Mubarak è andato via. In questi 18 giorni di lotta di lotta abbiamo contattato, ancora una volta, la sorpresa di tutte le cancellerie occidentali, particolarmente quella degli Usa, a conferma di quella cecità e ignoranza evidenziata nella precedente nota.
Sostenere Mubarak e gli altri impresentabili governanti per mera convenienza affaristica, aver ignorato per anni la gente e i giovani della Tunisia, dell’Algeria, del Marocco e dell’Egitto, costituiscono i limiti della politica estera europea ed americana, quest’ultima ben più grave, perché più attrezzata nell’intercettare segnali delle crisi di quelle società.
Tornando all’Europa, lo spettacolo è stato deprimente: le condizioni perché fosse protagonista in politica estera, capace di spendere il proprio peso demografico, culturale ed economico a favore di coloro che invocavano i cambiamenti in aree a noi vicine. c’erano tutte.
Non è stato così: al vertice dei capi di governo dell’Unione della scorsa settimana è apparsa un’Europa imbarazzata e “sparpagliata”, dalle voci diversi e discordi.
Incerte e balbettanti dichiarazioni. E, sopra tutte queste voci, l’insuperabile disinvolta definizione di Berlusconi sulla “saggezza” di Mubarak!
Strabismo politico? No!
Solo complicità e colpevole coinvolgimento affaristico che obbligavano a guardare a vecchi, screditati ed ultra decennali dittatori, capaci solo di repressione.
Le ragioni dei moti di ribellione dei popoli che insorgono per chiedere cambiamenti democratici, sono sfuggite perché ai popoli non si è guardato : le loro condizioni di vita non sono state considerate; erano invisibili ; oggi noti all’Unione Europea solo perché, ribellandosi, sono apparsi sugli schermi televisivi.
L’affermazione di Berlusconi, rozza e menzognera, rivela la sua personale ed illusoria ambizione: eguagliare il presidente egiziano nella durata della carica !
Un’ambiziosa meta, da tempo coltivata e mai taciuta, per nostra fortuna irraggiungibile.
La inesistente politica estera dell’Unione Europea si manifesta nella persistente e nostalgica presunzione della Francia e della Gran Bretagna che, a 65 anni dalla fine della guerra, credono di essere ancora grandi potenze, le sole capaci di fare politica internazionale e –quindi- di stare tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Presumendo d’essere ancora i soli, autorevoli protagonisti della politica europea, questi due paesi hanno ridotto la politica estera dell’Unione a misera cosa.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la miopia dei cosiddetti vincitori della Seconda Guerra mondale, spiega l’incapacità di iniziativa politica estera dell’Unione in momenti di epocali cambiamenti, a causa dei quali già si annunciano ripercussioni nel rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime, specie alimentari.
E’ maturo il tempo che l’Unione Europea sia rappresentata nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU con un unico e rappresentativo seggio permanente per tutti i 27 paesi dell’Unione.
Questa proposta di riforma delle Nazioni Unite attende di essere affrontata al fine di ammodernare uno strumento decisivo nelle controversie internazionali ed interne ai singoli paesi.
Non solo, la riforma è necessaria per includere tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, continenti e paesi emergenti come l’Africa, l’America del Sud, il Brasile e l’India ovvero miliardi di cittadini ancora esclusi dal più autorevole organismo dell’ONU.
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