PIEMONTE: CENTOMILA GIOVANI DA SALVARE – M.Zangola – IL 54% é nell’area metropolitana –
In un articolo a firma di Fabrizio Goria apparso lunedì 20 su La Stampa si richiamava giustamente l’attenzione dei lettori sulla difficile situazione in cui si trovano i giovani “Inattivi” che non studiano, non lavorano o non cercano lavoro. Un problema che investe non solo il Sud ma anche e in misura crescente le regioni sviluppate del Nord.
In Piemonte i giovani inattivi sono circa 100.000; poco meno del 60% sono ragazze; il 54% è concentrato nell’Area Metropolitana di Torino Un vero e proprio esercito di giovani fra i 15 e i 29 anni molti dei quali sono diventati poveri: secondo l’ISTAT in soli 10 anni l’incidenza della povertà assoluta nella fascia 18-34 anni è passata dall’1,9% al 10,4%.
Ci troviamo di fronte ad un problema con elevati costi individuali e sociali. Più è lungo il periodo in cui il giovane rimane fuori dal mondo del lavoro minore è la possibilità di trovare occupazione in futuro, venendo meno tra l’altro la possibilità di acquisire quelle conoscenze che si acquisiscono solo con l’esperienza. Inoltre, il parziale utilizzo del potenziale lavorativo dei nostri giovani determina uno spreco di risorse, un aumento della povertà ed un accentuarsi delle disparità economiche e delle diseguaglianze .
Di fronte a un problema di queste dimensioni viene da chiedersi come mai non riceva l’attenzione che si merita da parte di tutti gli attori in gioco a cominciare dalle Istituzioni a tutti i livelli.
Se il sistema non implode è solo grazie all’azione di supplenza svolta dai risparmi delle famiglie e al modo rassegnato in cui i giovani vivono la loro condizione di estrema incertezza e precarietà,
Ma fino a quando questo sistema potrà reggere?
Cosa succederà quando i risparmi delle famiglie si esauriranno e i giovani dovranno contare sulle loro forze, avendo spesso alle spalle lavori intermittenti, poco pagati e con la certezza di aver maturato pensioni da fame?
Sono interrogativi che al momento nessuno sembra porsi in modo serio e ai quali invece è urgente riflettere per elaborare soluzioni capaci di creare lavoro e non solo assistenza.
Soluzioni come quelle in vigore o anche solo prospettate, come il salario minimo o la pensione di garanzia, assomigliano a battaglie di retroguardia, dichiarazioni di resa, mentre il problema dei giovani inattivi va aggredito chiamando ciascuno alle proprie responsabilità
Mauro Zangola* su La Stampa 24 gennaio 2010
*Economista
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- L’ articolo di Fabrizio Goria è allegato al sottostante link www.sindacalmente.org/content/la-calabria-dei-neet-10000-di-cui-4000-giovani-neet-anche-dalle-urne
Allegato:
lappello_di_nosiglia_per_i_lavoratori_in_crisi_luise.doc
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