Domenica 3 luglio sono partito presto da Torino per posizionare l’auto tra Gravere e Chiomonte, temendo l’ingorgo post manifestazione, per proseguire a piedi fino al ponte di Exilles, punto di confluenza dei due cortei in partenza da Chiomonte e dal piazzale davanti al Forte, per poi proseguire sulla strada che scende in sponda sx della Dora alla centrale idroelettrica, da dove la strada si biforca: verso Chiomonte centro e verso la Maddalena (museo archeologico e area cantiere).
In quell’ora di cammino ho incontro molti gruppi, superato la testa del corteo che si stava formando a Chiomonte in attesa dell’arrivo dei treni, risultati poi affollatissimi.Mi interrogavo se la partecipazione di popolo, con le caratteristiche della fiaccolata del 28 giugno a Susa, si sarebbe ripetuta ed in quale entità stante le forti divisioni registrate, fino a 48 ora dalla manifestazione, tra i No Tav di Alberto Perino e il fronte del No guidato dal Presidente della CMVV Sandro Plano con 23 sindaci.
Divisioni che avevano messo in forza addirittura la partecipazione dei sindaci stante il tam-tam insistente dei No-tav di puntare a “ riprendersi l’area del cantiere” come avvenne a Venaus nel 2005. A metà settimana quella parola d’ordine era mutata ripiegando sul termine “assedio al cantiere” rimasto indefinito. Salivo con la speranza che quella parola si tramutasse in una prova di forza pacifica a debita distanza dalle reti di recinzione del cantiere. Speravo ma temevo che non finisse così, comunque ritenevo positiva che i 23 sindaci fossero rimasti compatti e presenti con le loro fasce tricolori per affermare la loro linea “barricate di carta contro l’opera inutile e costosa”.
Il pessimismo della ragione mi portava ad immaginare cosa sarebbe successo se dopo i primi lacrimogeni ( che mettevo in conto) verso coloro che si sarebbero avvicinati troppo alle reti non per un semplice “ciau, ciau”, gli stessi avessero reagito a quello che avrebbero ritenuto “ una provocazione poliziesca”. Pensavo che ci saremo trovati a commentare il fatto che due anime profondamente diverse dei No tav avevano dato luogo ad due iniziative profondamente non solo diverse ma alternative. Non immaginavo che la seconda anima , quella che per semplicità definisco dura, finisse prendere la scena ( anche grazie ai media che non sanno dare valore alle manifestazioni pacifiste vere) su quanto esprimevano decine di migliaia di manifestanti.
La cronaca fa ben capire che andata la contrapposizione tra forze dell’ordine e assedianti non è stata marginale, e così si è in gran parte vanificato il grandioso – ed inaspettato – risultato di partecipazione popolare. I telegiornali ed i cronisti, salvo eccezioni, hanno costruite i loro servizi sulle informazioni della polizia, una sorta di nuova ansa.
Ho lasciato Chiomonte quando stava terminando la battaglia nei boschi e allo sbarramento all’incrocio con la strada della centrale idroelettrica. Avevo assistito da lontano – da un buon osservatorio a campo libero ma lontano più di 500 metri – il fronteggiamento e gli scontri tra polizia-assedianti. Il lancio dei fumogeni con una certa periodicità era iniziato dopo mezzogiorno.
I comizi presso il campo sportivo di Chiomonte ( altra parte del paese rispetto La Maddalena) sono iniziati verso le 13.30; verso il termine è arrivato Beppe Grillo che ha pronuciato parole che i media hanno citato, nei resoconti serali, collocandole in modo distrcente dal loro significato. Grillo precisa sul suo sito il senso delle parole dette a Chiomonte .«Ieri ho chiamato eroi i valsusini che manifestavano pacificamente, come fanno da anni, per il loro territorio. Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc annunciati dai media da giorni. Li trovino, li arrestino».
Alla sera ascoltando i Tg navigando su Internet mi pareva di essere stato, poche ore prima, in un altro luogo. Gli episodi di violenza hanno bucato i media e monopolizzato l’informazione relegando ai margini la grande manifestazione No tav. Quanti erano? 6.000 o 50.000? Con il metro sperimentato in tanti anni di sindacato – stimare il flusso di un minuto moltiplicarlo per il tempo di percorrenza,tenendo conto su un foglietto delle numerose pause in un’ora – il corteo che si è unificato al ponte di Exilles ( più grande era quello che risaliva da Chiomonte rispetto a quello di Exilles con in testa i Sindaci) contava non meno di 30.000 persone. A queste si devono aggiungere quelle del corteo partito da Giaglione e tutti coloro che non partecipano al corteo ma si posizione qua e là..
Eppure le immagini esistono, non sono però servite ai direttori per formare i titoli ed i sottotitoli dei commenti, sono state relegate nelle gallery dei siti web. Quale sarebbe stato il risultato se i pacifisti , un numero stragrande, avessero avuto l’attenzione che è stata data per il conflitto nei boschi?
Vedi immagini allegate del grande corteo .
Ed i cronisti, anch’essi tritati dal vortice della “guerriglia e della violenza” al punto da non notare neppure alcune clamorose incongruenze sul numero dei feriti tra le forze dell’ordine: ad esempio, le notizie “in diretta” de La Stampa, quelle annotate specificando anche l’ora, registrano che alle 17,50 – quando dopo un colloquio informale con i funzionari di polizia i No tav – si pone fine ai conflitti si dichiara che i feriti sono un centinaio. Alle 20,10, dopo poco più di due ore con tregua perdurante il numero sale a 188, e per i titoli si arrotonda a 200. La gran parte dei feriti tra le forze dell’ordine avranno certamente avuto bisogno di cure, probabilmente per intossicamento da fumi. Gli assedianti non si sono di certo rivolti al pronto soccorso.
Nessuna annotazione, da parte dei cronisti, sul fatto che il vento spirava in favore degli assedianti, che il fumo di molti lacrimogeni attraversava l’intera area del cantiere, che solo le prime file dei gendarmi avevano la maschera , che le pietre lanciate da lontano s’infrangono – per fortuna – su scudi ed elmetti cronista, sul posto o in redazione.
La violenza è sempre grave e va condannata senza appello, ma le notizie non possono essere costruite per favorire determinati commenti e giudizi. Tantomeno le dichiarazioni del Ministro Maroni che chiama in causa il terrorismo seguendo quanto scrive il Girnale di Milano " Si scrive No Tav si legge BR".
Non sono testimone di quanto avvenuto nei boschi ma una parte significativa l’ha raccontata un cronista del La Stampa (NeirottI) che ha scritto dopo essersi “arruolato” nel corteo che da Giaglione e arrivato in prossimità delle recinzioni. Un modo di far cronaca d’altri tempi. Sono pochi coloro che lo fanno ancora. Se erano tanti o pochi i Black Bloc, quelli che parlavano inglese, molto si può capire da questo articolo ed anche da una nota di Spinta dal bass,ben noto ed attivo gruppo valsusino.
Il reportage di Marco Neirotti, in cronache nazionale, chiarisce molti aspetti. Vedi allegati.
Pensavo, salendo al ponte di Exilles, che l’errore politico più grave per la vicenda ventennale della NLTL era quello di una sorta di contrapposizione ideologica che porta da un lato ad identificare i sostenitori dell’opera come i depositari del progresso ( non perdere il treno dell’Europa e della modernità) e chi è contrario ( con buoni argomenti) si rivede come nuovi partigiani a difesa del territorio liberato, in nuove repubbliche contro la dittatura sempre più dietro l’angolo.
Pensavo anche alla staticità di Piero Fassino per quanto riguarda le dichiarazioni programmatiche in calendario Lunedì 5 al Consiglio Comunale di Torino. Sarà una tirata pro Tav, senza neppure considerare che le recenti soluzioni lowcost del governo dovrebbero indurre a nuove valutazioni su come costruire un moderno Corridoio %, da Est ad Ovest, in grado di assicurare la flessibilità indispensabile per incentivare il trasporto modale. Vedi allegato
A tutto ciò hanno dato un contributo decisivo tutti coloro – governi in prima fila, questo ed i precedenti – che hanno sempre rinviato nel tempo un corretto confronto COSTI/BENEFICI per l’opera proposta, con tutti gli interlocutori, critici o meno che siano, favorevoli o entusiasti che siano. Questo doveva precedere o essere contestuale ad un progetto preliminare, raffrontandolo con più ipotesi alternative; se va bene sarà presentato tra qualche settimana, a posteriori per giustificare le scelte compiute. Ma è altra cosa!
Allegato:
Alla testa dei tremila incolonnati_Neirotti.doc
Spinta dal bass.doc
Una Torino metropolitana che guarda all’Europa_testo orig.doc
La diretta secondo La Repubblica.doc
Cronaca della battaglia attorno al cantiere_La Stampa.doc
La differenza fra un treno e un golpe_Brambilla.doc
Gentilezza in Vallesusa_Dellacqua.doc
Volevo rispondere al signor Dellacqua. Io sono la "signora raccattatrice". Nei miei giri in auto a mo’ di navetta, siete voi trasportati che mi avete dato la carica per continuare la giornata bella anche se stancante ( più tardi ho presidiato dove si sniffavano i lacrimogeni….). Il vostro regalo prezioso è stata la presenza gratuita, intelligente e interessata a resistere (anche lontani dalla valle)! Comunque mi commuove che addirittura lei abbia voluto ricordare il mio semplice servizio: nel movimento no tav ognuno fa ciò che gli riesce meglio e siccome a me piace guidare, ma non sono altrettanto brava ad abbattere barricate, ho scelto la via più facile! Ancora grazie e Buona Resistenza! A presto! Chiara Bunino process ogractio