Nel corso di questa settimana abbiamo cercato di seguire, passo, passo, la vicenda italiana che andava assumendo vieppiù tratti drammatico- grotteschi, cercando anche di avanzare alcune proposte sul piano della possibile dinamica politica e sociale da innestare nelle prossime settimane sullo scenario del confronto e dell’iniziativa di massa.Nella sostanza abbiamo riflettuto su due punti: fare dello sciopero generale proclamato dalla CGIL per il prossimo 6 Settembre il punto di partenza per una mobilitazione di tipo politico, a vasto raggio di dimensione nazionale, con l’obiettivo della caduta del governo.
Abbiamo cercato nelle nostre radici ritrovando il modello del Luglio’60 (con tutti gli accorgimenti del caso, beninteso e tenendo conto del mutamento dei tempi) che ci appare più convincente di quello adottato recentemente dagli “indignados” spagnoli ai quali va, comunque, riconosciuto il grande merito di aver risvegliato le coscienze di tutta Europa.
Il modello del Luglio’60 può apparire utile anche per porre sul tappeto del dibattito politico anche il secondo punto che abbiamo cercato di toccare in questi giorni: far nascere, dal basso e attraverso la mobilitazione di massa, la richiesta e l’avvio di una pratica politica concreta in direzione della formazione di un nuovo soggetto unitario della sinistra italiana: soggetto che, visti i limiti delle attuali formazioni (limiti sicuramente superiori alle loro capacità di presenza e di riferimento sociale) dovrebbe sorgere attraverso un processo ri-costruttivo ponendo al centro due elementi, l’idea di un “programma comune” e quello della “costituente per l’alternativa” collocata al di fuori da vincoli ideologici oggi del tutto fuori luogo e in chiaro contrasto con il meccanismo della personalizzazione della politica, mutuato in maniera ormai chiaramente perdente dall’avversario (un avversario in vera e propria “rotta” sul piano morale e politico, dal quale potrebbero però nascere “soluzioni finali” molto pericolose).
Tentiamo, allora, in questa sede di completare, in una qualche misura, il cerchio delle proposte tenendo conto dell’importanza che riveste, comunque, il fattore derivante dal compimento di atti politici immediati: in questo senso riteniamo avrebbe un grande valore un passo unitario compiuto dagli esponenti dell’opposizione, unitariamente da chi si trova fuori o dentro il parlamento, presso il Capo dello Stato per segnalare la gravità dello stato di cose in atto e chiedere con forza le dimissioni del Governo.
Non deve essere commesso l’errore compiuto a Novembre 2010 quando fu dato al Governo un mese di tempo per recuperare, acquisendo parlamentari dagli altri schieramenti politici con metodi che ricordiamo tutti benissimo (addirittura, in quel frangente, la Camera chiuse i battenti per molti giorni).
L’assenza di un passo del genere da parte degli esponenti dell’opposizione starebbe a significare, ancora una volta, un dato di sottovalutazione che permane dal 1994 ad oggi e che ha fatto commettere errori madornali: Bicamerale, non affrontamento del conflitto di interessi, idea folle di affrontare il proprietario di gran parte dei mezzi di comunicazione di massa attraverso la “vocazione maggioritaria”, l’idea della Lega “costola della sinistra”, Mediaset risorsa per il paese… e tante altre stupidaggini dette e compiute che non ricordiamo per carità di patria.
Certo, la soluzione non è dietro l’angolo: oggi l’economista Roubini sulle colonne di Repubblica, scrive di nuovo di esecutivo tecnico: quindi “lacrime e sangue” per aprire ancora una volta una fase di transizione ma questa potrebbe essere aperta all’interno di una strategia coerente di costruzione di una concreta , e non semplicemente mediatica, presenza della sinistra nel Paese a partire da una grande fase di mobilitazione di massa.
Infine, il tema della legge elettorale: non facciamoci ingannare, il ritorno al “Mattarellum” sarebbe una sciagura perché riproporrebbe gli stessi difetti dell’attuale sistema; le primarie rappresentano una via di esaltazione di quel personalismo che nella situazione italiana deve essere invece combattuto; la via maestra è quella di non ripetere l’errore del ’93, avendo davanti, da questo punto di vista, l’idea di una proporzionale vera come stella polare.
Grazie per l’attenzione
Franco Astengo Savona 2 settembre 2011
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