E’ un segno dei tempi. Non è certo casuale che le due questioni più stringenti connesse all’accordo separato di Mirafiori siano sate poste da due donne: l’una, neo segretario generale della Cgil il più rappresentativo sindacato italiano; l’altra, autorevole editorialista e conduttrice di programmi televisivi. Susanna Camusso con l’intervista rilasciata al Corriere della Sera mette al centro le conseguenze quando si invoca il referendum, senza se e senza ma, come soluzione dei dilemmi sindacali più acuti e controversi, sollecitando la Fiom a trarne con coerenza le conseguenze.
Lucia Annunziata affronta un altro corno del problema: chiama per nome i fatti, e come la Camusso con realismo parla di sconfitta sindacale a Mirafiori; poi punta il dito sulla latitanza e sulla carenza di strategia della sinistra che ha lasciato confinata ( per poi commentarla) alle cosiddette “relazioni industriali” la questione centrale del progetto industriale che definirebbe, con le fumosità di quanto detto da Marchionne, la quantità e la qualità della presenza Fiat in Italia. Mica poco!
Il tutto, ipocritamente e conformisticamente, consegnato ad una non ben definita autonomia della contrattazione sindacati-aziende, che puzza del più stantio aziendalismo, che ben poco ha a che fare con le vere problematiche della globalizzazione (la competitività precede la produttività e non vicecersa), l’impegno sulla ricerca del Governo deve essere un tassello primario e non un opsional.
Troppe cose non potevano essere alla portata di quel negoziato chiuso su se stesso e per un certo verso oscuro e pericoloso per la stessa democrazia sindacale, che certo non è il fulcro di tutto ma connota il clima democratico di un paese. Troppi e decisivi sono stati i convitati di pietra in questa o quella trattativa che è ben difficile pensare improntata dall’autonomia sindacale.
Sono due articoli da leggere con attenzione e rileggerre per sollecitare una franca discussione tra chi li condivide totalmente e chi solo per parti.
Allegati
– Intervista a Susanna Camusso “ Siamo stati sconfitti, necessario rientrare” su “Il Corriere della
Sera” del 2 gennaio
– Editoriale di Lucia Annunziata “ A Mirafiori sinistra impreparata” su La Stampa del 5 gennaio
Allegato:
Camusso, se vince il sì dobbiamo rispettare il voto.doc
A Mirafiori sinistra impreparata_Annunziata.doc
Camusso e Annunziata riconoscono che c’è stata una sconfitta del sindacato. Non è la prima volta che dalla Fiat venga una frustrata che spinge il sindacato a riflettere. Nel 1955 alle elezioni della C.I Di Vittorio disse che prima di dare la colpa ad altri, si doveva riflettere sui propri . L’errore era stato ritenere la contrattazione nazionale come unica sede per normare il lavoro, e non riconoscere alla contrattazione aziendale un ruolo. Poi ci fu la marcia dei quarantamila nell’80 conseguente ad una lotta sindacale lunga e dura fino alla presenza di Berlinguer ai cancelli. Mi pare che la CGIL abbia fatto una riflessione ridotta su questo episodio rispetto al 1955. Ma Luciano Lama ne tenne conto e lo citò più volte. Ora la sconfitta dipende da quello che dice Annunziata: la sinistra politica e il sindacato italiani sono fuori dal mondo! Altra che surreale! Ma è fuori anche il Governo Berlusconi! All’anima del governo liberista e amico del capitalismo! Negli Usa si è fatta la campagna elettorale sulla crisi dell’auto e il presidente eletto è stato un protagonista della soluzione Chrysler Fiat, nessuna ingerenza dello Stato in economia ma ha stanziato somme finalizzate alla ripresa della produttività , al rilancio dei modelli auto, e al risparmio energetico. Produttività e competitività, vanno insieme, ma è indubbio che nelle relazioni industriali va affrontata, la produttività del lavoro. Altro che referendum, utile a dilaniare i sindacati e a fare perdere investimenti e lavoro! Il governo Berlusconi doveva garantire a Marchionne che il Paese condivideva l’investimento e lo Stato avrebbe riconosciuto agli operai l’impegno e deciso sgravi fiscali. Le confederazioni sono state fuori e il tema era loro: il piano industriale e la politica industriale. I diritti non si sommano vanno destrutturati e ristrutturati in rapporto al mercato globale. Siamo in un Paese democratico , non siamo la Cina o la Russia! la Fiom pensa che si ritorni all’ottocento! Gli operai europei e americani in qual tempo sono ? Vogliamo restare nella logica novecentesca del conflitto antagonistico? Della lotta di classe? E’ la partecipazione , la cooperazione, la democrazia economica il nuovi terreno dei diritti! Ettore Combattente Napoli 4 1 11