tensioni sociali ed esempio di crescita economica.
La rivolta dei giovani disoccupati “ di lusso” ha il merito di rompere questa immagine a cui si accompagna quella costruita dagli organi di propaganda di Ben Ali: Hammamet,Scusse, Djerba, Cartagine, il turismo e grandi opere. Multinazionali e delocalizzazioni.Ma a Sidi Bouzil,Gafsa e tutte le località dell’interno sono ben altra cosa e i giovani manifestano per dire al Governo che “ Tounes El Khadra” , il tutto va bene in Tunisia che lui presenta non si vede nella regione del Sud.
Che un giovane diplomato arrivi a darsi fuoco e morire ,disperato per non trovare lavoro è l’evidente segno di un profondo malessere che le residenze lussuose, le vetture di alta taglia e il trein de vie del jet set di Tunisi non può nascondere. Così, inimmaginabile in un paese in un paese controllato da una mano di ferro in guanto di velluto, il ricorso alla manifestazione di piazza, al moto, lo scontro di piazza sono la risposta alle proibizioni legali.
Sidi Bouzid 2010 ricorda Gafsa nel 2008,quello che succede in Tunisia in questo momento si è verificato anche a Sidi Ifni e altre località isolate in Marocco.
L’Algeria da parte sua scrive il quotidiano Al Watan “dispone di una ricca “ esperienza” da mettere a disposizione dei suoi vicini. Ai giovani tunisini in rivolta i loro omologhi algerini possono offrire tutti i modelli per organizzare un moto. Ai servizi di sicurezza tunisini i loro colleghi algerini possono mettere a disposizione un intero florilegio di dispositivi repressivi.In Algeria il moto sociale è talmente cronico che fa parte del quotidiano.
Un giovane disperato, che sia marocchino, algerino o tunisino, è una bomba a ritardamento che può esplodere in ogni momento. I fatti di Sidi Bouzid ne sono la prova. E’ un boomerang per questi regimi ove la politica del bastone e della carota viene definita “ buona governance”.
Invece di concretizzare l’arlesiana UMA, unione maghreb arabo, in termini di cooperazione e sviluppo, i Governi di questi paesi stanno facendo nascere una UME ,unione magrebina manifestazioni. Lontani dal Sahara occidentale (polisario) e delle rivelazioni di Wiki Leaks, il mal di vivere dei giovani magrebini ha un solo nome: l’incuria dei regimi” ( Al Watan 28/Dic ).
E’ davvero la politica più saggia da parte dei paesi della sponda Nord, in primo luogo dell’Italia continuare a sostenere (ed elogiare ) regimi autoritari, violazioni di diritti magari in cambio del controllo con tutti i mezzi dell’immigrazione che arriva dai paesi sb sahariani. La nostra politica estera puo’ essere solo quella degli incontri e gli scambi tra berlusconi e Gheddafi ?
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