ANALFABETISMO COSTITUZIONALE – tasse e contributi di solidarietà – pensioni d’oro –
Ignoranza costituzionale e semplicismo propagandistico legislativo sulle pensioni d'oro. Nel nostro paese, come pure nella vicina Francia, i parlamentari e i politici hanno dimostrato recentemente di ignorare alcuni fondamentali della Costituzione in tema di uguaglianza dei cittadini e della progressività del prelievo fiscale. E’ successo per la tassa o contributo di solidarietà per le pensioni cosiddette d’oro, introdotto nell’estate del 2010 dal Governo Berlusconi e confermato dal Governo Monti nel 2011. Così quel provvedimento, fatto per equilibrare il bilancio dello Stato, è incorso nei fulmini dei giudici della Consulta, giugno 2013, che lo hanno bocciato perché in contrasto con quanto prescrive la nostra Costituzione. Recita infatti l’art.53 «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività».
Non c’è dubbio che siamo in presenza di ignoranza costituzionale e incapacità legislativa dei legislatori: lo sono e ci fanno?
Matteo Renzi nello show televisivo “Servizio Pubblico” di Michele Santoro, di giovedì 7 novembre, è stato “torchiato” per il rilancio della questione “pensioni d’oro” che sarebbero frutto di contributi interamente versati. Cosa né vera né verosimile se abbracciamo l’intera platea di chi oggi percepisce una pensione d’oro. Anche lui è ignorante o ripropone un problema di eguaglianza che non si vuole oggi affrontare?
Andrea Pitoni scrive – su La Stampa dell’11 novembre – che: meno di un milione di italiani (il 5%) ritirati dal lavoro guadagnano quasi quanto i 7,3 milioni più poveri. Commentando i dati recenti dell’Istat mette in evidenza quanto segue. Nel 2011, il 5,2% dei pensionati (861mila persone in tutto), che percepisce un assegno mensile superiore ai tremila euro, ha assorbito in tutto 45 miliardi, vale a dire il 17% della spesa previdenziale. Poco meno di quanto sborsato per i 7,3 milioni di italiani, il 44% del totale, il cui reddito non supera i mille euro al mese. In cifre 51 miliardi in tutto, pari al 19,2% della spesa complessiva. Tra la fascia dei pensionati al minimo e quella degli assegni d’oro, vivono i 6,3 milioni di italiani che percepiscono un assegno tra i 1000 e i 2000 euro e i 2,1 milioni di persone che ricevono tra i 2000 e i 3000 euro al mese.
La “supertassa” sulle “superpensioni” è illegittima: lo ha stabilito la sentenza 116/2013 della Corte Costituzionale, presieduta da Franco Gallo, che ha cancellato il “contributo di solidarietà“, ovvero il prelievo extra su tutte le cosiddette “pensioni d’oro“, quelle pensioni pubbliche e private superiori rispettivamente ai 90 mila, ai 150 mila e ai 200 mila euro lordi l’anno. Una sentenza che fa il paio con quella che aveva dichiarato incostituzionale il contributo di solidarietà sugli stipendi dei dipendenti pubblici sopra i 90 mila euro.
Il verdetto dei giudici avrà conseguenze importanti per i pensionati interessati e per le casse dello Stato, che ora dovrà mettere a bilancio le spese per il rimborso della supertassa e i mancati introiti.
Tornando al merito giuridico, i magistrati di palazzo della Consulta hanno ritenuto irragionevole e discriminatorio, e quindi costituzionalmente illegittimo, il prelievo (rispettivamente del 5%, 10% e 15%) sulle pensioni di centinaia di magistrati, avvocati dello Stato, ambasciatori, docenti universitari, alti funzionari, dirigenti pubblici, ammiragli, generali, notai, giornalisti, manager pubblici e privati. Avranno tutti diritto al rimborso degli importi trattenuti dalle loro pensioni per 23 mesi e non dovranno più pagare nulla fino al 31 dicembre 2014. La restituzione sarà automatica da parte dell’Inps e degli altri enti previdenziali.
Il ricorso alla Corte Costituzionale è stato presentato dall’ex presidente della Corte dei Conti Giuseppe Bozzi (titolare di pensione sopra i 90 mila euro) e del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati, stabilendo l’incostituzionalità dell’articolo 18, comma 22-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, come modificato dall’articolo 24, comma 31-bis, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici), convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 perché tali norme violavano apertamente gli articoli 3 e 53 della Costituzione.
La politica si arrende? I legislatori cadono in “sonno”? Eppure non è poi così difficile legiferare rispettando l’art.53 della Costituzione. Intervenendo con criteri di progressività (aliquote crescenti al crescere dei redditi) sulle pensioni oltre ( ad esempio) 10 volte il minimo e contemporaneamente sugli alti compensi da lavoro dipendente e non ( pubblico e privato che sia) oltre 10 volte il salario medio di un impiegato. Perché non discutere di questo unitamente al tetto per i compensi dei manager pubblici e privati? La Cisl ha proposto una legge d’iniziativa popolare ma se ne sa pochino…
Per maggiore documentazioni vedi il link sottostante e gli allegati
http://www.sindacalmente.org/content/patrimoni-alti-redditi-e-pensioni-bilanci-riforme
Allegato:
pensioni_doro_e_testo_sentenza_consulta_2013.doc
le_pensioni_doro_costano_45_mild_pitoni.doc
non_prendetevela_con_la_corte_costituzionale_fonzo.doc
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