Sergio Marchionne a muso duro con i sindacati. L’ad di Fiat – Chrysler, a margine della presentazione a Torino delle nuove Thema e Voyager, risponde picche alle richieste di un nuovo incontro sul piano Fabbrica Italia: "Mettiamo che li incontri, quale altro piano industriale devo dare più di quello che ho già dato? I modelli da produrre non li ho indicati neppure al mercato americano e siccome sto gestendo un’azienda globale, perché devo dare quel tipo di dettaglio ai sindacati italiani quando non lo sto facendo da nessuna altra parte?", chiede retoricamente Marchionne.
Scontata la reazione dei sindacati che hanno fatto parte del fronte del sì negli accordi siglati con Fiat: "Noi l’incontro con Fabbrica Italia continuiamo a sollecitarlo – dice il segretario nazionale della Fim Bruno Vitali – Oggi tre stabilimenti, quelli di Pomigliano, Grugliasco e Mirafiori, sono stati messi in sicurezza; ci interessa avere garanzie sugli altri, vogliamo capire come Fiat intende procedere con gli investimenti, non conoscere in anticipo le date di uscita dei nuovi modelli".
Spara invece a zero, come da copione, la Fiom, che scalda i motori in vista dello sciopero e della manifestazione di domani a Roma (non ci sarà il corteo, non autorizzato dalla questura dopo i fatti di sabato scorso, ma un sit in "stanziale"). A Marchionne, che ha bollato come "un nonsenso" l’iniziativa dei metalmeccanici Cgil, replica il responsabile Auto Giorgio Airaudo: "Le sue parole rafforzano le ragioni della nostra manifestazione. Non si possono chiedere certezze ai lavoratori e non prendere impegni che garantiscano l’occupazione: serve più rispetto". In democrazia, dà man forte Susanna Camusso, "lo sciopero è l’unico strumento che hanno i lavoratori per farsi sentire quando non arrivano risposte". Inoltre, affonda la numero uno della Cgil, "aspettiamo ancora di vedere gli investimenti, finora il piano di Marchionne ha fato chiudere solo tre stabilimenti: Termini Imerese, Irisbus e Imola".
Diametralmente opposta la lettura del ministro del Lavoro Sacconi: "La Fiat si è impegnata nel nostro Paese smentendo fino ad ora tutti i profeti che si auguravano sventura".
Marchionne, però, non ha parlato solo dei sindacati. Una stoccata l’ha riservata anche alla leader di Confindustria Emma Marcegaglia: "Non chiedetemi nemmeno di esprimere un’opinione sulla ex presidente di Confindustria (un lapsus forse: in realtà Marcegaglia sarà in carica fino alla primavera di quest’anno, quando Viale dell’Astronomia eleggerà i nuovi vertici, ma evidentemente Marchionne l’ha già dimissionata, ndr). Elkann ha già dato le dimissioni. La Fiat non c’entra con Confindustria, quindi lasciamola fuori, per favore".
Intanto slitta di pochi giorni, al 14 novembre, l’avvio della produzione della nuova Panda nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, per consentire 69 nuove assunzioni nella newco entro il 9 dello stesso mese. L’indicazione è emersa nel corso di una riunione tra l’amministratore delegato di Fabbrica Italia Pomigliano, Sebastiano Garofalo, ed i sindacati firmatari dell’accordo separato dello scorso anno. Al tavolo si è anche stabilito che entro fine 2011 saranno 950 i dipendenti della newco, e per quella data saranno nominate le prime rsa.
Il massiccio ricorso alla cassa integrazione sta invece mettendo in allarme i sindacati a Termoli, dove lo stabilimento Powertrain chiuderà i battenti dal 31 ottobre al 4 novembre. "Tanta cassa integrazione non la si vedeva dal 2005 – attacca il segretario generale della Fim di Termoli Riccardo Mascolo – ed i timori ci sono, inutile nasconderli. Siamo preoccupati anche per la concorrenza che arriva dalla Polonia e chiediamo delle modifiche ai motori che produciamo per renderli più performanti".
19 ottobre 2011 Conquiste del Lavoro
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