La dimensione Europea. Nell’attesa degli sviluppi, non facilmente prevedibili della situazione italiana, il week-end appena trascorso ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, del peso determinante della dimensione europea, all’interno delle complesse vicende della crisi finanziaria in atto. Emerge una tendenza molto forte al “commissariamento” delle politiche pubbliche sovranazionali da parte degli Stati economicamente e politicamente più forti, imponendo il proseguimento della linea monetarista (la linea Maginot a difesa dell’euro: l’ha definita Paul Krugman, in un articolo apparso su “Repubblica” del 25 ottobre) su cui è stata fondata questa Europa “delle banche” in luogo dell’Europa politica.
Krugman indica anche una via possibile per uscire da questa stretta, attraverso la Banca centrale che dovrebbe egire come agiscono le Banche nazionali che hanno mantenuto la loro moneta (come il Regno Unito) finanziando il deficit attraverso un sostegno che, sostiene Krugman, potrebbe risolversi nella minaccia dello stampare nuova moneta.
Se la Banca Centrale Europea potesse fornire un simile sostegno ai debiti sovrani europei, la crisi si ridimensionerebbe drasticamente.
Alla domanda: si genererebbe inflazione in questo modo? Krugman risponde, probabilmente no. E aggiunge: probabilmente all’Europa potrebbe giovare una leggera inflazione generale, perché un tasso generale troppo basso condannerebbe i paesi del sud dell’Europa a una deflazione distruttiva, rendendo certo il perpetuarsi di alti tassi di disoccupazione e una catena di default.
L’ostacolo a un’operazione di questo genere deriva dagli statuti con i quali è stati istituita la Banca Centrale che vieterebbero questo tipo di politiche, pensate per evitare un ripetersi degli anni’70: un tipo di politiche perfettamente inutili in questo momento (ce ne stiamo drammaticamente accorgendo!) dato che il vero pericolo è una ripetizione degli anni’30.
Abbiamo riassunto questo discorso perché siamo convinti che il terreno indicato da Krugman sia quello ideale di una possibile “Sinistra Europea” che volesse collocarsi all’altezza della situazione, superando divisioni anacronistiche dal punto di vista ideologico, cercando unitariamente la via di un nuovo, indispensabile, “compromesso sociale”, in modo da fronteggiare la vera e propria “macelleria” che sta presentandosi ai danni del mondo del lavoro, dei giovani, delle donne, dei pensionati, della possibilità per i comuni cittadini di usufruire dei servizi indispensabili, dalla sanità, alla scuola, ai trasporti.
In Italia, di fronte ad una situazione preoccupante soprattutto sotto l’aspetto politico- istituzionale, rimane intatto il tema di una nuova adeguata soggettività della sinistra italiana, in grado di esprimere autonomia nel proprio pensiero politico, ma tale esigenza va trasferita subito in Europa, laddove proprio lo sviluppo di politiche “sovranazionali” rende indispensabile un adeguamento di collocazione geografica, al livello appunto della “dimensione europea”.
Savona, li 25 ottobre 2011 Franco Astengo
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